Powered By Blogger

mercoledì 17 agosto 2011

IL DECORATORE



Scese dall’auto, scaricò tutta l’attrezzatura, la sistemò vicino alla porta d’ingresso della piccola villetta, poi suonò il campanello. Dopo alcuni istanti udì, all’interno dell’abitazione, una serie di passetti felpati e poi una donna si affacciò, mantenendo l’uscio socchiuso. Era piuttosto anziana ma con un aspetto ben curato. I capelli, radi e sottili, erano perfettamente pettinati,  gli occhi erano leggermente truccati e non mancava un filo di rossetto sulle labbra sottili. E indossava minuscoli orecchini d’oro. Sembrava vestita di tutto punto, e con la borsetta in mano, pronta per uscire.
“Ah! È lei!” esclamò, contenta, spalancando completamente la porta.
“Buongiorno, signora!” disse l’imbianchino.
L’uomo indossava una tuta da lavoro bianca, immacolata e, ben calcato sul capo, un cappello di carta di giornale.
“Mi piacciono le persone puntali” aggiunse la donna, poi fece strada, seguita dal decoratore che reggeva alcune latte di vernice e un contenitore di cartone.
“Può chiudere, signora” disse.
“E la scala?” domandò la donna, sorpresa. “Io non…”
“Non si preoccupi, non ne ho bisogno perché non la uso.”
“No?”
L’uomo sorrise.
“Stia tranquilla, utilizzo dei bastoni telescopici. Con quelli riesco ad arrivare dappertutto.”
“Teles…” cercò di ripetere la donna, ma non ci riuscì.
“Trucchi del mestiere!” tagliò corto l’imbianchino, e allora lei finalmente si rilassò.
“Come le ho detto al telefono, vorrei tinteggiare la cucina. Vede com’è sporca? Poi, il prossimo anno, penserò alla stanza da letto, o magari all’ingresso.”
“Non possiamo fare tutto l’appartamento?” domandò il decoratore.
“No! Per carità! Con la mia piccola pensione posso permettermi di rinnovare solo un ambiente alla volta.”
L’uomo rifletté un attimo.
“Signora, possiamo fare in questo modo. Io le ridipingo tutto l’alloggio, e lei mi pagherà una stanza all’anno. D’accordo?”
“Ma…” La donna era rimasta senza parole.
“Benissimo! Affare fatto!” la tolse dall’imbarazzo l’imbianchino.
“Occorreranno molti giorni?” domandò infine la vecchietta.
“Giorni? Per stasera sarà tutto finito!” rispose l’uomo.
“Davvero?” La donna era incredula.
“Certo!” confermò lui.
“Io stavo uscendo per andare da mia sorella. Vuol dire che quando sarò di ritorno, nel tardo pomeriggio, troverò veramente tutto fatto?”
“Glielo garantisco, signora. Abbia fiducia.”
“Allora me ne vado subito, così non le faccio perdere altro tempo!”
L’uomo ridacchiò.
“Non c’è problema. Buona giornata, signora.”
“Arrivederci, e buon lavoro!” E la donna uscì, felice.
Il decoratore iniziò i preparativi.
Non stese sul pavimento nessun telo, né coprì i mobili. Si diresse invece verso la latta di vernice e la aprì. Avrebbe anche potuto lasciare quel compito a loro, perché ne erano senz’altro capaci, ma di solito preferiva occuparsi di persona di quella piccola, piacevole incombenza. Per lui era una specie di rito. Annusò compiaciuto il buon odore della tinta e posò a terra il coperchio, poi si diresse verso la scatola di cartone. All’interno della stessa si poteva percepire una certa animazione. Rumori vari, scuotimenti, piccoli urti, sfregamenti.
L’imbianchino scosse la testa.
“Calmi!” intimò. Poi sollevò lentamente il coperchio e si scansò. Loro uscirono fuori come dei fulmini. Pennelli, di tutte le dimensioni, e rulli, anch’essi grandi e piccoli. E si tuffarono tutti, con ingordigia,  voraci, nell’enorme latta.
“Che diamine! Cos’è tutta questa fretta?” imprecò l’imbianchino. “Ce n’è per tutti!”
Dopo un po’, pennelli e rulli riemersero e si affacciarono sul bordo del secchio. Ben inzuppati, in attesa.
L’uomo li squadrò, severo.
“Statemi bene a sentire! Desidero che non facciate confusione. Ognuno di voi si occupi della propria zona, non intralciatevi e guai a chi si lascia sfuggire la più piccola macchia. La nostra cliente è una persona molto puntigliosa. Sono stato chiaro?”
In qualche modo, loro annuirono.
“Forza, adesso potete cominciare.”
Si slanciarono fuori dalla latta come delle autentiche furie e si dispersero nei vari ambienti. Aggredirono soffitti e pareti, insinuandosi ovunque, i più minuti e agili persino dietro ai mobili. Uno di loro a un certo punto si arrestò a metà di una parete e rimase immobile. L’imbianchino lo notò e sospirò.
“Hai ragione” disse. Si avvicinò e tolse un piccolo quadretto che era appeso al muro. L’unico in tutta la casa. Recava la fotografia di un uomo, forse il marito defunto della signora.  Il pennello aggredì lo spazio finalmente libero e lo riempì in un attimo.
“Non c’è altro da spostare, quindi lasciatemi in pace e fate il vostro lavoro” disse l’imbianchino. Poi si sedette sul divano, si accese una sigaretta e impugnò il telecomando del vecchio televisore. A un certo punto si addormentò. Fu svegliato dopo un po’ di tempo da un fruscio di setole impazienti.
“E adesso che cosa c’è di nuovo?” biascicò, ancora in parte addormentato. Poi comprese. La latta di vernice era vuota.
“Sapete che mi piace farlo, vero?” disse l’uomo, con un tono di voce quasi affettuoso. Aprì il contenitore e poi tornò ad accomodarsi sul divano. Pennelli e rulli, con rinnovato entusiasmo, ripresero a muoversi febbrili, anche se quella faticosa attività appariva per loro, più che un lavoro vero e proprio, soprattutto un divertimento.
Alle cinque del pomeriggio, l’opera di quegli esseri setolosi era terminata. L’appartamento risplendeva, pulito e luminoso.
Il decoratore si diresse verso la vasca da bagno e la riempì a metà.
“Su, adesso è l’ora di un bel tuffo!” invitò i pennelli. “Mi raccomando, datevi una bella ripulita.”
Poco dopo, quando tutto era ormai in ordine e i singolari imbianchini erano ormai tornati nella loro scatola, l’uomo udì girare la maniglia della serratura e la vecchia signora fece la sua ricomparsa. Osservò l’appartamento, stupita e meravigliata, poi guardò quello che riteneva l’artefice di tutto ciò.
“Complimenti! Ha fatto un lavoro stupendo! Lei è di una bravura incredibile! E non ha sporcato nulla! Neppure la sua tuta! Come ha fatto?”
L’imbianchino si strinse nelle spalle, lusingato.
“In effetti, non è del tutto merito mio…”
“Certo” disse la donna. “Un po’ di merito è anche di chi le ha insegnato così bene il lavoro.”
“In quanto alla tuta” riprese l’uomo. “Le confesso che sono un tipo molto ordinato, al limite della pignoleria, e quindi me ne porto sempre una di ricambio da indossare a lavoro ultimato.”
“Ah! Lo sa che lei è proprio un tipo singolare?”
“Dice?” domandò l’uomo, lanciando un’occhiata alla scatola di cartone, dalla quale non proveniva il minimo movimento.
I lavoratori si stavano già godendo il meritato riposo.
 

Nessun commento:

Posta un commento