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domenica 3 giugno 2012

DUE O PIU' DI DUE



Ti svegli con un pensiero fisso. Un pensiero che può essere sintetizzato in una sola parola: monogamia. Ti alzi senza fare rumore e, nella penombra mattutina, scorri le pagine del vocabolario finché non la trovi. Monogamia: unione di un solo uomo con una sola donna.
Adesso che ne hai avuto la conferma ti soffermi a osservare quella figura che, fino a pochi istanti prima, era distesa accanto a te nel letto. Quella donna. Ti immagini che al suo posto ce ne sia un’altra. Diversa. E domani una differente ancora. E perché non due? O tre?
Colto da una inspiegabile frenesia riprendi in mano il grosso volume. Poligamia: unione di un individuo con due o più individui dell’altro sesso. A quel punto ti domandi perché non ci hai mai pensato prima. La tua riflessione è interrotta da una voce assonnata. Trasali.
“Che cosa stai facendo?” È quella donna, proprio quella che fino a pochi minuti prima stava distesa nel letto vicino a te.
“Sto cercando delle parole sul vocabolario” dici, colmo d’imbarazzo.
“A quest’ora?”
“Era quasi ora di alzarsi” cerchi di spiegare, fingendo noncuranza.
“Quali parole?” Il dialogo si sta trasformando in un interrogatorio.
“Monogamia, poligamia” confessi senza opporre la minima resistenza. Sai che sarebbe inutile.
“Hai un’amante?”
Ecco, lo sapevi che si sarebbe arrivati a questo. Con le mogli e con le compagne certi argomenti non possono essere affrontati.
“No” rispondi. Non ancora, pensi subito dopo.
“Sei un bugiardo! Tutti gli uomini sono dei bugiardi!” Adesso il tono è decisamente ostile.
“Bastardo! Lurido maiale!” rinforza lei alla grande.
Ormai il litigio, terrificante, non può più essere evitato. Così ti rassegni a recitare la tua parte. Poi, durante una breve tregua dovuta allo sfinimento di entrambi gli antagonisti, ti prepari per andare al lavoro ed esci.
Appena giunto in strada cambi immediatamente idea. Chiami in ufficio e dici di essere ammalato e poi telefoni al tuo amico Carlo, lo psicologo. Speri che almeno lui possa aiutarti. Ti invita a raggiungerlo subito nello studio, ha la possibilità di dedicarti un po’ di tempo tra due pazienti.
Soltanto quando sei seduto di fronte a lui, rassicurato dal suo sguardo amichevole e misurato, finalmente ti rilassi un po’. 
“Perché tutta questa fretta di vedermi?” ti domanda, curioso.
“Mi interessa un tuo parere.”
“Ah!”
“Che ne pensi della monogamia? E della poligamia?”
Lui si fa serio.
“In che senso, scusa?”
Sospiri, poi tenti di spiegare. Le tue fauci ridiventano asciutte.
“Ci penso e ci ripenso, a questi concetti, intendo. Non vorrei che tale assillo si trasformasse in una ossessione.”
Carlo ti scruta a lungo, adesso con un’espressione furba.
“Hai un’amante!” esclama di botto.
“No!” Il tuo è quasi un grido.
“Calma! Ti credo. Dimmi che cosa vorresti sapere.”
“L’essere umano è naturalmente monogamo? Oppure no?”
“Ehi! E io che c’entro? Una valutazione simile esula dalle mie competenze. Prima hai parlato di una ossessione. Se così fosse forse potrei aiutarti, per il resto dovresti rivolgerti a un altro specialista. Che so, un antropologo per esempio.”
Scuoti violentemente il capo.
“Voglio sapere che cosa pensi tu. L’opinione di un amico, oltre che di un medico.”
“D’accordo, come vuoi tu. Dimmi, ti tenti per caso in gabbia?”
“Come?”
“Cioè, ti senti prigioniero? Insomma, ti piacerebbe frequentare liberamente altre donne, oltre a tua moglie?”
“No.”
“Benissimo. Escludiamo quindi che la tua sia una patetica crisi da… età matura” dice Carlo. “E poi ti conosco da tanto tempo e posso dire che non hai mai avuto la stoffa del libertino, giusto?”
“È così. Affermativo.”
“E allora che diavolo vorresti, se non ti interessa scopare a destra e a manca?”
Carlo ha alzato il tono di voce e ti senti un po’ intimidito.
“Mi domando perché non sia possibile, non sia lecito a livello sociale e legale, condividere la propria vita sentimentale con più persone nello stesso tempo.”
“Uff! Il tuo quindi è un rifiuto della monogamia. La vedi come una costrizione, un’ingiusta imposizione, un qualcosa contro natura, che non ti consente di essere pienamente te stesso.”
“Bersaglio centrato.”
“Per quel che conosco io nel tuo caso sarebbe più corretto parlare di poliginia.”
“Come?”
“Poligamia è un termine con un significato ampio, che comprende appunto sia la poliginia, cioè un uomo unito con più donne, che la poliandria, vale a dire il legame tra una donna e diversi uomini. Ci hai mai pensato? Tua moglie con più uomini! Ah! Ah!”
“No, non ci ho mai pensato” dici, serissimo.
Carlo, da buon psicologo, si rende conto del tuo turbamento.
“Vabbé, non è questo il tuo caso. Comunque ti posso dire che forme diffuse di poligamia sono sempre esistite nell’antichità e ancora esistono. La nostra società, e mi riferisco a quella occidentale, le ha tuttavia progressivamente eliminate e proibite, le ha stigmatizzate. Insomma, la poligamia non può più essere praticata.”
“Perché?” domandi.
“Non lo so. Le motivazioni possono essere tante, non ultime quelle di ordine religioso. Ma sono tante anche le ragioni pratiche, in gran parte legate al controllo della paternità.”
“Io non ho figli.” Carlo fa finta di non aver sentito, e prosegue.
“Nei grandi agglomerati urbani è diventato impossibile, per un maschio, provvedere a più donne e a troppi figli. Si tratta di una questione puramente economica, capisci? E poi ci sono i problemi legati ai diritti di successione, all’educazione stessa dei figli, troppo dispersiva in un nucleo familiare di tipo poligamico. Un solo padre da condividere tra venti figli, ci pensi?”
Per tutta risposta scrolli le spalle.
“In fondo si è arrivati al rifiuto della poligamia anche per una scelta delle donne” prosegue Carlo.
“Delle donne?”
“Sì, pare che le donne preferiscano avere un maschio tutto per loro, anche se sfigato, piuttosto che doverne condividere uno che ha avuto maggiore successo nella vita. Ed è un bene che sia così, aggiungo io, perché altrimenti molti maschi, quelli sfigati per l’appunto, non troverebbero mai una compagna. Diciamo che, in tale direzione, c’è stata una specie di evoluzione, e ne dobbiamo tenere conto. Il tuo modo di pensare, la tua presunta ossessione, hanno un sapore un po’… antico.”
“Ma l’Islam…” tenti di obiettare.
“Hai intenzione di convertirti?” ti interrompe Carlo.
“No! Non sono neppure religioso, in verità…”
“Appunto…”
Qualcuno bussa alla porta. Una biondina piuttosto graziosa, l’assistente del medico. Subito la immagini accanto a tua moglie, in cucina, poi scacci quel pensiero.
“Dottore, è arrivata la signora Contorti. Mi sembra più agitata del solito…”
“Grazie Giulia. Tra un minuto puoi farla entrare” dice il tuo amico. Quella Giulia sarà la sua amante?
“Adesso ti devo proprio lasciare. Mi auguro di esserti stato di aiuto.”
Carlo si alza e ti porge la mano.
“Senti, ma davvero a farti un’amante non ci hai pensato?” dice sorridente.
Lo saluti e sorridi anche tu, ma il tuo è un sorriso amaro.
Esci dallo studio e sei sempre più confuso. Tra l’altro non puoi tornare a casa, perché tua moglie ti crede al lavoro. Allora vaghi per la città. Cammini e cammini. Entri in un grande magazzino. Mangi un panino seduto su una panchina del parco. Osservi i bambini giocare, i cani correre. Osservi le giovani madri dei bambini che giocano. Così, tanto per ingannare il tempo, ti diverti a sceglierne qualcuna, sempre a coppie, e ad immaginarle a casa tua.
Alla fine, mesto, ti avvii verso casa. Ci arrivi, sali le scale con passo pesante, tenti di infilare la chiave nella serratura e ti accorgi che non entra. Provi e riprovi, ma è tutto inutile. È inutile perché qualcuno, e non può essere stata che tua moglie, la serratura l’ha sostituita. Suoni il campanello più volte, disperato. Niente.
Allora torni in strada e ti siedi sul marciapiede. E di colpo ti rendi conto che non si tratta più di aggiungere, ma di ripartire da zero.

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