“Allora, che ne diresti di venire a letto con me?” propone
Mario alla collega Lorena.
Il solito stanco
scherzo, quello di tutti giorni. Seguito da lazzi e frizzi. Roba da ufficio,
insomma.
Questa volta, però, la reazione della ragazza è assai
diversa. Il suo viso dai tratti gradevoli assume un’espressione grave e
corrucciata.
“D’accordo, accetto il tuo invito” dice.
Mario la guarda, strabiliato e incredulo.
“Che cosa hai detto?”
“Hai compreso benissimo. Ho detto che verrò a letto con te”
ribadisce Lorena.
“Stai scherzando?”
“Affatto. Non sono mai stata così seria. Che fai? Ti tiri indietro?”
Sul volto di Mario compare un sorriso ebete.
“No…” mormora smarrito.
Il dialogo ha attirato l’attenzione del secondo collega,
Vittorio. Che drizza le orecchie, interessato.
“E tu? Che hai da guardare?” lo apostrofa con severità
Lorena. “Guarda che ho intenzione di andare a letto anche con te. Soddisfatto?”
“L’idea non mi dispiace…” dice Vittorio.
“Già, l’idea…” ribatte la ragazza in tono ironico. Vittorio
si adombra.
“Adesso basta, lo scherzo è durato abbastanza” interviene
Mario, timoroso che la situazione gli sfugga di mano. In tanti anni non ha mai
visto la collega così risoluta.
Vittorio, invece, pensa ancora di trovarsi nel mezzo di una
burla.
“E Ugo? Perché non anche Ugo?” dice, indicando il terzo
collega, l’unico seduto alla propria scrivania e impegnato a svolgere il lavoro
di quattro persone.
Il povero Ugo, chiamato in causa in quel modo, avvampa
violentemente. Il suo imbarazzo è totale. Naturalmente, ha seguito con
attenzione i discorsi fatti in precedenza dai colleghi.
“Certo, andrò a letto anche con Ugo” dice Lorena.
“No, io no. Non mi interessa!” Ugo si alza e tenta la fuga.
“Vigliacco! Non scappare!” lo blocca la ragazza. “Vorresti
forse dire che non ti piaccio?” aggiunge.
L’altro, sempre più purpureo, si blocca e tace.
“Sono dieci anni che mi sbirci le gambe fingendo di buttare
la carta nel cestino! Intendi forse negarlo?”
Ugo sempre zitto. E mortificato.
“Ascolta, Lorena…” Mario, con la sua voce suadente, cerca di
porre fine al tormento. Ma viene subito interrotto.
“Ascoltatemi bene voi, invece.” Di nuovo Lorena, ancora più
determinata. “Non ho nessuna intenzione di recedere dal mio proposito. E non
guardatemi con quelle facce da subnormali! Ho detto che andrò a letto con voi tre
e lo farò! Ovviamente alle mie condizioni, nel senso che le regole della
faccenda le stabilisco io. Inizierò dal primo, poi passerò al secondo e infine
al terzo, senza che voi sappiate quale sarà l’ordine, dal momento che non è
conveniente sapere di essere stato magari l’ultimo del gruppo. Quindi, acqua in
bocca. Per il vostro bene, per la vostra salute mentale, soprattutto. Trascorso
un mese da quando avrò… assaggiato l’ultimo di voi…”
Alla parola ‘assaggiato’ tutti sbiancano, compreso il
vermiglio Ugo.
“…potrò finalmente riferire a tutti le mie valutazioni”
conclude la ragazza, sempre più infervorata.
“Valutazioni?” domandano in coro i tre colleghi, le cui voci
hanno subito, nel frattempo, una curiosa trasformazione.
“Sì, mi riferisco all’esito del confronto.”
Mario, Vittorio e Ugo, proprio come esperti ballerini, si
lasciano cadere in ginocchio di fronte a Lorena nello stesso momento.
Nessuno di loro parla, ma le loro mani sono giunte, a
formulare una muta e disperata invocazione.
...oddìo, che angoscia!!! Tu sei il mago dell'angoscia... e chi di noi non farebbe di tutto per fuggire, per sparire da quella stanza e da siffatte proposte?!?
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