Lui non usciva mai. La sera prima,
tuttavia, aveva fatto un’eccezione. Una delle poche. Pregato, implorato dai
suoi amici aveva acconsentito a trascorrere la serata in un locale. Dapprima,
come sempre gli accadeva in quelle occasioni, si era annoiato. Quasi subito si
era pentito. Lui non beveva. In più, la musica era molto fastidiosa. Il volume,
alto in maniera esagerata, impediva di parlare. E poi tutta quella confusione
era insopportabile. Provocava un fastidioso senso di stordimento. E di
smarrimento. Perché la gente si ostinava ad accalcarsi in quei posti? Non riusciva
proprio a comprenderlo, non ne intuiva lo scopo. Eppure sembrava che
tutti, tranne lui, si stessero divertendo. Un divertimento forzato, del tutto
innaturale, ma quella era solo una sua sensazione.
A un certo punto della serata avevano
incontrato alcuni amici. Non suoi, ma degli altri. Con loro c’era una ragazza.
Aveva superato l’imbarazzo ed era riuscito, sebbene con grande fatica, a
scambiare alcune parole con lei. E aveva scoperto di avere di fronte una
persona piuttosto riservata ma simpatica. Si erano scambiati alcune
informazioni. Le solite: i nomi, gli studi, i principali interessi. Il numero
di telefono no, quello non aveva osato domandarlo. La ragazza, a differenza di
tutte le altre presenti, non era molto appariscente, non attirava l’attenzione
di nessuno. Era tutta per lui, e questo lo aveva reso contento. Odiava la
competizione, soprattutto quando si trattava di ragazze. Preferiva non
partecipare a quelle sfide, in tal modo la sconfitta risultava meno bruciante.
Perché usciva sempre battuto, per manifesta inferiorità, come gli piaceva
pensare con morbosa soddisfazione. Monica, quello era il suo nome, colto nel
frastuono della sala, era vestita in modo semplice. Mentre le altre ragazze
erano abbigliate secondo il consueto e banale stile finto-trasandato lei, pur
nella sua essenzialità, appariva elegante. Aveva classe. Alla fine il tempo era
trascorso in fretta e quasi non si era reso conto che si era fatto tardi, che
era ormai ora di rientrare. I due gruppi di amici si erano riuniti all’uscita,
e si erano accordati per rivedersi il giorno dopo, alla stessa ora, nel solito
locale. E tutti erano rimasti molto sorpresi quando anche lui aveva
acconsentito. Per mesi si era rifiutato di uscire, e ora quella decisione
suscitava stupore. Ma nessuno aveva sottolineato più di tanto quella sua
scelta. Erano stati scambiati dei fuggevoli sguardi, degli ammiccamenti, ma
nulla di più.
Quella notte non era riuscito a prendere
sonno. Non era stato capace di scacciare dalla mente l’immagine della ragazza.
Che, di momento in momento, diventava sempre più bella, sempre più
affascinante. Al mattino era rimasto a lungo a contemplarsi davanti allo
specchio. Che cosa ci trovava una ragazza come quella in uno come lui,
insignificante e tutt’altro che attraente? Forse aveva colto in lui quelle
qualità che sapeva di possedere ma che non riusciva mai ad esprimere in pieno?
Sì, forse era così, perché quella ragazza, Monica, era molto intelligente e
perspicace. In ogni caso, era certo di essersi innamorato di lei. Era stato
sufficiente lo spazio di una serata. Inoltre, era convinto di essere ricambiato
nel suo sentimento. Poteva sembrare incredibile, ma era così. L’incredibile era
accaduto. Chissà, forse aveva incontrato la donna della sua vita.
La giornata a scuola era stata un vero
tormento. Distante, svagato, non era riuscito a concentrarsi su nulla. Per
fortuna non era stato interrogato. Sarebbe stato un disastro. Per tutto il
tempo aveva pensato a ciò che avrebbe potuto dire a Monica quella sera. A
evocare argomenti di conversazione e a formulare pensieri profondi, argute
considerazioni. Si era anche chiesto, provando un po’ di disagio, fino a che
punto avrebbe potuto spingersi con lei. Non era un grande esperto di
corteggiamento, tanto valeva ammetterlo, quindi sarebbe stato facile compiere
passi falsi. In ultimo aveva deciso che, a un certo punto, ancora da stabilire,
le avrebbe preso la mano e, tenendola tra le sue, l’avrebbe accarezzata a
lungo. In seguito alla sua reazione avrebbe stabilito come procedere. Era comunque consapevole che
l’improvvisazione non era la sua dote più spiccata. Pensando a tutto ciò,
sudava.
Il pomeriggio, invece, era trascorso in
fretta. Naturalmente non era riuscito a studiare. Si era limitato a stare
seduto sul divano, a pensare. Forse aveva anche dormito un po’. Era stanco, nel
corpo ma soprattutto nella mente. Non era riuscito a cenare e i suoi genitori
si erano meravigliati. Di solito il suo appetito era molto robusto. Ultimati i
preparativi, tra i quali un’accurata rasatura e un’attenta vestizione, era
finalmente uscito. Era impossibile frenare i battiti del cuore. Le mani erano
gelate. Quasi in trance, aveva raggiunto gli amici nel luogo di ritrovo
stabilito poi, tutti insieme, si erano diretti al locale, dove avevano
appuntamento con l’altro gruppo. E con Monica.
Durante il tragitto, compiuto camminando
con rigidità e senza pronunciare una sola parola, aveva notato i suoi amici
osservarlo con preoccupata attenzione. Allora aveva cercato di sorridere per
rassicurarli ma non c'era riuscito. I suoi muscoli facciali avevano smesso di
funzionare.
Infine erano arrivati, gli altri li
stavano già aspettando.
Lei non c'era.
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