Powered By Blogger

domenica 7 agosto 2011

MICROSTORIA


Il pensionato camminava attraverso il piccolo e malconcio giardino pubblico, meta della sua passeggiata quotidiana quando, all’improvviso, si arrestò. Ne era certo, qualcuno lo stava seguendo, e non si trattava della prima volta. Aveva già notato più volte quell’ometto aggirarsi attorno a lui, all’ufficio postale, in banca, al bar, per la strada, e in altri svariati luoghi, ma aveva pensato a semplici coincidenze, a incontri del tutto casuali, e invece non era così. Decise di affrontarlo, per chiedere spiegazioni. Si appostò dietro a un cespuglio e attese. Quando l’ometto raggiunse quel punto, sbucò fuori all’improvviso.
“Fermo! Perché mi sta pedinando? Perché ce l’ha con me?”
L’altro si spaventò, puntò a terra con forza il bastone che teneva in mano,  per non cadere. Un elegante bastone da passeggio con il pomo in avorio.
“Esigo delle spiegazioni!” lo incalzò il pensionato, cercando di approfittare del momentaneo sbigottimento del suo pedinatore. Ma, allo stesso tempo, lo osservò meglio. Sembrava piuttosto anziano, ottant’anni almeno, mingherlino, il capo quasi del tutto calvo, occhiali senza montatura con lenti molto spesse. Il pensionato considerò che non poteva certo rappresentare un pericolo e si calmò.
“Mi scusi, ma…” cercò di giustificarsi il vecchietto.
“Chi è lei?”
“Ha ragione, è opportuno che le fornisca dei chiarimenti. Sono il professor Eugenio Dottis, docente di storia a riposo. Lei non mi conosce, ma io non posso dire la stessa cosa nei suoi confronti. Io la conosco molto bene, e questo perché lei è l’oggetto di tutti i miei studi degli ultimi cinquant’anni.”
“Che cosa?” domandò il pensionato, sbalordito.
“Comprendo il suo stupore, ma è così. Ho iniziato la ricerca tanti anni fa, quando ero un semplice assistente universitario. E poi l’ho proseguita. In verità, devo dire che finalmente è quasi terminata. Vede, ormai sono vecchio, ed è giunto il momento di concludere.”
“Ma… di cosa si tratta? Non capisco…”
“Mi permetta di spiegare. Sa che cos’è la microstoria?”
“Un racconto molto breve?” azzardò il pensionato.
Il professor Dottis sorrise.
“No, si tratta di un approccio particolare alla storia. Invece dei grandi eventi, degli accadimenti collettivi che, secondo alcuni, sono quelli che determinano il corso della storia e i grandi cambiamenti, si prendono in esame, si studiano e si analizzano i piccoli fatti, le azioni più insignificanti delle persone. In parole povere, prevale la prospettiva del singolare, dell’individuale, dell’effimero, il tutto filtrato attraverso la contemporanea osservazione dei mutamenti demografici, economici e di costume.”
Dottis prese fiato. Pareva stremato.
“E io che cosa c’entro con i suoi studi?” chiese il pensionato.
Il professore sospirò, paziente.
“L’ho appena spiegato. Io ho scelto lei. Ho osservato tutta la sua vita, fin nei dettagli più minuziosi, da quando si è sposato, a vent’anni, due mesi e quattordici giorni, ad adesso. Cinquant’anni di esistenza di un individuo insignificante…”
“Come si permette?” si inalberò il pensionato.
“Mi perdoni, non intendevo essere offensivo. Volevo semplicemente affermare che tutti noi, a livello singolo, siamo privi di interesse. Almeno, è ciò che si ritiene comunemente, ma io non sono d’accordo e credo di averlo dimostrato con i miei studi. Le bozze dei primi due volumi della storia della sua vita stanno per andare in stampa…”
“Due volumi?”
“In realtà sono quattro. Il terzo è praticamente concluso, e il quarto raccoglie documenti e testimonianze. In tutto saranno più di settemila pagine.”
“Settemila?”
“Proprio così. La vita di ogni persona è incredibilmente varia e ricca di avvenimenti interessanti. Chi l’avrebbe mai detto?”
Dottis estrasse un piccolo taccuino.
“Che sta facendo?” lo interrogò il pensionato.
“Sto prendendo appunti riguardo al nostro incontro odierno. Sa, la memoria non è più quella di una volta!”
L’altro scosse il capo, sconsolato.
“Perché ha scelto proprio me?”
Dottis alzò le spalle.
“Diciamo che è stata una cosa abbastanza casuale.”
“E lei mi ha sempre seguito per tutti questi anni?”
Il professore sorrise di nuovo.
“No, lo hanno fatto per me dieci generazioni di studenti, sempre diversi, Per questo motivo lei non si è mai accorto di nulla. Da quando sono a riposo, invece, ho qualche problema, e di conseguenza ho dovuto occuparmi di persona anche di questo aspetto della ricerca.”
“E il privato? Voglio dire, nessuno mi ha mai seguito, e spiato, in casa. Il suo lavoro è incompleto!”
“Vede, la dimensione domestica riveste un’importanza fondamentale nel mio lavoro. Le assicuro che è piuttosto completa e non meno dettagliata rispetto al resto dell’indagine.”
“Come è possibile?” chiese il pensionato, incredulo.
“Vede, quando ero un giovane assistente una studentessa si appassionò talmente tanto alla ricerca che decise di collaborare con me fino alla sua conclusione. Cinquant’anni!””
“Non capisco…”
“No? Allora lo chieda a sua moglie. Quella studentessa era lei.”




Nessun commento:

Posta un commento