Sale, l’indignazione sale sempre più, si innalza la
pressione e c’è il rischio di un’esplosione.
I tre maggiori sindacati italiani, riuniti dopo tanto tempo,
hanno indetto uno sciopero contro i provvedimenti economici adottati dal
governo Monti. Che cosa, in realtà, scatena la mia indignazione? La
proclamazione dello stato di agitazione? Oppure qualcos’altro?
Cercherò di spiegarlo.
Innanzitutto è utile far rilevare che uno sciopero politico
nei confronti di un esecutivo tecnico rappresenta un controsenso. È un po’ come
fare una rivoluzione per rovesciare un regime democratico. Una contraddizione,
una palese assurdità.
L’attuale governo è stato chiamato a svolgere un compito
difficile, quasi impossibile, in una condizione di assoluta emergenza per il
Paese. È sostenuto da una maggioranza ampia – troppo ampia – ma del tutto
eterogenea, costituita da forze politiche tra loro estremamente conflittuali. L’esecutivo
dei tecnici è dunque costretto a procedere tra innumerevoli equilibrismi: è
necessario scontentare tutti ma, allo stesso tempo, accontentare tutti. Un vero
rompicapo. D’altra parte, questo aspetto rappresenta sia il punto di forza che
di debolezza del governo. Non esistono alternative e, comunque, nessuna forza
politica è in grado di assumersi, di fronte al Paese, la grave responsabilità
di provocarne una eventuale caduta. Questa è la realtà, che piaccia o no.
Torniamo ad analizzare l’azione del sindacato. Se, da una
parte, può essere compreso l’atteggiamento della CGIL, risulta del tutto
incomprensibile invece la condotta di CISL e UIL. Il maggiore sindacato italiano ha
contrastato con forza – pur nell’isolamento – l’azione del governo Berlusconi,
pertanto il suo attuale comportamento risulta comunque ammantato di una certa
coerenza, anche se non può magari essere condiviso nella sua totalità. La
coerenza è, in ogni modo, un valore importante e merita rispetto. Ben diverso è
il giudizio su CISL e UIL e sugli ineffabili segretari generali Bonanni e
Angeletti. Dov’erano costoro quando, per anni, un governo sciagurato ha
massacrato l’intero Paese e i suoi lavoratori? Ci ha condotto a pochi passi dal
baratro? Loro tacevano, proni e asserviti, acconsentivano a tutto, - in cambio
di cosa? - non promuovevano azioni di lotta, ma sparavano a zero sulla CGIL,
stringevano patti con individui incapaci, arroganti e odiosi quali ad esempio l’ex
ministro Sacconi.
E sale, l’indignazione continua a salire.
Chi scrive è un dipendente pubblico. Per anni non abbiamo
potuto esprimere le nostre proteste, non abbiamo voluto farlo. Ci sembrava
ingiusto, perché di fronte a lavoratori ancora più in difficoltà, a persone che
perdevano il posto di lavoro, noi apparivamo comunque privilegiati. Eppure
siamo stati tartassati in tutti i modi. Vi ricordate la famigerata riforma
Brunetta? Stipendi bloccati, contrattazione da biennale a triennale, penalizzazione
economica sui giorni di malattia, visite fiscali vessatorie, impossibilità di
rinnovo degli organi di rappresentanza dei lavoratori e tanti altri diritti
perduti. Dov’erano allora Bonanni e Angeletti, torno a chiedere? E i loro sindacati?
Zitti, muti, chini e conniventi. E adesso questi figuri hanno il coraggio e la
spudoratezza di esortare i lavoratori a condurre una crociata contro il governo
Monti, un esecutivo in carica da venti giorni, colpevole a loro avviso di aver
adottato provvedimenti sì in parte anche odiosi, ma comunque necessari. È chiaro
che il mancato adeguamento dell’inflazione su alcune categorie di pensionati
dovrà essere rivisto, e sono convinto che sarà fatto, così come si dovrà
cercare di alleggerire la pressione fiscale sulla tassa per la prima casa, tuttavia
il governo si è limitato, in questa triste congiuntura, a eseguire freddamente
il compito che è stato chiamato – da tutti noi – a svolgere. La valutazione sul
suo operato dovrà essere per forza di cose rimandata.
Bonanni e Angeletti. Il Gatto e la Volpe. Vergogna! Andate a
lavorare!
Sappiate che i veri lavoratori vi disprezzano.
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