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giovedì 8 dicembre 2011

IL GATTO E LA VOLPE



Sale, l’indignazione sale sempre più, si innalza la pressione e c’è il rischio di un’esplosione.
I tre maggiori sindacati italiani, riuniti dopo tanto tempo, hanno indetto uno sciopero contro i provvedimenti economici adottati dal governo Monti. Che cosa, in realtà, scatena la mia indignazione? La proclamazione dello stato di agitazione? Oppure qualcos’altro?
Cercherò di spiegarlo.
Innanzitutto è utile far rilevare che uno sciopero politico nei confronti di un esecutivo tecnico rappresenta un controsenso. È un po’ come fare una rivoluzione per rovesciare un regime democratico. Una contraddizione, una palese assurdità.
L’attuale governo è stato chiamato a svolgere un compito difficile, quasi impossibile, in una condizione di assoluta emergenza per il Paese. È sostenuto da una maggioranza ampia – troppo ampia – ma del tutto eterogenea, costituita da forze politiche tra loro estremamente conflittuali. L’esecutivo dei tecnici è dunque costretto a procedere tra innumerevoli equilibrismi: è necessario scontentare tutti ma, allo stesso tempo, accontentare tutti. Un vero rompicapo. D’altra parte, questo aspetto rappresenta sia il punto di forza che di debolezza del governo. Non esistono alternative e, comunque, nessuna forza politica è in grado di assumersi, di fronte al Paese, la grave responsabilità di provocarne una eventuale caduta. Questa è la realtà, che piaccia o no.
Torniamo ad analizzare l’azione del sindacato. Se, da una parte, può essere compreso l’atteggiamento della CGIL, risulta del tutto incomprensibile invece la condotta di CISL e UIL. Il maggiore sindacato italiano ha contrastato con forza – pur nell’isolamento – l’azione del governo Berlusconi, pertanto il suo attuale comportamento risulta comunque ammantato di una certa coerenza, anche se non può magari essere condiviso nella sua totalità. La coerenza è, in ogni modo, un valore importante e merita rispetto. Ben diverso è il giudizio su CISL e UIL e sugli ineffabili segretari generali Bonanni e Angeletti. Dov’erano costoro quando, per anni, un governo sciagurato ha massacrato l’intero Paese e i suoi lavoratori? Ci ha condotto a pochi passi dal baratro? Loro tacevano, proni e asserviti, acconsentivano a tutto, - in cambio di cosa? - non promuovevano azioni di lotta, ma sparavano a zero sulla CGIL, stringevano patti con individui incapaci, arroganti e odiosi quali ad esempio l’ex ministro Sacconi.
E sale, l’indignazione continua a salire.
Chi scrive è un dipendente pubblico. Per anni non abbiamo potuto esprimere le nostre proteste, non abbiamo voluto farlo. Ci sembrava ingiusto, perché di fronte a lavoratori ancora più in difficoltà, a persone che perdevano il posto di lavoro, noi apparivamo comunque privilegiati. Eppure siamo stati tartassati in tutti i modi. Vi ricordate la famigerata riforma Brunetta? Stipendi bloccati, contrattazione da biennale a triennale, penalizzazione economica sui giorni di malattia, visite fiscali vessatorie, impossibilità di rinnovo degli organi di rappresentanza dei lavoratori e tanti altri diritti perduti. Dov’erano allora Bonanni e Angeletti, torno a chiedere? E i loro sindacati? Zitti, muti, chini e conniventi. E adesso questi figuri hanno il coraggio e la spudoratezza di esortare i lavoratori a condurre una crociata contro il governo Monti, un esecutivo in carica da venti giorni, colpevole a loro avviso di aver adottato provvedimenti sì in parte anche odiosi, ma comunque necessari. È chiaro che il mancato adeguamento dell’inflazione su alcune categorie di pensionati dovrà essere rivisto, e sono convinto che sarà fatto, così come si dovrà cercare di alleggerire la pressione fiscale sulla tassa per la prima casa, tuttavia il governo si è limitato, in questa triste congiuntura, a eseguire freddamente il compito che è stato chiamato – da tutti noi – a svolgere. La valutazione sul suo operato dovrà essere per forza di cose rimandata.
Bonanni e Angeletti. Il Gatto e la Volpe. Vergogna! Andate a lavorare!
Sappiate che i veri lavoratori vi disprezzano.
  



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