Da quando la crisi economica mondiale si è
aggravata, costringendo molti Paesi ad adottare misure rigorose, impopolari ed
estremamente dure, tali da imporre ai cittadini sacrifici difficili da
sopportare, il dibattito sui costi della politica ha avuto, di pari passo, un’improvvisa
impennata.
Se ne
discute nei vertici ad alto livello, nei parlamenti nazionali, nei luoghi di
lavoro, nei bar.
L’atteggiamento
dei cittadini, in particolare, è sempre univoco: non è possibile, per una
classe politica, richiedere ed imporre rinunce e privazioni se essa stessa non è in grado, preventivamente,
di dare il giusto esempio.
Ma quali
sono veramente i costi della politica?
Ci si
riduce quasi sempre a discutere sui compensi di legislatori e uomini di governo
anche se ciò, in verità, risulta alquanto riduttivo. In linea di principio è
doveroso domandarsi se sia lecito corrispondere un compenso adeguato a
personalità che assolvono un incarico che comporta grande assunzione di
responsabilità. La risposta non può che essere affermativa, a patto che al
lauto stipendio corrisponda un adeguato impegno, una seria preparazione e
risultati soddisfacenti. Purtroppo non sempre questo avviene. Anzi, quasi
sempre accade l’esatto contrario.
Tuttavia,
la riduzione dei compensi, del numero di parlamentari, i tagli agli organici
delle innumerevoli società controllate e a partecipazione pubblica, la
riduzione di auto di servizio e di inutili scorte, di privilegi vari, finisce
con essere un inutile palliativo, che poco incide sui conti pubblici. L’adozione
di tali provvedimenti possiede certamente un alto livello simbolico, ma non
rappresenta di certo la soluzione del problema.
I veri
costi della politica sono infatti ben altri.
Lo
sono l’inefficienza, l’incapacità di assumere decisioni orientate verso il
lungo periodo, verso le future generazioni, la mancanza di una visione generale, il
cercare il consenso a tutti costi, schiavi delle frequenti scadenze elettorali.
Di
fronte a una situazione del genere, che si protrae da tempo, gli unici soggetti
che possiedono la facoltà di intervenire per invertirne la tendenza sono i
cittadini. Deve nascere in tutti una nuova consapevolezza, rimasta finora
nascosta, affinché sia impedito, a chi non si dimostra all’altezza, a chi
prende decisioni contrarie alle convenienze del Paese, a chi nuota nel brodo
sporco dell’illegalità e della corruzione, o semplicemente persegue interessi
personali, di nuocere ancora.
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