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mercoledì 6 giugno 2012

IL MASSAGGIO



Guardo il sugo ribollire nella piccola pentola. Rosso, denso e invitante. Alzo gli occhi verso la mia compagna, affaccendata a sminuzzare verdura. Scorgo in lei complicità, affetto e stima.
“Spengo?” domando.
Un cenno del capo, affermativo. Ruoto il pomello, chiudo il gas. Il liquido vermiglio sussulta ancora per qualche istante, poi interrompe il suo galoppo gorgogliante e finalmente tace. Aggiungo un filo d’olio e alcune foglie di basilico. Contemplo la mia semplice opera, soddisfatto.
“Preparo il tavolo?” chiedo. La domanda è retorica, perché so bene che quel compito spetta a me. Mi piace disporre sulla tovaglia piatti, bicchieri e stoviglie. Lo faccio, in assoluta serenità. Infine mi diletto a piegare i tovaglioli.
Ho appena terminato quando sento il suono del campanello.
“Apri” dice la mia compagna. Il tono della sua voce è morbido, delicato. Non si tratta di un ordine perentorio, ma di un invito.
È la persona che stiamo aspettando, è la nostra amica Franca. Come altre volte l’abbiamo invitata a cena. Lei naturalmente ha accettato con il consueto entusiasmo, anche se sta attraversando un brutto periodo. È triste e depressa, perché è stata lasciata dal suo fidanzato. Non è la prima volta che le succede, in ogni caso soffre. A determinate situazioni è difficile fare l’abitudine e lei proprio non ci riesce. Cercheremo di consolarla, di farle trascorrere una serata tranquilla, tra veri amici.
In fondo sono quasi contento che quest’ultimo ragazzo l’abbia mollata. L’ho conosciuto, e proprio non mi piaceva. In apparenza sembrava una brava persona, seria ed educata, ma quel suo modo di fare, con il trascorrere del tempo, si è rivelato falso e ingannevole. Poco tempo fa, con lui, abbiamo avuto una discussione. Si stava parlando del più e del meno e, a un certo punto, qualcuno di noi ha introdotto l’argomento aborto. D’accordo, si tratta di un tema delicato, che tocca in profondità la sensibilità di ognuno, ricco di implicazioni di ordine etico e religioso, ma comunque la sua reazione è stata eccessiva. Almeno, così la penso io. E non credo di aver fatto nulla male, ho semplicemente espresso il mio parere. Un’opinione sincera e priva di ipocrisia. L’aborto è un delitto contro la vita, ha detto lui, con voce diventata stridula. A quel punto ho cercato di precisare meglio il mio pensiero. In linea di massima anch’io sono contrario all’aborto, ho sostenuto in maniera pacata, perché è una decisione lacerante, perché può provocare un trauma nella donna, però ritengo che nessuno possa imporre ad altri una tale dolorosa scelta, in un senso o nell’altro. Insomma, la risoluzione deve essere libera, e ciò è possibile soltanto se esiste una legge che disciplini la materia. Alla faccia di papisti e baciapile!
Quell’altro non ha più parlato. Né a me né alla mia compagna. La povera Franca è rimasta piuttosto mortificata da quell’atteggiamento duro e integralista, sconosciuto pure a lei fino a quel momento.
In conclusione sono assai felice che quel buffone ortodosso abbia piantato la mia amica. La nostra amica.
E adesso apro la porta e me la ritrovo davanti. Con la sua bassa statura, i suoi capelli folti e crespi, sempre spettinati, i suoi occhi grandi e scuri. Franca è accaldata, sudata.
“Bicicletta?” dico dopo averla baciata sulle guance.
Lei annuisce, compiaciuta.
Entriamo in casa, Franca scambia un affettuoso saluto con la mia compagna, che poi subito scappa in cucina.
“Voi rimanete pure in soggiorno, finisco io!” dice mentre di sicuro sta già rimestando la sua amata ratatouille.
Io e Franca ci accomodiamo sul divano. Lei, con un gesto inaspettato ed estremamente sensuale, si sfila le scarpe, senza slegarle, e si stende sul sofà. Poi appoggia i piedi nudi sulle mie gambe. Piedi piccoli e dalla forma perfetta, con le unghie dipinte di viola.
Rimango per un istante sbigottito, mi irrigidisco.
Lei coglie il mio momentaneo imbarazzo e sorride.
“Mi massaggeresti un po’ i piedi?” mi chiede con la sua voce dal timbro basso.
Supero lo stupore e accosto le mani alle sue estremità. In verità non ho idea di come si esegua un massaggio ai piedi. Non l’ho mai fatto, non ci ho mai pensato. Tuttavia le mie mani iniziano a muoversi, accarezzano lentamente prima i dorsi e poi le piante, si soffermano sulla dita, sopra e sotto, nelle giunture. Lei socchiude gli occhi e si rilassa, beata.
L’incanto, perché si tratta di un vero e proprio stato reciproco di delizia, dura solo qualche minuto. La mia compagna entra in soggiorno e ci sorprende in quell’atto che, mi rendo conto, può essere considerato assai intimo.
Che fare? Non ho scelta. Mi stampo sul volto un sorriso ebete e proseguo il massaggio.
“La cena è pronta.” Quattro parole, pronunciate con la solita pacatezza. Soltanto io percepisco nella sua voce una stonatura, un’incrinatura che mi colpisce, mi abbatte. Una dissonanza che è un’accusa. Rivolta a me, unicamente a me.
E non posso che essere d’accordo.

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