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domenica 18 marzo 2012

SEMPRE SOLO (FOREVER ALONE)



Stendersi nel grande letto, occupandone l’intera diagonale, senza incontrare alcun ostacolo. E svegliarsi all’alba, nel silenzio di una casa priva di presenze, dove soltanto la tua voce crea rassicuranti echi. La colazione, abbondante e solitaria, consumata tra profondi sospiri di intima e non celata soddisfazione. Tutto intorno domina il silenzio, trionfa la pace.
Lo specchio, un sorriso. Un riflesso muto e familiare. L’unico, quello di sempre.
Chiudere e sbarrare la tana, quell’antro che è solo tuo. E nel quale regni incontrastato, dove disponi senza intralcio, il rifugio sicuro da ogni intrusione del mondo.
Né mediazioni né compromessi. L’unica parola: la tua.
Infine il tuffo nell’altro universo, quello estraneo, invaso da esseri debordanti. Quello dei rumori e della confusione. Del disordine e della promiscuità.
L’impagabile compiacimento nell’andare a occupare quel posto singolo sul bus, dopo la sofferenza dell’attesa alla fermata, dopo la concitazione e le voci dissonanti che hanno turbato il tuo equilibrio.
E poi una giornata intera, solo con i tuoi pensieri, felicemente immerso nel vuoto, nell’assenza di scambi e di rapporti di qualsiasi tipo. Spoglio di conoscenze, di affetti e di amicizie. Nell’attesa spasmodica della sospirata quiete. Tutto passa.
Ritornare finalmente alla base e provare qualcosa di simile alla felicità.
Non c’è bisogno della televisione, perché quell’orribile apparecchio tiene compagnia. Non ne hai bisogno. Ti basti. Tu e te stesso, una forza.
Il tempo trascorre lento, così la tua vita si prolunga a dismisura, leggera e diluita.
Non ti manca nulla. Né una voce amica, neppure una compagna e tantomeno una presenza non umana. Nessuno telefona, nessuno bussa alla tua porta. Tale pensiero ti rallegra.
Sonnecchiare sdraiato sul divano, al buio, volteggiando tra il presente e l’incoscienza. In attesa dell’oblio.
Gli ultimi pensieri. L’ora dei ricordi e della nostalgia. Ma non della malinconia.
E allora niente rimpianti, tranne uno, ogni volta lo stesso. Quella volta di tanti anni fa, quando hai assistito a quella partita di calcio, circondato da quella massa di gente urlante. È stato un caso, non è dipeso dalla tua volontà, ma purtroppo è accaduto. Quando la tua squadra, la squadra di tutti, ha vinto e si è scatenato il delirio, non sei riuscito ad esultare. Sei rimasto fermo, impassibile, di pietra. Perché in quel momento avresti desiderato essere solo. Soltanto così avresti potuto partecipare intensamente a quella immensa gioia.
Comunque hai fatto in modo che un evento così infelice non si ripetesse più, sei corso ai ripari e ti sei ripromesso di farlo. Ci sei riuscito. Da allora sei rimasto sempre solo. 

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