Ti svegli con un pensiero fisso. Un pensiero che può essere
sintetizzato in una sola parola: monogamia. Ti alzi senza fare rumore e, nella
penombra mattutina, scorri le pagine del vocabolario finché non la trovi.
Monogamia: unione di un solo uomo con una sola donna.
Adesso che ne hai avuto la conferma ti soffermi a osservare
quella figura che, fino a pochi istanti prima, era distesa accanto a te nel
letto. Quella donna. Ti immagini che al suo posto ce ne sia un’altra. Diversa.
E domani una differente ancora. E perché non due? O tre?
Colto da una inspiegabile frenesia riprendi in mano il
grosso volume. Poligamia: unione di un individuo con due o più individui
dell’altro sesso. A quel punto ti domandi perché non ci hai mai pensato prima.
La tua riflessione è interrotta da una voce assonnata. Trasali.
“Che cosa stai facendo?” È quella donna, proprio quella che
fino a pochi minuti prima stava distesa nel letto vicino a te.
“Sto cercando delle parole sul vocabolario” dici, colmo
d’imbarazzo.
“A quest’ora?”
“Era quasi ora di alzarsi” cerchi di spiegare, fingendo
noncuranza.
“Quali parole?” Il dialogo si sta trasformando in un
interrogatorio.
“Monogamia, poligamia” confessi senza opporre la minima
resistenza. Sai che sarebbe inutile.
“Hai un’amante?”
Ecco, lo sapevi che si sarebbe arrivati a questo. Con le
mogli e con le compagne certi argomenti non possono essere affrontati.
“No” rispondi. Non ancora, pensi subito dopo.
“Sei un bugiardo! Tutti gli uomini sono dei bugiardi!”
Adesso il tono è decisamente ostile.
“Bastardo! Lurido maiale!” rinforza lei alla grande.
Ormai il litigio, terrificante, non può più essere evitato.
Così ti rassegni a recitare la tua parte. Poi, durante una breve tregua dovuta
allo sfinimento di entrambi gli antagonisti, ti prepari per andare al lavoro ed
esci.
Appena giunto in strada cambi immediatamente idea. Chiami in
ufficio e dici di essere ammalato e poi telefoni al tuo amico Carlo, lo
psicologo. Speri che almeno lui possa aiutarti. Ti invita a raggiungerlo subito
nello studio, ha la possibilità di dedicarti un po’ di tempo tra due pazienti.
Soltanto quando sei seduto di fronte a lui, rassicurato dal
suo sguardo amichevole e misurato, finalmente ti rilassi un po’.
“Perché tutta questa fretta di vedermi?” ti domanda,
curioso.
“Mi interessa un tuo parere.”
“Ah!”
“Che ne pensi della monogamia? E della poligamia?”
Lui si fa serio.
“In che senso, scusa?”
Sospiri, poi tenti di spiegare. Le tue fauci ridiventano
asciutte.
“Ci penso e ci ripenso, a questi concetti, intendo. Non
vorrei che tale assillo si trasformasse in una ossessione.”
Carlo ti scruta a lungo, adesso con un’espressione furba.
“Hai un’amante!” esclama di botto.
“No!” Il tuo è quasi un grido.
“Calma! Ti credo. Dimmi che cosa vorresti sapere.”
“L’essere umano è naturalmente monogamo? Oppure no?”
“Ehi! E io che c’entro? Una valutazione simile esula dalle
mie competenze. Prima hai parlato di una ossessione. Se così fosse forse potrei
aiutarti, per il resto dovresti rivolgerti a un altro specialista. Che so, un
antropologo per esempio.”
Scuoti violentemente il capo.
“Voglio sapere che cosa pensi tu. L’opinione di un amico,
oltre che di un medico.”
“D’accordo, come vuoi tu. Dimmi, ti tenti per caso in
gabbia?”
“Come?”
“Cioè, ti senti prigioniero? Insomma, ti piacerebbe
frequentare liberamente altre donne, oltre a tua moglie?”
“No.”
“Benissimo. Escludiamo quindi che la tua sia una patetica
crisi da… età matura” dice Carlo. “E poi ti conosco da tanto tempo e posso dire
che non hai mai avuto la stoffa del libertino, giusto?”
“È così. Affermativo.”
“E allora che diavolo vorresti, se non ti interessa scopare
a destra e a manca?”
Carlo ha alzato il tono di voce e ti senti un po’
intimidito.
“Mi domando perché non sia possibile, non sia lecito a
livello sociale e legale, condividere la propria vita sentimentale con più
persone nello stesso tempo.”
“Uff! Il tuo quindi è un rifiuto della monogamia. La vedi
come una costrizione, un’ingiusta imposizione, un qualcosa contro natura, che
non ti consente di essere pienamente te stesso.”
“Bersaglio centrato.”
“Per quel che conosco io nel tuo caso sarebbe più corretto
parlare di poliginia.”
“Come?”
“Poligamia è un termine con un significato ampio, che
comprende appunto sia la poliginia, cioè un uomo unito con più donne, che la
poliandria, vale a dire il legame tra una donna e diversi uomini. Ci hai mai
pensato? Tua moglie con più uomini! Ah! Ah!”
“No, non ci ho mai pensato” dici, serissimo.
Carlo, da buon psicologo, si rende conto del tuo turbamento.
“Vabbé, non è questo il tuo caso. Comunque ti posso dire che
forme diffuse di poligamia sono sempre esistite nell’antichità e ancora
esistono. La nostra società, e mi riferisco a quella occidentale, le ha
tuttavia progressivamente eliminate e proibite, le ha stigmatizzate. Insomma,
la poligamia non può più essere praticata.”
“Perché?” domandi.
“Non lo so. Le motivazioni possono essere tante, non ultime
quelle di ordine religioso. Ma sono tante anche le ragioni pratiche, in gran
parte legate al controllo della paternità.”
“Io non ho figli.” Carlo fa finta di non aver sentito, e
prosegue.
“Nei grandi agglomerati urbani è diventato impossibile, per
un maschio, provvedere a più donne e a troppi figli. Si tratta di una questione
puramente economica, capisci? E poi ci sono i problemi legati ai diritti di
successione, all’educazione stessa dei figli, troppo dispersiva in un nucleo
familiare di tipo poligamico. Un solo padre da condividere tra venti figli, ci
pensi?”
Per tutta risposta scrolli le spalle.
“In fondo si è arrivati al rifiuto della poligamia anche per
una scelta delle donne” prosegue Carlo.
“Delle donne?”
“Sì, pare che le donne preferiscano avere un maschio tutto
per loro, anche se sfigato, piuttosto che doverne condividere uno che ha avuto maggiore
successo nella vita. Ed è un bene che sia così, aggiungo io, perché altrimenti
molti maschi, quelli sfigati per l’appunto, non troverebbero mai una compagna. Diciamo
che, in tale direzione, c’è stata una specie di evoluzione, e ne dobbiamo
tenere conto. Il tuo modo di pensare, la tua presunta ossessione, hanno un
sapore un po’… antico.”
“Ma l’Islam…” tenti di obiettare.
“Hai intenzione di convertirti?” ti interrompe Carlo.
“No! Non sono neppure religioso, in verità…”
“Appunto…”
Qualcuno bussa alla porta. Una biondina piuttosto graziosa,
l’assistente del medico. Subito la immagini accanto a tua moglie, in cucina,
poi scacci quel pensiero.
“Dottore, è arrivata la signora Contorti. Mi sembra più
agitata del solito…”
“Grazie Giulia. Tra un minuto puoi farla entrare” dice il
tuo amico. Quella Giulia sarà la sua amante?
“Adesso ti devo proprio lasciare. Mi auguro di esserti stato
di aiuto.”
Carlo si alza e ti porge la mano.
“Senti, ma davvero a farti un’amante non ci hai pensato?”
dice sorridente.
Lo saluti e sorridi anche tu, ma il tuo è un sorriso amaro.
Esci dallo studio e sei sempre più confuso. Tra l’altro non
puoi tornare a casa, perché tua moglie ti crede al lavoro. Allora vaghi per la città.
Cammini e cammini. Entri in un grande magazzino. Mangi un panino seduto su una
panchina del parco. Osservi i bambini giocare, i cani correre. Osservi le
giovani madri dei bambini che giocano. Così, tanto per ingannare il tempo, ti
diverti a sceglierne qualcuna, sempre a coppie, e ad immaginarle a casa tua.
Alla fine, mesto, ti avvii verso casa. Ci arrivi, sali le
scale con passo pesante, tenti di infilare la chiave nella serratura e ti
accorgi che non entra. Provi e riprovi, ma è tutto inutile. È inutile perché
qualcuno, e non può essere stata che tua moglie, la serratura l’ha sostituita.
Suoni il campanello più volte, disperato. Niente.
Allora torni in strada e ti siedi sul marciapiede. E di
colpo ti rendi conto che non si tratta più di aggiungere, ma di ripartire da
zero.
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