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venerdì 7 settembre 2012

ESTATE ITALIANA



L’estate si sta avviando alla sua conclusione. Un periodo contrassegnato dal grande caldo, con temperature massime che non erano più state raggiunte da molti anni. Un bel tempo che, in condizioni normali, avrebbe spinto gli italiani a concentrarsi in massa nei luoghi di villeggiatura, per godere del refrigerio dell’acqua di mare o della frescura dell’aria di montagna. Invece non è stato così. Perché c’è la crisi economica, i disoccupati seguitano ad aumentare, così come è cresciuto il numero di lavoratori in cassa integrazione oppure quello di chi il posto di lavoro lo ha addirittura perso. E altre imprese saranno destinate a soccombere nei prossimi mesi. Meno presenze nei luoghi di vacanza, dunque, con il risultato che anche il settore del turismo ha sofferto. Il solito circolo vizioso, dal quale è difficile uscire fuori.
Nel frattempo, ci domandiamo, che cosa ha fatto la politica? Consapevole – ci si augura – delle difficoltà attraversate dal Paese, in quale modo è intervenuta per tentare di alleviare le penurie della gran parte dei cittadini?
Tra i vari soggetti politici sulla scena, il Presidente della Repubblica è stato più volte al centro delle vicende pubbliche estive. Dapprima per le sue ripetute e accorate esortazioni ai partiti a intraprendere, prima che sia troppo tardi, la via delle riforme condivise, e in particolare l’accordo su una nuova legge elettorale. In un secondo tempo Giorgio Napolitano è stato coinvolto, suo malgrado, nell’oscura vicenda della presunta trattativa Stato-mafia avvenuta circa vent’anni fa. Il Presidente è stato accusato di reticenza riguardo al contenuto di alcuni colloqui privati avvenuti con Nicola Mancino, l’allora ministro dell’Interno, e intercettati dalla Procura di Palermo, essendo l’ex-ministro coinvolto nell’inchiesta dei magistrati del capoluogo siciliano. La reazione di Napolitano è stata veemente, dal momento che, a suo avviso, sono state messe in discussione le prerogative del ruolo presidenziale, la principale tra tutte quella di non essere oggetto di intercettazioni. Toccherà alla Corte Costituzionale dirimere la spinosa questione. In ogni caso l’immagine del Presidente è stata scalfita e un po’ indebolita. Ci si chiede se tutto ciò non faccia parte di un preciso disegno rivolto a sfibrare, di conseguenza, il governo Monti, che di Napolitano è diretta emanazione. Tutto è possibile, nel nostro disgraziato Paese. Tuttavia, in mancanza di precisi riscontri, è inutile inseguire presunti complotti o fantasiose macchinazioni. Non porta a nulla.
Dal canto suo, l’esecutivo guidato dall’economista lombardo ha proseguito, pur tra mille complicazioni e con l'importante sostegno del governatore della BCE Mario Draghi,, la sua azione per condurre l’Italia definitivamente fuori da ogni pericolo, e per sottrarla alle attività speculative dei mercati finanziari, sempre piuttosto aggressivi verso chi appare debole (e noi di sicuro lo siamo, a causa dell’imponente stock di debito pubblico accumulato). I casi della Grecia e della Spagna, a riguardo, sono esemplari.
Grazie all’indiscusso prestigio personale di Mario Monti la posizione dell’Italia, sia a livello europeo che internazionale, si è consolidata. Certo, rimane ancora molto da fare a livello interno, ed è tempo di attuare finalmente una redistribuzione delle (scarse) risorse esistenti. Naturalmente ciò non può essere fatto dall’attuale governo, che si regge su una maggioranza anomala e dispettosa, ma deve essere messo in pratica da una coalizione politica che disponga di una ampia prevalenza numerica e che soprattutto sia omogenea. Più facile a dirsi che a farsi…
E i partiti, come si sono comportati durante questa torrida estate? Si sono assunti in pieno le loro responsabilità, com’era auspicabile, oppure si sono dimostrati, come sempre, scriteriati?
Più che sconsiderati, si sono dimostrati del tutto incoscienti nonché incapaci di percepire l’umore dei cittadini nei loro confronti. Si erano impegnati a riformare la legge elettorale e finora non lo hanno fatto. Per il resto, la loro azione è risultata completamente nulla.
Il PD ha scelto il partito di Vendola quale probabile alleato alle prossime elezioni, prendendo così le distanze (e ciò doveva essere fatto subito) dai centristi di Casini, i quali rischiano di dover condurre una corsa solitaria, essendo al momento improponibile un loro accordo con le formazioni di centro-destra. Inoltre, sempre il PD ha seri problemi di governabilità interna. Il segretario Bersani è sempre più incalzato da Matteo Renzi, autocandidatosi aspirante premier, e rischia di soccombere di fronte alla spinta “rottamatrice”, chissà se del tutto positiva, del sindaco di Firenze. I notabili del Partito Democratico, per ora, fanno quadrato e resistono. Fino a quando, non si sa.
Silvio Berlusconi è ancora indeciso se ridiscendere in campo per l’ennesima volta. Alla fine lo farà, perché a suo avviso la gente lo vuole (la stessa che si è fatta abbindolare per vent’anni?) portando così alla distruzione la sua creatura più malriuscita, il PDL. Poco male.
Antonio Di Pietro invece è riuscito nell’impresa non facile di isolarsi completamente. I continui battibecchi con il Partito Democratico, suo possibile alleato fino a poco tempo fa, l’ostilità (eccessiva e insensata) verso il Governo Monti e gli attacchi irragionevoli al Presidente della Repubblica lo hanno alla fine costretto all’angolo e hanno scatenato mugugni all’interno del suo partito. Non si prevede, per lui, un grande futuro politico.
La stessa cosa si può dire per la Lega Nord, uscita con le ossa rotte dagli scandali familiari del vecchio Umberto Bossi. Il nuovo segretario non sembra in grado di imprimere al movimento nuovo abbrivio. La gente del Nord è stanca è sfiduciata, sarà difficile per chiunque continuare a illuderla e ingannarla.
In quanto a Grillo e al suo (?) Movimento Cinque Stelle, è meglio stendere un velo pietoso. Non abbiamo assolutamente bisogno che ulteriori incubi si materializzino.
Signori, lo scenario attuale è questo. Purtroppo peggiorerà, quando l’intero mondo politico sarà intriso dagli umori avvelenati di una campagna elettorale che si preannuncia alquanto aspra.
C’è il rischio concreto di un nuovo periodo di instabilità, che potrebbe compromettere ciò che di buono è stato fatto negli ultimi mesi.
Come sempre ci rimetterà il Paese. E ne pagheremo le conseguenze noi tutti.

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