Ricorrere ad analogie tra il mondo della
politica e quello dello sport può risultare, il più delle volte, assai
stucchevole, soprattutto se lo sport in questione è il calcio.
Per tale motivo mi sottrarrò da questa
pratica, sebbene soltanto in parte, utilizzando per la similitudine un altro
sport, meno diffuso ma altrettanto affascinante: il ciclismo.
Nel ciclismo, appunto, la volata è lo
scatto finale che un corridore compie in vista del traguardo.
Nel nostro caso (e torno a parlare di
politica) la linea d’arrivo è rappresentata dalle elezioni politiche che si
terranno nella prossima primavera. Le forze politiche, inutile negarlo, hanno
già iniziato, in un modo o nell’altro, la loro lunga volata.
Qualsiasi corridore o semplice
appassionato di ciclismo è perfettamente consapevole che lo sprint finale è
un’azione molto delicata. Per prevalere è indispensabile possedere qualità
particolari: resistenza allo sforzo prolungato, ottima capacità di
distribuzione delle energie, forza pura, doti acrobatiche non comuni, sagacia
tattica, scelta della miglior strategia possibile, coraggio e, infine, un
pizzico di sana follia.
Come stanno interpretando i partiti
politici, i movimenti che si contenderanno la vittoria elettorale, questo
finale di gara estremamente delicato?
In pratica, tutti hanno già sferrato il
loro attacco, scegliendo naturalmente piani d’azione differenti.
Qual è la reale situazione al momento
attuale?
Il PDL appare lento. L’intera squadra
(compresi i numerosi e servili gregari) è in attesa di un colpo di reni,
dell’ennesimo guizzo vincente del corridore più rappresentativo, l’unico in
grado di trionfare, quel Berlusconi che però appare imbolsito e piuttosto
disorientato. La squadra correrà da sola, poiché la compagine alleata in tutte
le passate gare sta attraversando un periodo di grande difficoltà, invischiata
in turpi vicende legate al finanziamento pubblico dei partiti. Alcuni corridori
(dopati dal denaro) sono stati squalificati. Il nuovo capitano appare
volenteroso e determinato ma, in un attimo di scoramento, ha fatto intravedere
la possibilità di rinunciare alla competizione nazionale per puntare sulle
corse locali, in particolare quelle che si disputano nella inesistente regione
chiamata Padania.
Il fronte degli avversari tradizionale di
PDL e Lega, tuttavia, si mostra un po’ titubante e alquanto diviso.
Il PD, secondo quasi tutti gli
osservatori più accreditati, sarebbe potenzialmente in grado di arrivare alla
vittoria con le sue sole forze. Sta conducendo la volata, anche se il margine
di vantaggio non può essere definito rassicurante. I suoi tifosi non nascondono
la loro preoccupazione. Oltretutto, incognita non da poco, le regole della gara
non sono certe. Ad esempio, quale sarà la legge elettorale con la quale si
andrà alle urne? Buio fitto.
I sostenitori del PD, di conseguenza,
sono pressoché tutti concordi nel sostenere la necessità di un’alleanza con
qualche altra squadra, per meglio controllare e rintuzzare gli attacchi
avversari.
Già, ma con quale altra squadra? Questo è
il vero problema, ed è ciò che provoca
sofferenza nel capitano Bersani, ancora alla ricerca della sua prima
prestigiosa affermazione.
Forse un accordo con l’UDC di Casini,
corridore esperto anche se mai vincente? Il fatto è che Casini mal tollera,
nell’ipotetica alleanza, la presenza dell’IDV di Di Pietro, quest’ultimo atleta
confusionario e piuttosto indisciplinato tatticamente. E lo stesso Casini si
mostra pure dubbioso riguardo la presenza di Vendola e dei suoi, vale a dire la
squadra che indossa la maglietta rossa (un po’ sbiadita) di SEL. A sua volta
l’ex giovane ciclista prodigio Vendola manifesta fastidio per l’eventuale
presenza proprio del troppo moderato (un passista?) Casini, mentre gradirebbe
avvalersi dell’apporto di Di Pietro, da impiegare, al bisogno, come guastatore.
Inoltre tutti, ma proprio tutti, si
ritrovano a dover fare i conti con un corridore emergente, tale Grillo da Genova
che, avvalendosi dei suoi quasi invisibili compagni di squadra, da tempo ha
iniziato la volata e si trova ormai in una posizione di immediato rincalzo
rispetto ai primi e quindi pronto per l’allungo finale. Il dubbio, legittimo, è
se non abbia iniziato troppo presto lo sprint…
Le volate, come ben sanno gli esperti di
ciclismo, possono essere molto pericolose. Gli spazi, in particolare negli
ultimi metri, sono stretti. Si sgomita e spesso si commettono scorrettezze. Ci
si urta, ci si spintona, si usano le spalle per farsi largo. Si può cadere.
Cadute che spesso possono essere disastrose, soprattutto quando coinvolgono l’intero
gruppo di atleti. In quel caso nessuno vince, e inoltre ci si può fare molto
male.
Riprendendo l’analogia tra politica e
ciclismo si può affermare che, nella malaugurata ipotesi di una caduta rovinosa,
a ferirsi non sarebbero soltanto i corridori, ma tutti i cittadini.
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