Colto da un impulso improvviso arresto l’automobile. Scendo,
e mi dirigo verso la piccola chiesa. È la prima volta che la vedo, non sono mai
stato in questo paese. Sono soltanto di passaggio.
Scosto il pesante portale. L’interno è buio, rischiarato
soltanto da una infinità di candele accese. Ambiente suggestivo. Ci sarà un
prete? Non credo, penso. Eppure mi auguro di trovarlo, perché il desiderio di
confessarmi cresce sempre di più. Per quale motivo ho preso questa decisione?
Che cosa mi ha spinto? Non lo so. E perché proprio oggi? In fondo, sono
trascorsi quasi vent’anni da quando l’ho fatto l’ultima volta, avrei ancora
potuto aspettare. No, lo voglio fare adesso, stabilisco risoluto.
Vicino all’altare scorgo un ometto che impugna scopa e
paletta. Deve essere il sacrestano e sta pulendo. Mi avvicino. Lui posa gli
attrezzi e mi guarda.
“Dove posso trovare il parroco?” domando.
Con un cenno del capo mi mostra un confessionale di legno
scolpito, alla sua destra.
“Lì dentro?”
Annuisce. Sono fortunato. Quasi non ci credo! Ringrazio il
sacrestano, che è uguale sputato a Bernardo, il servo muto di Zorro. Infatti
anche questo non parla, comunque seguo la sua indicazione. All’improvviso una
sensazione di panico mi paralizza. Che cosa devo dire? Devo elencare tutti i
peccati che ho commesso negli ultimi vent’anni? E chi se li ricorda? D’accordo,
qualche volta ho mentito, ma mai quanto Pinocchio. E non ho nulla da spartire
con Arsenio Lupin e tantomeno con Caino. Il mio problema in realtà è un altro.
La mia vera intenzione è quella di confessare un’unica colpa, la sola che da
sempre mi tormenta. Mi inginocchio. Ahi che dolore! Che cosa devo fare?
Bussare? Sono in grande imbarazzo. Poi la tendina viola si sposta. Attraverso
la fitta grata intravedo un volto in ombra. Non riesco a distinguere i suoi
tratti. Mi schiarisco la voce.
“Buongiorno, Padre. Senta, avrei il proponimento di
confessarmi.” Ma in che modo mi esprimo? Deve essere l’emozione.
“Ma no!” Una voce squillante. Cinguettante, direi. Sono
forse incappato in Padre Tweet?
“Diamoci del tu” aggiunge. Mi rendo conto che il prete è
giovane. In una vecchia chiesa di un minuscolo paese non dovrebbe esserci un
anziano pastore d’anime? Che cosa ci fa in questo posto sperduto questo
sacerdote che è poco più di un ragazzo? L’animatore dell’oratorio?
“Va bene, come vuole lei. Cioè, come vuoi tu.”
“Dimmi.”
“Ho un dubbio atroce che mi tormenta” dico, e poi mi blocco.
“Coraggio.”
“È vero che la Chiesa opera una distinzione tra peccato e
peccatore?”
Silenzio.
“Padre?”
“Un attimo, sto riflettendo. Sai, mi hai fatto una bella
domanda!”
Trascorre un altro interminabile minuto, poi finalmente
risponde.
“Ci sono! Sì, è vero. La Chiesa afferma che il peccato è
sempre da condannare, mentre il peccatore può ottenere il perdono. Meglio
ancora se il peccatore potenziale il peccato non lo ha commesso affatto, dico
io.”
Non ho compreso granché.
“Io non l’ho mai commesso, il peccato” provo a dire.
Dalla grata mi giunge uno sbuffo di impazienza.
“Ascolta, non vorrei metterti fretta, tuttavia sarebbe
opportuno che tu mi dicessi qual è quel peccato che non hai mai commesso ma
che, eventualmente, potresti commettere. Intesi?”
“Mi vergogno” dico.
“Ehi! Sono un prete! Ne ho sentite tante!”
“Tante? Sei giovane…”
“Bè… qualcosa…”
“D’accordo, come vuoi. Mi piacciono le ragazzine.”
Silenzio.
“Hai sentito?” domando.
“Certo, non sono mica sordo! Ragazzine hai detto?” Mi
accorgo che la sua voce è tremolante.
“Sì, ho detto ragazzine” confermo. Ormai non ho più nulla da
perdere.
“Quelle giovani?”
“Non ci sono ragazzine vecchie…”
“Già. Quindici, sedici anni?” chiede.
“No, molto più piccole…”
“Bambine!” esclama.
“Sì, purtroppo sì. Proprio quelle.”
“Sei un pedofilo!”
“Padre…”
“Scusami, mi sono lasciato trascinare. Ascolta, la faccenda
è piuttosto grave. Sai, la pedofilia, oltre che peccato gravissimo, è pure un
reato e…”
Lo interrompo.
“Non ho mai praticato.”
“No? Bene. Anzi, ottimo.”
La mia voce si incrina.
“Mi immagino di continuo nell’atto di sedurre bambine, non
con la violenza, sempre con dolce persuasione. E sogno di essere da loro
ricambiato. Mi rendo conto che… Comunque, le mie sono e rimarranno sempre fantasie.
Fantasie malate e perverse, non degne di un essere umane. Perché sono fatto
così?”
“Eh? Sei fatto in quel modo perché così ha voluto Dio. Lui
ti ha fatto così!”
Sono senza parole. Lui prosegue, imperterrito.
“D’accordo, sei un pedofilo, ma che cosa hai fatto per
diventarlo? Hai studiato? Hai frequentato un corso? No! Dio ti ha messo alla
prova in questo modo, ha stravolto la tua natura. Una prova difficile, che però
devi riuscire a superare.”
“Finora ce l’ho sempre fatta. E ce la farò anche in futuro.
Non rovinerò mai l’esistenza di qualche giovane innocente! Lo giuro! Però, che
vita sarà la mia?”
“Sarà simile alla mia…” dice il prete a bassa voce.
“Eh?”
“Niente. Accidenti!”
Mi allarmo.
“Che cosa ho fatto? Che cosa ho detto?”
“Nulla, non preoccuparti. Sta per iniziare il Gran Premio.
Allora, dal momento che tu non hai mai peccato, posso assolvere senza alcun
dubbio il peccatore che è te. Che ne dici? Ti va? Ti sembra un accordo
ragionevole?”
“Sì, ma…”
“Vivi sereno e, soprattutto, continua a non praticare, mi
raccomando.”
“Devo fare qualche penitenza?” chiedo, ormai sollevato.
“No, soltanto andartene perché mi hai già fatto perdere la
partenza della corsa.”
“Va bene. Arrivederci…”
“Ah! Un’ultima cosa. Sappi che comprendo la tua sofferenza.”
“Grazie Padre, tuttavia non capisco…”
“Tu non immagini quanto mi piacciano i ragazzini…”
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