“Insomma, vai tu o vado io?” disse la donna, che appariva
molto inquieta, non riusciva a stare ferma, e si spostava di continuo da un
ambiente all’altro della grande casa.
L’uomo la osservò per alcuni secondi, in parte quasi
divertito, ma alla fine sbottò.
“Devo uscire tra pochi minuti! E sarà una giornata tremenda.
Ho in programma diverse riunioni e quindi tornerò a casa tardi. Perciò, se
davvero ti interessa questa cosa, te ne dovrai occupare tu!”
Lei si bloccò all’istante, poi si imbronciò.
“Non mi aiuterai?” domandò, con la sua voce sottile.
“No, perché veramente non posso. E poi, questa cosa
interessa soprattutto a te. Inoltre l’anno scorso, e ti rammento che era la
prima volta che lo facevamo, te ne sei occupata tu e tutto è andato bene.”
“Ma l’avevo acquistato sul catalogo!” si lamentò la donna.
“Che importa? Questa volta lo farai di persona. Vai al
negozio, scegli pure senza badare a spese e fatti consegnare tutto a casa. Mi
raccomando, verifica che l’installazione sia compresa nel prezzo. L’anno
passato ho dovuto fare tutto io, e non mi è piaciuto affatto, te lo assicuro. E
poi, quella croce l’abbiamo persino buttata. Era troppo sporca per conservarla.”
“Uff!” esclamò lei, fingendo di essere offesa.
“Che c’è ancora? Io dovrei andare…”
“Quello dell’anno scorso non ti era piaciuto.”
“Be’? Mica era stata colpa tua! D’accordo, non era molto
somigliante, ma alla fine ha svolto la sua funzione in maniera egregia. È stata
ugualmente una bella Pasqua, no?”
“Era piccolo e magro…” mormorò la donna.
“Ed era asiatico!” esclamò il marito, scoppiando a ridere.
“Sì, era di sicuro un cinese, e non aveva neppure la barba!”
“Ascolta, devo lasciarti, sono già in tremendo ritardo. Scommetto
che stasera quando sarò di ritorno troverò tutto fatto, vero? Ti ricordo che
oggi è già giovedì. Quelli scadono
alla mezzanotte di domani e quindi non ce lo potremo godere molto. Per questo
motivo prova a chiedere un po’ di sconto, sono sicuro che te lo concederanno.
Se può servire, fai pure il mio nome. Mi raccomando cara, massima efficienza!”
L’uomo baciò la moglie, afferrò la borsa e impugnò la
maniglia della porta, per uscire. Lei lo fermò pronunciando il suo nome.
“Di nuovo? Cosa c’è?” disse lui, guardando nervosamente
l’orologio. Stava cominciando a perdere la pazienza. E gli succedeva spesso.
“Posso farlo installare in giardino?”
“No!” urlò l’uomo. Lei, di fronte a quella reazione
esagerata, sobbalzò impaurita.
“Per quale motivo?” ebbe comunque l’ardire di chiedere.
“Ma non capisci?” ringhiò lui. “Desidero godermi lo
spettacolo da solo con te. Non voglio vicini curiosi che sbirciano dalle
finestre. Senza che abbiano speso un soldo, tra l’altro…”
“D’accordo, come vuoi tu” disse la donna, rassegnata. Poi
lui finalmente riuscì a uscire.
Quella sera tornò tardi, erano ormai le venti passate. Ed
era stanco. Trovò sua moglie ad aspettarlo sulla soglia di casa. Sorrideva,
sembrava molto allegra e soddisfatta di sé.
“Ciao! Vieni, vieni nel salone, presto!” disse con tono
entusiasta.
“L’ho preso! Vieni a vedere!” proseguì la donna, sempre più
eccitata.
“Uff, un attimo. Lascia che riprenda fiato. Sono sfinito.”
“Ti riposerai dopo. Su, andiamo”. Prese per mano il marito e
lo trascinò nell’immenso salone.
Nel mezzo dell’elegante ambiente era stata innalzata una croce,
sulla quale era stato inchiodato un uomo.
I due si avvicinarono, senza parlare. Rimasero a lungo a
osservare quella tragica scena. Fu la donna a rompere il silenzio.
“Ti piace? Ho fatto una buona scelta?” domandò.
“Sì” rispose lui distrattamente, e poi continuò a scrutare
quello sconosciuto, crocefisso e sofferente. Era praticamente nudo, soltanto
una pezza di ruvido tessuto gli cingeva i fianchi. Il corpo, snello ma muscoloso, era bruno. Dopo
fermò lo sguardo sul suo volto dai lineamenti sottili, tratti alterati dal
dolore e sui quali spiccavano striature di sangue. Notò i suoi capelli lunghi,
dal colore scuro, e la folta barba. Attorno al suo capo c’era una corona di
spine. L’uomo respirava a fatica, ma era
vivo. Ogni tanto socchiudeva gli occhi, per richiuderli subito dopo. Emetteva
gemiti e sospiri, a volte tossiva.
“Sembra proprio lui!” disse la donna.
“Eh?”
“Forse è davvero lui!”
Finalmente il marito si riscosse.
“Ehi! Che stai dicendo?”
“Sì, sono davvero convinta che sia lui, il vero e l’unico!”
ribadì la donna, con tono esaltato e con gli occhi spiritati.
“Sei impazzita? Sai bene che non è così! Si tratta di un
volontario, o qualcosa di simile…”
“Gesù! Parla! Dimmi qualcosa! Dimostra a quest’uomo che sei
davvero tu!”
“Adesso basta!” L’uomo uscì dal salone e si precipitò in
cucina. Fu di ritorno dopo qualche istante. Impugnava un lungo e affilato
coltello.
“Che cosa intendi fare?” urlò la donna. Lui si avventò
contro il malcapitato in croce. Lo colpì più volte, con incredibile violenza.
Al torace, all’addome, alle gambe. Il pavimento di marmo si riempì di sangue. L’uomo
in croce non emise alcun suono, a eccezione di un unico soffocato lamento, l’istante
prima di spirare.
“Lo hai ucciso! Lo hai ucciso! Hai ucciso Cristo! Fariseo!”
La donna aveva perso del tutto il controllo. Saltellava per il salone urlando e
piangendo. Il marito la rincorse, la bloccò e la costrinse a sedere sul divano.
Poi le si collocò accanto.
“Quel disgraziato non è Cristo, ma un semplice para-Cristo,
lo vuoi capire? Si può sapere che cosa ti è preso?”
“Sono rimasta tutto il giorno accanto a lui…” pigolò lei.
“Tanto sarebbe morto lo stesso, domani a mezzanotte” disse l’uomo,
pulendosi sul vestito le mani lorde di sangue.
La donna, invece, riprese a singhiozzare.
“Non lo dovevi uccidere…” disse, con la voce rotta dal
pianto.
Lui cercò di calmarla.
“Ascolta, forse ti sei lasciata coinvolgere in maniera
eccessiva da questa faccenda. Sai che cosa faremo adesso? Telefonerò al negozio
e dirò che provvederemo noi allo smaltimento della… struttura.”
“E poi?” chiese lei, sempre piagnucolando.
“Poi ce ne staremo seduti tranquilli qui sul divano, per tre
giorni consecutivi.”
“Per quale ragione?”
“Semplice. Quando, trascorso il terzo giorno, vedrai che
questo tizio non risorgerà ti convincerai finalmente che non è il vero Cristo.
Allora, che ne dici?”
“Sì, l’idea mi piace” rispose lei. “Mi piace proprio.” E si
acciambellò sul divano.
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