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sabato 13 agosto 2011

MANOVRA-BIS



È passato poco più di un mese da quando è stata approvata la manovra economica da 7 miliardi (per l'anno in corso). Allora si disse che tale operazione sarebbe stata più che sufficiente, dal momento che l’Italia era certo in condizione critica, ma non più di altri paesi e che, comunque, nonostante la crisi globale, il nostro paese poteva affrontare le difficoltà contando su solidità che altre nazioni invece non possedevano. Balle. Tutte balle, come sempre. Ieri, in gran fretta, in situazione di estrema emergenza, dietro impulso (o forse anche qualcosa in più) delle autorità politiche e monetarie comunitarie, del Presidente della Repubblica, è stata promossa una terrificante manovra-bis da oltre 45 miliardi, distribuita su due anni.
Ci si chiede: perché l’aggravarsi della crisi non è stato previsto dai nostri geni economici? La risposta è semplice: per superficialità, incompetenza, incapacità totale e pura imbecillità da parte di chi sarebbe stato deputato a farlo. Anche in questo caso nulla di nuovo, direte, tuttavia mai come adesso il momento si presenta in tutta la sua drammaticità, ci troviamo in una fase di tale gravità che, nell’opinione pubblica, nei cittadini, la reale percezione dell’insieme tarda a farsi strada.
In ogni modo, per via dell’entità del provvedimento appena approvato, e proprio per il suo aspetto quantitativo, probabilmente sarà possibile rassicurare i mercati per un certo periodo di tempo e sfuggire così alla bancarotta, al famoso incubo del default, cioè di insolvenza dello stato. Per quanto tempo? Chissà, forse per sei mesi, magari per un anno. E poi? Poi sarà la fine della normalità e l’inizio dell’incubo.
Per quali motivi una manovra di tale entità rischia quasi certamente di rivelarsi inutile?
Innanzitutto perché andrà a colpire il solito ceto, quello medio, già sfibrato da anni di difficoltà, l’unico, per la sua composizione e consistenza, in grado di rappresentare un’autentica risorsa per la crescita e la ripresa. Inevitabilmente diminuiranno ancora di più i consumi, con conseguente contrazione dell’offerta e automatico calo della produzione di beni e servizi e con fatali ripercussioni sul mercato del lavoro, già duramente provato. Quindi, ulteriore aumento della disoccupazione, con altri lavoratori che perderanno il posto di lavoro e giovani che vedranno azzerarsi del tutto la prospettiva di un impiego. In pratica, avremo il proseguimento di una fase recessiva della quale sarà impossibile intravedere la fine, dal momento che al calo dei consumi farà seguito la diminuzione degli investimenti.
Ceto medio tartassato, dunque, e non invece utilizzato quale volano per una pur difficile ma non impossibile inversione di tendenza, mirata a portare il paese ad una anche debole ma costante fase di crescita.
Quale sarà invece l’impatto sulle classi sociali più deboli, sui meno abbienti da sempre, sui recenti nuovi poveri? Sarà drammatico, perché i ceti più disagiati saranno duramente colpiti dai tagli dei trasferimenti agli enti locali, organismi già ora in grande sofferenza, con conseguente ulteriore perdita di prestazioni e servizi, soprattutto nel campo dell’assistenza e del sostegno alle famiglie.
E i ceti più abbienti, oppure i grandi evasori? Che cosa è previsto per loro? Permettetemi, invece di una ovvia risposta, un'amara risata.
Nell’immediato futuro si prospetta, quindi, una situazione generale piuttosto difficile e penosa, di ardua sostenibilità. C’è il rischio di un improvviso inasprimento dei conflitti sociali, attualmente già presenti ma ancora latenti causa disorganizzazione dei soggetti disagiati. Tra l’altro, è sempre opportuno ricordare che la credibilità politica internazionale del nostro governo è pari a zero.
È possibile, a tutto ciò, porre un rimedio, trovare una soluzione? No, non è possibile, perché ormai è troppo tardi. L’incanto e l’ottundimento delle menti sono in gran parte svaniti, ma è comunque troppo tardi, ormai la realtà ci ha investito, e l’urto è stato durissimo, frastornante. Prima o poi, sarà necessario ricominciare tutto da capo.
Per chi sarà in condizione di farlo, naturalmente.
Ah! Dimenticavo…
Buon Ferragosto (?)
   

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