“Io e te siamo amici, vero?”
La ragazza lo guarda stupita.
“Perché mi domandi ciò?” dice, corrucciando il viso.
“Rispondi, per favore.”
Lei sbuffa, un po’ infastidita.
“Sì, siamo amici. Da tanto tempo” dice infine.
“Grazie, Eleonora. Avevo bisogno di questa conferma.”
“Avevi forse dei dubbi?” lo incalza la ragazza, ora
sospettosa.
“No, avevo semplicemente bisogno di acquisire questa
informazione.”
“Eh? Ma di che cosa stai parlando?”
Lui la guarda, un po’ imbarazzato.
“Riguarda una ricerca che intendo intraprendere…”
“Sull’amicizia tra uomo e donna? Per quanto mi riguarda
ritengo che possa esistere, anche se…”
“No, non si tratta di questo…”
“Vorresti essere un po’ più esplicito?” La ragazza sta
diventando impaziente.
“Mi sto occupando di attrazione” dice lui.
“Attrazione? E che diavolo c’entra allora l’amicizia? Mi
pare si tratti di tutt’altro argomento!”
Il ragazzo indietreggia, timoroso. I due sono in piedi,
entrambi con un bicchiere di plastica tra le mani, colmo di caffè bollente. Nella
saletta dell’Università, vicino al rumoroso distributore automatico di bevande,
c’è molta confusione.
“Hai ragione, Eleonora. Vedi, avevo bisogno di questa
certezza perché la mia intenzione sarebbe quella di coinvolgerti in un
esperimento, sempre che tu sia d’accordo, naturalmente.”
“No! Un’altra delle tue assurde sperimentazioni!”
“Si tratta più che altro di una osservazione sul campo…”
tenta di spiegare lui, trepidante.
“Perché non pensi invece a concludere il corso di studi?”
Lui alza gli occhi al cielo. Quante volte ha già ricevuto
quella esortazione?
“Lo farò, stai tranquilla” dice. “Prima o dopo lo farò, ma
intanto non posso fare a meno di condurre delle verifiche pratiche. Sai, l’eccessiva
teoria mi annoia, mentre invece adoro sperimentare, esplorare…”
“Tu sei pazzo…” dice la ragazza, ma sorride.
“Come?” domanda lui, un po’ risentito.
“Uff! Non essere permaloso come al solito. Parlami invece
della tua ricerca, poi ti dirò se accetto di condividerla. Hai detto che
riguarda l’attrazione? Tra uomo e donna?”
“Esatto. Tu che cosa nei sai?”
“Io? Sei tu che devi delle spiegazioni!” sbuffa lei.
“Aspetta. L’attrazione avviene attraverso un meccanismo,
giusto? Un qualcosa che scatta, forse a livello di recettori chimici, forse no,
ma non è questo l’aspetto più importante. Tuttavia ci deve pur essere un
qualcosa che scateni tale processo, ed io credo di averlo scoperto. Si tratta
di qualcosa di semplice, in fondo.”
“Non ti seguo, come sempre d’altronde.”
“Riusciresti a innamorarti di qualcuno che non conosci, che
non hai mai visto?” domanda lui, infervorandosi.
“No, credo proprio di no. Sarebbe un qualcosa di assurdo.”
“È proprio ciò che intendevo affermare” dice lui, con una strana
luce negli occhi.
“Continuo a non capire. Ti concedo due minuti di tempo per
fornire una chiara e ulteriore spiegazione. Dopo me ne andrò e ti lascerò alle
tue stravaganti e oscure elucubrazioni.”
Panico nello sguardo di lui.
“No! Aspetta! Ti rendi conto che l’elemento necessario a
scatenare la reazione che determina l’attrazione è uno soltanto?”
“Quale?” domanda lei, sospirando.
“Ma è semplice! Il frequentarsi, il vedersi di continuo. Lo stare
sempre insieme, il condividere tutto! Al verificarsi di questa condizione, il
richiamo reciproco è del tutto inevitabile!”
“Scusami, ma non mi sembra una grande teoria. Non credi che
qualcuno ci abbia già pensato?”
Lui scrolla le spalle.
“Può darsi, ma forse le sperimentazioni non sono state condotte
con il necessario rigore” dice.
“La tua idea mi sembra un po’ strampalata…”
“Non credi mai in me…”
“D’accordo, questa volta cercherò di farlo. Dimmi, in che
cosa consiste la mia partecipazione al progetto?”
“Dovremo provare a scatenare tra noi il meccanismo dell’innamoramento. In quale modo? Semplicemente frequentandoci con assiduità per un certo periodo di tempo.”
“Non può funzionare.”
“Lo vedremo. Dimmi, davvero non hai mai provato per me un
qualsiasi tipo di attrazione? Sai, è importante per la buona riuscita dell’esperimento.”
Lei scuote il capo.
“No, non l’ho mai provato. Ti ho sempre visto soltanto come
un amico, un buon amico. Per il quale provo simpatia e affetto, ma nulla di
più. E tu, invece?”
“Assolutamente no. Io credo profondamente nell’amicizia,
anche tra uomo e donna, e considero te la mia migliore amica. E nulla di più.”
“Bene!” esclama la ragazza, divertita. “Allora, quando
cominciamo?” aggiunge.
“Domani, inizieremo da domani. Adesso ti spiego in che modo”
dice lui, serio.
È passato un po’ di tempo, quattro mesi per l’esattezza. I
due ragazzi si sono frequentati in maniera costante, e sono diventate persone
inseparabili. Condividono tutto, tranne il letto. I pasti, le ore di svago, il
tempo dello studio, le serate al cinema o nei locali. Ogni minuto, ogni ora
delle loro intense giornate. E, poco alla volta, qualcosa è cambiato nel loro
rapporto. Lui guarda la ragazza (la sua ex-amica?) in modo completamente
diverso. Sofferma a lungo lo sguardo nei suoi occhi chiari, bellissimi, che
prima non aveva quasi notato. Osserva la linea perfetta delle sue labbra
carnose. Prova di continuo il desiderio di toccarla. A volte lo fa, ma non come
faceva prima, con gesti camerateschi. No, adesso prova grande piacere anche
soltanto quando la sfiora, quando lambisce (inavvertitamente?) con le dita la
sua pelle morbida. Ama i suoi capelli, la curva delle sue spalle, il suo modo
di camminare. Ama tutto di lei. Spesso si sorprende a immaginare come possa
essere il suo corpo, cerca di indovinarne la forma sotto i vestiti, quei
vestiti che ora apprezza e che prima non gli erano mai piaciuti. Tollera le sue
arrabbiature, i suoi scatti d’ira, i suoi capricci e i suoi frequenti sbalzi d’umore.
È sicuro di essersi innamorato lei, di amarla. Di desiderarla.
Anche l’atteggiamento della ragazza nei suoi confronti è
profondamente mutato. Per lui ha mille premure. Dopo uno screzio è sempre la
prima a invocare la riconciliazione. Non è più insofferente, lo invita a
parlare, a lungo, e lo ascolta con grande attenzione. Ogni volta che si
incontrano non si limita all’antico cenno di saluto, ma lo abbraccia, lo
stringe a sé, gli accarezza la schiena con dolcezza. E lui lascia fare,
compiaciuto. Un giorno lo ha pure baciato, prima non l’aveva mai fatto. Non
sulle labbra, ma sulla punta del naso, e poi sulla fronte. Quindi si è
staccata, ma i suoi occhi luccicavano. Lui crede di avere percepito nel corpo
della ragazza, in quell’istante, un insolito fremito, uno strano abbandono. E qualcosa
di simile al desiderio, alla smania. Il tutto condito da rimpianto e nostalgia.
Tuttavia ora è arrivato il momento di accertare i risultati
del singolare esperimento.
I due ragazzi si ritrovano in un bar. Sono seduti uno di
fronte all’altra, e sono pensierosi.
“Eleonora, lascia che sia io a rivolgerti per primo la
domanda. Ti senti attratta da me? Cioè, ti sei innamorata di me?” dice lui, poi
distoglie lo sguardo. Fissarla a lungo lo fa star male. E poi, teme la
risposta, come non ha mai temuto nulla in precedenza nella sua vita.
Lei si morde le labbra, le tormenta a lungo prima di
parlare. La sua ammirazione per quel ragazzo è enorme. Pensa che sia un genio.
Ha avuto ragione. La sua teoria, che all’inizio appariva piuttosto singolare, e
pure modesta nella sua formulazione, si è invece rivelata esatta. Certo che è
innamorata di lui, lo è alla follia. E sa bene che quel suo sentimento è del
tutto corrisposto. Lo ha capito da tempo. Ma proprio in quell’attimo si scatena
in lei una reazione. Improvvisa e inaspettata. Dettata da che cosa? Dall’invidia?
Dalla frustrazione? Da un indecifrabile senso di inferiorità?
“No, mi dispiace. Non sono innamorata di te. E se non
smettiamo di frequentarci così assiduamente penso che comprometteremo anche il
nostro rapporto di amicizia” dice.
Lui annuisce, compunto. La sua mente si spegne.
“Anche per me è così. Mi sono sbagliato” riesce ancora a
dire, prima di guardare di fronte a sé, dove non c’è più nessuno.
Nessun commento:
Posta un commento