Durante queste intense giornate “olimpiche”
se da un lato è doveroso celebrare le imprese degli atleti dall’altro è
necessario rivolgere lo sguardo a quello che da sempre è il volto oscuro dello
sport: il doping.
Ben prima dell’inizio delle gare alcuni
atleti (una decina) sono stati esclusi dalla partecipazione alle stesse a causa
della loro facile propensione all’utilizzo di sostanze chimiche non consentite
dagli attuali rigidi regolamenti del Comitato Internazionale Olimpico.
A tale proposito, nei giorni scorsi hanno
destato stupore e meraviglia (nonché perplessità e sospetto) le straordinarie
prestazioni agonistiche della nuotatrice cinese Ye Shiwen. L’accusa, tutt’altro
che velata, è partita dai tecnici della nazionale statunitense di nuoto. La
giovane, in alcuni tratti delle competizioni in cui è stata impegnata, ha
nuotato a livelli mai raggiunti neppure dai colleghi uomini. Una insinuazione,
dunque, supportata dai fatti. Almeno, questa è stata la tesi di allenatori - e fisiologi
dello sport - rimasti increduli di fronte a tali strabilianti risultati.
Naturalmente sia l’interessata che la
federazione di appartenenza hanno subito rigettato tutti i sospetti, con grande
fermezza e non nascondendo l’inevitabile indignazione (e irritazione) per la
gravità della denuncia.
Il Comitato Olimpico, chiamato pesantemente
in causa, proprio oggi è intervenuto ribadendo che l’atleta cinese ha superato
tutti i controlli antidoping e che pertanto è da considerarsi “pulita”; le sue
portentose prove sono frutto esclusivamente del suo immenso talento. E le accese
polemiche - per il momento - si sono sgonfiate.
Il fatto, innegabile, che tutti i
controlli ai quali è stata sottoposta l’atleta cinese siano risultati negativi certamente
rassicura; inoltre, fino prova contraria siamo tenuti a credere alla buone fede
di Ye Shiwen e di chi le sta attorno.
Tuttavia l’ormai lunga esperienza
maturata nel campo dimostra quanto le tecniche di verifica risultino essere sempre
un passo indietro rispetto a pratiche di doping invece sempre più sofisticate.
Molti ricorderanno, nella seconda metà
degli Anni Novanta, le mirabolanti imprese nella corsa proprio di alcune
sportive cinesi. Ebbene, tutte quelle ragazze, nel giro di pochi anni,
incorsero in pesanti squalifiche per pratiche illecite e di loro non si ebbe
più alcuna notizia.
Alcuni sport, e pensiamo ad esempio al
ciclismo, alla ginnastica, alla pesistica, hanno rischiato più volte di minare
per sempre la loro credibilità proprio per l’abuso, da parte di alcuni esponenti
di tali discipline, anche di spicco, di sostanze vietate.
Perché si ricorre, sempre di più, al
doping? La risposta può essere, allo stesso tempo, semplice e complessa.
Innanzitutto c’è il desiderio di
prevalere ad ogni costo, di essere ricordati, di ottenere gloria e
riconoscimenti, e tutto ciò che ne consegue. Aspirazioni umane spinte all’estremo,
allo scopo di soddisfare aspirazioni e vanità personali. Stiamo parlando, naturalmente, delle iniziative individuali, portate avanti all’insaputa delle federazioni e dei propri
tecnici. Ben altra cosa - decisamente più grave – è il doping programmato, quello
di Stato, messo in pratica per soddisfare le ambizioni dell’intero movimento sportivo di
una nazione. Tanto per intenderci, ciò che è stato praticato per molti anni
dall’ex Germania Est, forse anche dall’ex Unione Sovietica e da altri paesi del
disciolto blocco socialista. Un doping condotto senza scrupoli, spesso tenendo
all’oscuro gli stessi atleti, e comunque sempre sulla loro pelle. Sì, perché l’uso
indiscriminato di sostanze dopanti ha prodotto (e continua a produrre) gravi
danni agli organismi sottoposti a tali pratiche.
Poi, da ultimo, è essenziale tenere pure conto dell’aspetto etico dell’uso del doping. Lo sportivo “arricchito” da
sostanze chimiche è un falso atleta, così come risulta falsata la competizione
alla quale prende parte. In tal modo si viene meno al principio fondamentale
dello sport, quello di lealtà, un valore che non deve mai essere messo in
discussione, pena la sopravvivenza dello sport stesso.
Nessun commento:
Posta un commento