Diciamo che le due specie non erano mai andate molto d’accordo.
Aggiungiamo però che, in particolari circostanze, tra loro
alla fine era sempre stata raggiunta un’intesa. Ciò avveniva soprattutto quando
quelle grandi popolazioni animali si sentivano minacciate da qualcosa che
avrebbe potuto compromettere la sicurezza di entrambe.
Anzi, più che da qualcosa, da qualcuno: l’essere umano.
Gli accordi erano sempre stati raggiunti grazie all’azione
delle rispettive diplomazie. Gli incontri tra gli ambasciatori delle specie
erano pertanto piuttosto frequenti, dal momento che i pericoli erano
ricorrenti. Si sa, con gli esseri umani non si scherza. É necessaria una
costante sorveglianza, una attenta vigilanza. La loro sconsideratezza e la loro
crudeltà sono tristemente proverbiali.
E così, dunque, avvenne anche quella volta. I due delegati
si incontrano pochi giorni prima della fine dell’anno.
Uno era un soriano dall’aria scaltra, l’altro un anziano e
saggio labrador.
È utile sapere che tali delicati incarichi diplomatici erano
ricoperti, tra i gatti, in special modo da quello specifico gruppo felino che in
realtà vera razza non è. Questo perché tali soggetti erano senza dubbio i più
scaltri tra i loro simili. Tra i cani, invece, popolazione notoriamente più
classista, quel ruolo era sempre stato svolto dai labrador, ritenuti, a torto o
a ragione, di stirpe sapiente e giudiziosa, vale a dire proprio le doti ideali
per condurre un negoziato.
“Grosse novità!” esordì il soriano senza troppi convenevoli.
L’altro lo guardò con espressione interrogativa.
“Non mi pare…” disse titubante.
“E invece ti sbagli! Grosse novità sul fronte dei botti!”
“Ti riferisci forse al fatto che alcune autorità umane ne
hanno proibito l’utilizzo a Capodanno?”
Il gatto scoppiò a ridere. Il labrador, in realtà, si
offese, ma cercò di non darlo a vedere.
“Smettila di sghignazzare e riferisci” disse il cane, serio.
“Sai bene che quei provvedimenti non serviranno a nulla!
Come se non conoscessimo gli umani!”
“Guarda che il mio padrone…”
“Ah! Mi ero scordato che tu avessi un padrone!” E il soriano
riprese a ridere.
“Perché? Tu non ce l’hai?” domandò il cane, sempre più
stizzito.
“Io? Io avrei un padrone?”
“Ma…”
“Ti riferisci per caso all’essere umano con il quale
convivo?”
“Senti, di questo passo non concluderemo nulla. Le nostre
idee riguardo ai rapporti con l’uomo sono ben differenti, e del tutto
inconciliabili. Parliamo piuttosto di cose concrete. Come tutti gli anni in
questo periodo noi abbiamo provveduto a impartire le consuete disposizioni: la
notte di Capodanno tutti i cani dovranno cercare un riparo sicuro. Sotto i
letti, dietro ai divani, nei ripostigli e così via. E, soprattutto, zampe sulle
orecchie! Sappiamo bene che l’incolumità di tutti noi è in pericolo, e anche il
nostro equilibrio mentale. Quei botti! Brrrr… non farmici pensare!”
“E i randagi?” lo incalzò il gatto. Che cosa faranno i
randagi?”
“Ammetto che per loro il problema esiste in maggior misura…”
“Miaoooff! Lo sapevo! Per loro non siete ancora riusciti a
trovare una soluzione!”
Punto sul vivo, il labrador reagì.
“E i vostri? Che cosa faranno i vostri?”
“I nostri? Noi non abbiamo randagi” rispose serafico il
soriano.
“Non è vero!” sbottò l’altro. “Ci sono eccome! Ne vedo
ovunque!”
“Stai parlando dei gatti che vivono in libertà? Oh! Loro se
la caveranno, come sempre. Non sentono di certo la necessità di andarsi a
rifugiare tra le gambe degli umani come…”
“Non ti permetto di insultare la mia nobile specie!”
“Uff! Ma quanto sei noioso! Ho l’impressione che pure su
questo tema abbiamo idee ben diverse. Quindi, è inutile discutere.”
“I vostri propositi di autonomia e di emancipazione dal genere
umano non vi condurranno da nessuna parte!” disse il labrador.
“E voi siete sempre i soliti conservatori. Voi amate vivere
in simbiosi con quegli esseri! Noi vogliamo confrontarci con loro su un piano
di assoluta parità! Certo, li rispettiamo e, in alcuni casi, li apprezziamo
pure, tuttavia…”
“Basta! Vieni al sodo. Quali sarebbero queste novità?”
Il soriano assunse un atteggiamento furbo. Abbassò il tono
di voce. Si avvicinò al cane.
“Mai sentito parlare di un certo Mao Chao-Miao?” domandò.
“Il siamese!”
“Proprio lui.”
“Si tratta di un tipo poco raccomandabile, vero? Senza
offesa per la specie, naturalmente.”
“Miuuufff! Che importa? Ciò che conta è che può esserci
molto utile.”
“Spiegati” disse il labrador, diffidente.
“Non so come, ma quel siamese è riuscito a infiltrarsi nell’industria
dei botti. Lui ha la possibilità di immettere in commercio un tipo particolare
di… petardo?...mortaretto?...bomba? Come li vogliamo chiamare?”
“Bomba?” Il cane era spaventato.
“Facevo per dire. In ogni caso questi piccoli ordigni hanno
una particolarità: esplodono.”
“Mi stai prendendo in giro? Tutti i botti esplodono!”
“Già, ma questi esplodono sempre tra le mani di chi li
accende. E, ti assicuro, non si tratta di uno scoppio innocuo…”
Adesso il cane appariva disorientato. E sbigottito.
“Vuoi dire che…”
“Esatto. A ogni botto un umano in meno. Nella più favorevole
delle ipotesi…”
“No!”
“Mieofff! Come diceva quel vecchio gatto: “Il fine
giustifica il graffio” o qualcosa del genere. Farne esplodere uno per educarne
cento, aggiungo io!”
“Terrorista! Assassino! Non daremo mai la nostra
approvazione!” ululò il labrador, colmo di sdegno.
“Mmm… il mio compito consiste appunto nel convincerti.”
“Non intendo neppure parlarne. Se non desisterete dal vostro
insano proposito saremo costretti a rompere tutti i rapporti diplomatici!”
“La cosa si può fare soltanto se c’è un completo accordo tra
le nostre specie. Il mio mandato, purtroppo, prevede questo.”
“La mia risposta è no! Noi non faremo mai del male agli
umani! Noi vogliamo vivere in pace con loro, proteggerli, se necessario, non
causare loro un danno! Con il passare del tempo i loro animi diventeranno
sempre più sensibili, comprenderanno i loro errori, si redimeranno e
chiederanno perdono alla mia e alla tua specie. Il percorso di riscatto è già
avviato, noi confidiamo molto sulle nuove generazioni, si tratta solo di avere
pazienza.”
“Quanto dovremo aspettare? Quanti di noi, e di voi, saranno ancora
divorati, torturati, seviziati e fatti a pezzi prima che giunga quel momento?
Cento anni? Mille?”
“La mia posizione è irremovibile” disse il cane.
“D’accordo, hai vinto. Non se ne farà nulla. Ancora una
volta trionfa il vostro conservatorismo. Nulla deve mai cambiare, per voi! Comunque,
in fondo ne sono contento anch’io, nessuno di noi finora ha mai perseguito la
strada della violenza. Però…”
“Io ci credo veramente nelle mie idee” ribadì il labrador. L’altro
annuì, finalmente convinto.
“Così sia. Tanti auguri, vecchio figlio di un cane!”
“Felice anno a te, gattaccio maledetto!”
Buon Capodanno a tutti gli
esseri con e senza pelo!
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