Avanti tutta, lo spread va alle stelle e la Borsa precipita.
Indietro tutta, lo spread torna giù e la Borsa rifiata, anzi guadagna. Come
avrete capito il mercato (o la speculazione finanziaria, se preferite) non
possiede mezze misure. L’importante è non stare fermi, ma muoversi di continuo.
Perché se tutto ristagna, se tutto rimane immobile, nessuno perde ma nessuno
trae utilità. A provocare questi movimenti, questi smottamenti improvvisi e
repentini, è sufficiente una parola pronunciata da una grande banca centrale, oppure
l’azione (o anche soltanto un semplice annuncio) del governo di una nazione
strategica.
Ed è proprio ciò che è accaduto ieri con le affermazioni del
governatore della BCE, Mario Draghi. La strenua difesa dell’euro (“ad ogni costo”) proclamata con forza dal
primo banchiere d’Europa è stata sufficiente per stabilizzare la situazione
finanziaria nel continente, per ridare fiato alle negoziazioni di titoli, per
far tirare un sospiro di sollievo ai capi di governo dei paesi più in difficoltà.
Però, ci si chiede con una certa apprensione, fino a quando si potrà andare avanti in questo modo? Arriverà il tanto temuto momento di una resa dei
conti generale o invece no? È problematico stabilirlo; quel che è certo è che
la crisi economica, da virtuale si è trasformata tragicamente in reale. Crescono,
com’era inevitabile che avvenisse, le tensioni sociali negli stati più a
rischio di fallimento, tra i quali il nostro. Senza sosta si perdono posti di
lavoro e, in una condizione del genere, è impensabile che le timide azioni
intraprese per favorire la crescita e lo sviluppo (sia a livello nazionale che
comunitario) possano avere effetti benefici a breve o a medio termine.
Ogni giorno si discute se sia meglio per la Grecia rimanere
o meno nell’Eurozona, (dibattiti che avvengono sulla pelle degli sventurati
ellenici) mentre anche la Spagna è ormai in ginocchio. Il contagio, lentamente
ma in maniera inesorabile, colpisce anche economie più solide, addirittura la Germania,
e punisce le ambiguità politiche tedesche, le incertezze, la strenua ed
eccessiva difesa delle peculiarità interne, finora virtuose ma spesso a scapito
degli altri paesi dell’Unione.
L’Italia, dal canto suo, galleggia. A volte affonda, per poi
riaffiorare, in affanno, a risucchiare una boccata d’ossigeno. Una strategia
obbligata dettata dagli eventi di giornata, dai nostri limiti e dalle grandi
debolezze strutturali, da un debito pubblico enorme che sempre più si sta
rivelando un pesante macigno del quale è impossibile liberarsi. Una lenta e
penosa agonia.
Al momento attuale, tra l’altro, due connazionali di grande
prestigio e di indiscussa autorevolezza occupano posti chiave: il Presidente Mario
Monti e il già citato Draghi. Sappiamo bene che l’operato dell’esecutivo non
può essere esente da critiche: la presunta equità non ha trovato concretezza, d’altra
parte la maggioranza che sostiene il governo non consente, nel modo più
assoluto, l’attuazione di misure redistributive del reddito nazionale, le
uniche che potrebbero, seppure in parte, attenuare il disagio crescente dei
cittadini meno abbienti, che ormai sono tanti. Tuttavia ci si chiede, con terrore,
quale sarebbe lo scenario attuale se il precedente governo non fosse stato
costretto alle dimissioni. Un immane disastro, senza alcun dubbio.
C’è bisogno di stabilità politica, e il paventato ritorno di
Silvio Berlusconi non può di certo contribuire ad assicurarla. Un incubo che ancora si ripresenta, e che di sicuro ha gettato nel più cupo sconforto i governi dell’intera
Europa. Proviamo a immaginare una campagna elettorale dominata dai suoi
menzogneri messaggi, e dalle dichiarazioni demagogiche di chi è quasi riuscito
nell’impresa di distruggere un’intera nazione, la sua. Vade retro Satana.
Il momento, dunque, è assai delicato, e lo sarà sempre di
più all’avvicinarsi delle Elezioni Politiche. Facciamo di tutto per evitare l’improvvisazione,
per scansare il caos che travolgerebbe tutti. Comportiamoci per una volta, per
una volta sola, da veri cittadini. Da cittadini consapevoli e - perché no? - illuminati.
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