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sabato 24 dicembre 2011

LE RENNE DI NATALE



In un luogo freddo e  isolato, dentro una grande baracca di legno.
“Tutto a posto? Si può partire?” dice Capa Renna.
Renna Nera, Renna Bruna e Rennetta si guardano, scuotono il testone ornato da poderosi palchi.
“Non proprio” dice infine la più giovane delle tre, con un filo di voce.
“Come?”
“Non c’è, lui non c’è.”
“E dov’è? Ah, ho capito. Rennetta, vai a recuperarlo.”
“Ma…”
“Subito!”
La giovane renna esce. Fuori, l’intero paesaggio è ricoperto di neve. Lei si dirige verso una piccola costruzione. I suoi zoccoli non producono alcun rumore. Apre la porta della casetta spingendo con il muso. All’interno c’è molta confusione. Gli avventori del piccolo locale sembrano piuttosto allegri. Qualcuno canta. Canti natalizi, naturalmente, anche se le voci sono stonate e impastate. Rennetta si avvicina al bancone. L’oste è un tipo dal volto rubizzo, e la accoglie con un sorriso.
“È qui?” domanda l’animale.
“Eh? Come dici?” risponde l’uomo.
“Lui è qui?” insiste la giovane renna.
“Può darsi, anche se adesso non lo vedo.”
“Abbiamo bisogno di lui. Stiamo per partire.”
“Che cosa? Partire? Vuoi dire che stanotte…”
Rennetta annuisce.
“Accidenti! Me ne ero completamente scordato!”
“Dov’è?” insiste Rennetta, che non riesce più a nascondere l’apprensione.
“Non lo so. Gli ho servito più volte da bere e poi…”
“Devo trovarlo!”
“Guarda in fondo al locale. Un po’ di tempo fa era seduto all’ultimo tavolo, quello vicino alla finestra.”
Rennetta si avvia nella direzione indicata. Nessuno fa caso a lei, tutti continuano a bere. Giunta al tavolo segnalato, nota che non c’è nessuno. Sul piano ci sono una bottiglia e un bicchiere, entrambi vuoti. All’improvviso sente una specie di lamento provenire da sotto il tavolo. La renna piega le zampe anteriori e si abbassa per vedere meglio. E lo scorge. L’uomo è disteso a terra, completamente ubriaco. Si tratta di un individuo anziano, di grossa corporatura, che indossa uno strano costume rosso, bordato di bianco. Ha una lunga barba candida. Sta russando, e non sembra in condizioni di potersi rialzare, e assolutamente non é in grado di svolgere il consueto servizio. Rennetta, anche se è al suo primo incarico, comprende subito la gravità della situazione. Pensa a come reagirà Capa Renna ed è terrorizzata. Eppure non c’è altro da fare. Affranta e sconsolata, ritorna di corsa alla grande baracca, quella dove l’aspettano le compagne e la grande slitta ormai carica. Riferisce. La reazione di Capa Renna, tuttavia, è sorprendente.
“Poco male” dice. “Vuol dire che si ritornerà alle origini.”
Renna Nera e Renna Bruna annuiscono, serie e compunte. Rennetta non capisce.
“Vuoi dire che andremo solo noi?” domanda, con un po’ di timore.
“Certo! In fondo il Patto Primario prevedeva questo.”
“Ma…”
“Tu sei giovane, cara Rennetta, e meriti una spiegazione. Vedi, all’inizio dei tempi tra gli animali e gli esseri umani fu sancito un accordo che avrebbe consentito la pacifica convivenza e il rispetto tra gli uni e gli altri. Il garante fu lo stesso Creatore!”
“Che cosa prevedeva?” chiede la giovane renna.
“Fu deciso che, a ogni Natale, gli animali, in segno di pace, avrebbero consegnato dei regali ai cuccioli degli uomini. E l’onore di assolvere tale compito spettò a noi!” disse con orgoglio Capa Renna.
“Per…”
“Non domandarmi il perché! Nessuno lo sa! Non è importante!”
“Certo… certo...”
“Da allora abbiamo sempre svolto questo incarico.”
“Ma i rapporti tra noi e gli esseri umani non sono affatto pacifici!” osò dire Rennetta. “Loro ci maltrattano, e spesso si accaniscono contro di noi con grande crudeltà!”
“Rennetta! Non.. ” interviene Renna Bruna.
“No!” La interrompe Capa Renna. “La giovane ha ragione. È una domanda che mi sono posto anch’io innumerevoli volte. E credo di avere una risposta: la responsabilità è del vecchio.”
“Ma chi è veramente il vecchio?” chiede ancora Rennetta, che ormai ha preso coraggio.
“Oh! È un semplice essere umano. All’inizio ci era stato affidato per dare una mano nel caricare la slitta. Con il passare del tempo si è… come dire… un po’ allargato…”
“Ti riferisci alla sua corporatura?” chiede Renna Nera.
“No, mi riferisco al suo modo di fare. Ha cominciato a considerarsi superiore a noi, e alla fine si è montato la testa. Si è cucito quel ridicolo costume e ha fatto credere ai suoi simili di essere lui il vero artefice del Natale, di essere lui a consegnare i doni!”
“È un impostore!” dice Rennetta, indignata.
Capa Renna la guarda, benevola. Sorride.
“No, mia cara. Si tratta semplicemente di un essere umano. Né più, né meno.”
“Vale a dire?”
“Gli esseri umani sono deboli. Come sempre, dobbiamo aiutarli a migliorarsi. E questa notte lo faremo una volta di più. Consegneremo noi i regali. Sono convinta che i cuccioli d’uomo che riceveranno direttamente da noi i doni saranno esseri migliori, quando saranno cresciuti. Il Patto sarà finalmente ripristinato e rispettato.
Rennetta guarda con ammirazione Capa Renna. Renna Bruna e Renna Nera annuiscono. Poi, tutte insieme, si dirigono verso la slitta. 

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