L’estate si sta
avviando alla sua conclusione. Un periodo contrassegnato dal grande caldo, con
temperature massime che non erano più state raggiunte da molti anni. Un bel
tempo che, in condizioni normali, avrebbe spinto gli italiani a concentrarsi in
massa nei luoghi di villeggiatura, per godere del refrigerio dell’acqua di mare
o della frescura dell’aria di montagna. Invece non è stato così. Perché c’è la
crisi economica, i disoccupati seguitano ad aumentare, così come è cresciuto il
numero di lavoratori in cassa integrazione oppure quello di chi il posto di
lavoro lo ha addirittura perso. E altre imprese saranno destinate a soccombere
nei prossimi mesi. Meno presenze nei luoghi di vacanza, dunque, con il
risultato che anche il settore del turismo ha sofferto. Il solito circolo
vizioso, dal quale è difficile uscire fuori.
Nel frattempo, ci
domandiamo, che cosa ha fatto la politica? Consapevole – ci si augura – delle difficoltà
attraversate dal Paese, in quale modo è intervenuta per tentare di alleviare le
penurie della gran parte dei cittadini?
Tra i vari soggetti
politici sulla scena, il Presidente della Repubblica è stato più volte al
centro delle vicende pubbliche estive. Dapprima per le sue ripetute e accorate
esortazioni ai partiti a intraprendere, prima che sia troppo tardi, la via
delle riforme condivise, e in particolare l’accordo su una nuova legge
elettorale. In un secondo tempo Giorgio Napolitano è stato coinvolto, suo
malgrado, nell’oscura vicenda della presunta trattativa Stato-mafia avvenuta
circa vent’anni fa. Il Presidente è stato accusato di reticenza riguardo al
contenuto di alcuni colloqui privati avvenuti con Nicola Mancino, l’allora
ministro dell’Interno, e intercettati dalla Procura di Palermo, essendo l’ex-ministro
coinvolto nell’inchiesta dei magistrati del capoluogo siciliano. La reazione di
Napolitano è stata veemente, dal momento che, a suo avviso, sono state messe in
discussione le prerogative del ruolo presidenziale, la principale tra tutte
quella di non essere oggetto di intercettazioni. Toccherà alla Corte
Costituzionale dirimere la spinosa questione. In ogni caso l’immagine del Presidente
è stata scalfita e un po’ indebolita. Ci si chiede se tutto ciò non faccia
parte di un preciso disegno rivolto a sfibrare, di conseguenza, il governo
Monti, che di Napolitano è diretta emanazione. Tutto è possibile, nel nostro
disgraziato Paese. Tuttavia, in mancanza di precisi riscontri, è inutile
inseguire presunti complotti o fantasiose macchinazioni. Non porta a nulla.
Dal canto suo, l’esecutivo
guidato dall’economista lombardo ha proseguito, pur tra mille complicazioni e con l'importante sostegno del governatore della BCE Mario Draghi,, la
sua azione per condurre l’Italia definitivamente fuori da ogni pericolo, e per
sottrarla alle attività speculative dei mercati finanziari, sempre piuttosto aggressivi
verso chi appare debole (e noi di sicuro lo siamo, a causa dell’imponente stock
di debito pubblico accumulato). I casi della Grecia e della Spagna, a riguardo,
sono esemplari.
Grazie all’indiscusso
prestigio personale di Mario Monti la posizione dell’Italia, sia a livello
europeo che internazionale, si è consolidata. Certo, rimane ancora molto da
fare a livello interno, ed è tempo di attuare finalmente una redistribuzione
delle (scarse) risorse esistenti. Naturalmente ciò non può essere fatto dall’attuale
governo, che si regge su una maggioranza anomala e dispettosa, ma deve essere
messo in pratica da una coalizione politica che disponga di una ampia
prevalenza numerica e che soprattutto sia omogenea. Più facile a dirsi che a
farsi…
E i partiti, come si
sono comportati durante questa torrida estate? Si sono assunti in pieno le loro
responsabilità, com’era auspicabile, oppure si sono dimostrati, come sempre,
scriteriati?
Più che sconsiderati,
si sono dimostrati del tutto incoscienti nonché incapaci di percepire l’umore
dei cittadini nei loro confronti. Si erano impegnati a riformare la legge
elettorale e finora non lo hanno fatto. Per il resto, la loro azione è risultata
completamente nulla.
Il PD ha scelto il
partito di Vendola quale probabile alleato alle prossime elezioni, prendendo
così le distanze (e ciò doveva essere fatto subito) dai centristi di Casini, i
quali rischiano di dover condurre una corsa solitaria, essendo al momento
improponibile un loro accordo con le formazioni di centro-destra. Inoltre,
sempre il PD ha seri problemi di governabilità interna. Il segretario Bersani è
sempre più incalzato da Matteo Renzi, autocandidatosi aspirante premier, e
rischia di soccombere di fronte alla spinta “rottamatrice”, chissà se del tutto
positiva, del sindaco di Firenze. I notabili del Partito Democratico, per ora, fanno
quadrato e resistono. Fino a quando, non si sa.
Silvio Berlusconi è
ancora indeciso se ridiscendere in campo per l’ennesima volta. Alla fine lo
farà, perché a suo avviso la gente lo vuole (la stessa che si è fatta
abbindolare per vent’anni?) portando così alla distruzione la sua creatura più
malriuscita, il PDL. Poco male.
Antonio Di Pietro
invece è riuscito nell’impresa non facile di isolarsi completamente. I continui
battibecchi con il Partito Democratico, suo possibile alleato fino a poco tempo
fa, l’ostilità (eccessiva e insensata) verso il Governo Monti e gli attacchi irragionevoli
al Presidente della Repubblica lo hanno alla fine costretto all’angolo e hanno
scatenato mugugni all’interno del suo partito. Non si prevede, per lui, un
grande futuro politico.
La stessa cosa si può
dire per la Lega Nord, uscita con le ossa rotte dagli scandali familiari del
vecchio Umberto Bossi. Il nuovo segretario non sembra in grado di imprimere al
movimento nuovo abbrivio. La gente del Nord è stanca è sfiduciata, sarà
difficile per chiunque continuare a illuderla e ingannarla.
In quanto a Grillo e al suo (?) Movimento Cinque Stelle, è meglio stendere un velo pietoso. Non abbiamo assolutamente bisogno che ulteriori incubi si materializzino.
Signori, lo scenario
attuale è questo. Purtroppo peggiorerà, quando l’intero mondo politico sarà
intriso dagli umori avvelenati di una campagna elettorale che si preannuncia
alquanto aspra.
C’è il rischio concreto
di un nuovo periodo di instabilità, che potrebbe compromettere ciò che di buono
è stato fatto negli ultimi mesi.
Come sempre ci
rimetterà il Paese. E ne pagheremo le conseguenze noi tutti.
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