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martedì 4 dicembre 2012

AGLI SGOCCIOLI



Le primarie del centrosinistra (caratterizzate da grande partecipazione popolare) hanno individuato in Pierluigi Bersani, senza ombra di dubbio, il candidato premier della coalizione alle imminenti elezioni politiche. Onore delle armi, comunque, allo sconfitto Matteo Renzi che, proprio nel momento dolente dell’insuccesso, ha dimostrato doti quasi inaspettate di matura consapevolezza, assumendo su di sé l’intera responsabilità della mancata affermazione, manifestando piena lealtà al partito in cui milita ed esprimendo l’intenzione di dare una mano, sebbene come semplice attivista (non tutti i militanti sono uguali però…) nella prossima campagna elettorale. Un comportamento non certamente da “ragazzotto” (come era stato definito dai suoi critici più spietati) ma da autentico e compiuto uomo politico. Una risorsa in più, insomma, tutt’altro che trascurabile, che sarà opportuno utilizzare nel modo migliore.
Toccherà a Bersani, dunque, il compito di non disperdere le energie positive che il sindaco di Firenze è riuscito a mobilitare. Un’incombenza difficile, ma non impossibile, in considerazione del fatto che nell’elettorato di centrosinistra si è risvegliato un entusiasmo che appariva ormai sopito.
Sul fronte di centrodestra invece tutto è rimasto come prima. Tutti sono ancora in attesa di un pronunciamento del padrone, di Silvio Berlusconi, il quale sembra incerto e confuso come non mai, ormai rassegnato alla sicura disfatta ma ancora intento nella ricerca della scappatoia che possa permettere di limitare i danni. E di contare ancora, benché in misura minima. La voragine da riempire, su quel lato, è enorme. Si tratta di milioni di elettori indecisi, che rischiano di non sentirsi rappresentati, una sorta di vulnus per l’equilibrio del sistema democratico.
La legislatura, in ogni caso, è agli sgoccioli. Al momento attuale non si sa con esattezza quando gli italiani saranno chiamati alle urne. La scadenza naturale è sempre più improbabile ma, allo stesso modo, è improponibile (oltre che tecnicamente impossibile) un anticipo del voto a febbraio, come suggerito proprio dallo schieramento che fa capo al PDL. Prima di chiudere i battenti questo disgraziato Parlamento deve ancora provvedere all’approvazione definitiva della legge di stabilità. Andare a votare in esercizio provvisorio sarebbe un atto altamente irresponsabile nonché deleterio per il nostro Paese, per niente al riparo da nuovi attacchi speculativi che, in una evenienza del genere, troverebbero grande alimento.
L’altra questione ancora sul tavolo è la riforma della legge elettorale, per la quale anche in questi giorni il Presidente della Repubblica si sta spendendo, abbastanza inascoltato per la verità. Napolitano, comunque, sbaglia. Non è possibile, infatti, cambiare il sistema di voto a pochi mesi (due o tre) dalla consultazione. È un atto irragionevole, non degno di una moderna democrazia. Un’azione che sarebbe stigmatizzata anche dai vertici europei, che già si sono pronunciati in merito. Ancora una volta si dovrà utilizzare il vituperato “Porcellum”, e ci si augura che sia davvero l’ultima. Per superare il più grave limite di tale legge elettorale, le liste bloccate e le conseguenti “nomine” dei candidati (e quindi degli eletti) fatte direttamente dai partiti, sarà sufficiente istituire a livello territoriale delle consultazioni primarie per la scelta degli eleggibili, strumento che si è rivelato essere assai gradito dai cittadini-elettori. Le forze politiche che riterranno di non attuarlo ne dovranno subire le conseguenze in termini di impopolarità e contribuiranno una volta di più a fomentare l’antipolitica (nei loro confronti).
È scontato che, nel corso del primo anno della futura legislatura, si dovrà a tutti i costi rimettere mano alla legge elettorale, approvando finalmente una norma che consenta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, senza tuttavia perdere di vista l’elemento fondamentale della governabilità. Il sistema migliore e più collaudato, naturalmente, è quello totalmente maggioritario con i collegi e il doppio turno. Ed è pure il più limpido e semplice. Forse troppo, per la nostra politica contorta…    

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