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domenica 21 agosto 2011

L'AMANTE



Quel giorno Luca scoprì che Giorgio, il collega dell’Ufficio Crediti Inesigibili, aveva un’amante. Fu lui stesso a dirglielo, non celando per nulla un certo sgradevole compiacimento. Ma non era tutto. Pure Oldani, il loro capo, intratteneva da qualche tempo una relazione con la propria segretaria, disse sempre Giorgio e, roba da non credere, anche Orsoni, il fattorino, poco più di un sub-umano a parere di Luca, aveva una storia con la portinaia dello stabile dove abitava.
Conoscere quelle intime informazioni sconvolse nel profondo l’animo di Luca. Lui era sposato da oltre dieci anni e mai aveva pensato di tradire la moglie. Si domandò il perché. La risposta, sincera, in realtà lo lasciò sconcertato. Non l’aveva fatto semplicemente perché era molto pigro. Decise quindi di combattere la sua naturale indolenza e di rimediare a quella mancanza, dal momento che non si sentiva certamente inferiore ai colleghi. Anzi, rispetto a loro era di sicuro un individuo più brillante e inoltre possedeva una maggiore prestanza fisica. Naturalmente, non intendeva sprecare tempo, quindi si orientò verso un obiettivo che riteneva facilmente raggiungibile. E agì, con grande e insolita determinazione.
Abbordò la signorina Corti all’uscita dal lavoro.
Entrambi lavoravano per la stessa ditta, nello stesso palazzo, ma soltanto raramente succedeva loro di incontrarsi, poiché la ragazza, una tra le numerose addette di segreteria del Direttore Totale, se ne stava sempre rintanata nel proprio ufficio. La giovane, che tanto giovane ormai non era più, non era sposata e, sulla base dei pettegolezzi raccolti in modo frettoloso da Luca nei vari uffici, non aveva neppure mai avuto uno straccio di spasimante. Una preda facile, insomma.
La signorina Corti, come detto, non era più nel fiore degli anni, avendo già superato da un po’ la quarantina, tuttavia la sua figura non era mutata di molto con il trascorrere degli anni. Luca la osservò da dietro. Alta di statura, con i fianchi un po’ pesanti, la schiena larga e piatta e le gambe stranamente sottili rispetto al corpo, un’andatura incerta, sgraziata. I capelli, di colore castano chiari, apparivano gonfi, imprigionati in una permanente del tutto fuori moda. L’uomo sospirò, affrettò il passo e la raggiunse.
“Ciao!” esordì con falso entusiasmo, toccandola su una spalla nuda.
Lei si arrestò, sorpresa.
“Ah! Luca! Sei tu!”
“Stai andando a casa?” domandò lui.
Lei spalancò gli occhi. Erano grandi, ma privi di luce.
“Veramente no. Pensavo di dare un’occhiata alle vetrine. Sai, i saldi…”
“E poi?” proseguì Luca, perfido.
Lei rimase per un attimo interdetta. Poi riprese a camminare, osservandolo.
“Be’… alla fine dovrò tornare davvero a casa” disse. “In quella grande casa vuota” aggiunse, con aria triste.
“Anch’io questa sera sarò solo” buttò lì Luca, con noncuranza.
Lei, immediatamente, parve interessata, anche se fece il possibile per dissimulare la sua curiosità.
“Ah sì?” sussurrò.
“Mia moglie non c’è, tornerà tardi. Sai, una cena con le amiche, o qualcosa del genere. E dopo, un salto in discoteca. Insomma, una specie di rimpatriata…”
“Capisco” disse la signorina Corti, pensierosa.
“Senti, che ne dici se andiamo a cena da qualche parte, io e te? Così nessuno di noi due passerà la serata da solo. Potremo parlare un po’, spettegolare sui colleghi, sul direttore…”
“Dici sul serio?” domandò lei. Il suo sguardo diventò all’improvviso luminoso.
“Certo!” confermò Luca.
“E se invece tu venissi a cena da me? Ti assicuro che sono un’ottima cuoca!”
“Non vorrei dare troppo disturbo…” disse Luca, con voce soave. Ormai aveva capito che la sua trappola era scattata.
“No! Che dici? Mi farebbe molto piacere, credimi!” rispose la donna, che ormai non riusciva più a trattenere il proprio entusiasmo.
“Va bene!” disse Luca. “A che ora?”
“Alle otto?”
Lui sorrise e annuì. Si rese conto che ormai aveva raggiunto il suo scopo. Mancava solo la rifinitura.
La cena, più tardi, andò benissimo. La signorina Corti non aveva mentito: era davvero una cuoca superlativa, anche se di rado aveva occasione di esibire quella sua dote a beneficio di qualcuno che non fosse il suo gatto.
E l’epilogo fu inevitabile. Subito dopo il lauto pasto, i due colleghi finirono in camera da letto. In verità, la prestazione amorosa di Luca non fu molto soddisfacente: in parte per aver ecceduto con le bevande alcoliche, e in parte perché le carni flaccide e inaspettatamente abbondanti della donna lo avevano un po’ disgustato. Tuttavia, la signorina Corti non aveva attribuito particolare peso a quel parziale insuccesso del suo amante e appariva nondimeno raggiante.  In seguito, considerò, avrebbero avuto tutto il tempo per rifarsi. Era sicura che a quello sarebbero seguiti tanti altri incontri.
Luca lasciò la casa della collega poco prima di mezzanotte e, quando giunse alle propria abitazione, sua moglie non era ancora rientrata. Allora, senza attendere il suo ritorno, si coricò, soddisfatto.
Il mattino dopo, in ufficio, la prima cosa che fece fu quella di telefonare alla sua amante dandole appuntamento alla macchina del caffè.  Era ancora presto, e i due erano soli.
“Ascolta, c’è un problema” disse Luca.
Lei impallidì, il suo sorriso si spense.
“Purtroppo non possiamo più vederci” proseguì l’uomo, in tono grave.
“Ma…”
“Aspetta” la interruppe lui. “Mia moglie deve aver intuito qualcosa.”
“Ma…”
“Quella donna possiede una specie di sesto senso per certe cose.”
“Ma…”
“Cerca di capire, non posso mettere a repentaglio la serenità della mia famiglia.”
“Ma…”
“In ogni caso, ti assicuro che è stato bello. Mi hai reso felice. Mi ricorderò sempre di te. Chissà, se tutto fosse capitato in un altro momento…” Sospirò.
“Ma…”
“Addio, mia cara.”
“Ma…” La signorina Corti spalancò ancor di più gli occhi, che si trasformarono in due profondi pozzi scuri.
Luca si voltò di scatto e uscì. Raggiunse l’ufficio, assalito da una febbrile frenesia.
Non vedeva l’ora di raccontare tutto a Giorgio.



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