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venerdì 30 settembre 2011

RICAMBIO



Tutto iniziò con la sensazionale scoperta di Hobbart. Proprio quell’anno l’illustre scienziato ottenne i premi Nobel sia per la medicina che per la fisica. Un fatto simile non era mai accaduto in precedenza. Inoltre, fu assegnato uno speciale riconoscimento anche al suo cane Flock, il cui contributo era risultato determinante per portare a termine l’importante ricerca. Da allora tutto è cambiato e nulla sarà più come prima.
Oggi, in tutte le città del pianeta esiste una piazza Hobbart o una via Flock, oppure un qualche monumento dedicato ai due insigni ricercatori.
Il professor Hobbart, dopo anni di studio, era riuscito nell’impresa, che pareva impossibile, di decifrare il linguaggio dei cani. L’uomo e il cane poterono, da quello storico momento, finalmente dialogare.
In tutta onestà è doveroso affermare che, fin da subito, furono i cani e non gli esseri umani a trarre maggior giovamento da quella scoperta. Con apparente facilità ed estrema naturalezza gli animali attinsero al patrimonio di conoscenze dell’umanità e ne fecero tesoro. Le loro capacità di apprendimento si dimostrarono sorprendenti. L’universo canino, invece, apparve per noi piuttosto indecifrabile. Soltanto adesso, dopo che sono ormai trascorsi tanti anni, possiamo dire di essere riusciti ad afferrare, seppure ancora solo in parte, gli elementi che ci permettono di condividere quell’insieme di equilibrio e di saggezza che contraddistingue il complesso pensiero dei nostri amici.
Le ricerche iniziali di Hobbart (sufficienti comunque ad assicurare allo scienziato fama eterna) in seguito furono ulteriormente sviluppate da molti altri ricercatori, la maggior parte di loro cani, e ciò permise di decifrare un gran numero di linguaggi animali. Attualmente è possibile comunicare, pur con qualche limite, con quasi tutte le specie.
All’inizio, però, ci furono alcune resistenze. L’essere umano, razza debole e decadente, comprese all’istante che era inutile impegnarsi in una competizione dall’esito scontato. La superiorità delle specie canine apparve immediatamente indiscutibile e gli uomini furono ben lieti di farsi da parte e di affidare loro lo studio e la risoluzione dei problemi che affliggevano il pianeta. Le vere ostilità furono invece presenti in campo religioso. Le grandi confessioni monoteiste, in particolare, furono quelle che più tentarono di opporsi al nuovo stato di cose. Incredibilmente, i primi a rassegnarsi furono gli islamici che, in virtù di una inaspettata e ritrovata saggezza, riconobbero alla fine la parità, di fronte a Dio, di uomini e cani. Alla stessa risoluzione giunsero, subito dopo, gli ebrei. Rimanevano, a quel punto, soltanto più i cristiani, chiusi nella loro cieca ortodossia, nel loro insensato integralismo. La questione si sbloccò soltanto grazie all’iniziativa di un nuovo papa, il saggio Benedetto XVII (l’ultimo papa umano, dopo di lui si sono succeduti sul trono di Pietro soltanto cani, l’ultimo dei quali è l’amatissimo Buck I) che nel suo famoso discorso di Madrid sancì l’esistenza dell’anima anche nei cani, facendo così ammenda del fraintendimento (così lo definì il pontefice) in cui era incorsa la Chiesa fino a quel momento.
Dopo quell’importante passo, le trasformazioni della società procedettero a un ritmo sempre più vertiginoso. E, come detto, tutto mutò.
I cani dimostrarono un sorprendente interesse per la scienza, per l’economia e per le questioni politiche in genere. In loro non si era mai sviluppata la rappresentazione mentale di stato nazionale, per cui fu quasi automatico e rapido il passaggio a un governo mondiale, guidato in pacifica condivisione e in maniera finalmente illuminata da uomini e cani.
Occorre altresì ammettere che i nostri amici mostrarono pari interesse per l’arte e la cultura. Attualmente, i migliori scrittori sono tutti cani, tanto che il vecchio modo di dire “scrivere da cane” ha assunto un significato completamente diverso: ora è un complimento. La stessa cosa è accaduta per la pittura, la scultura, il cinema e il teatro. Noi esseri umani siamo ormai i semplici fruitori della magnificenza espressa dall’estro creativo canino.
Anche le città, poco alla volta, si sono completamente trasformate. Certo, si tratta pur sempre di ambienti a misura d’uomo, dove qualsiasi meccanismo, apparecchiatura o dispositivo può essere azionato con le mani ma, allo stesso modo, anche con zampe e denti.
La natalità umana è diminuita sempre di più. L’ho detto, siamo una razza vecchia e stanca, non abbiamo più molto da dire. Per quanto riguarda i cani, invece, l’incremento demografico è stato notevole. Le loro generazioni, oltretutto, si susseguono a un ritmo ben diverso dalle nostre, costituendo per loro un notevole privilegio. I cani hanno occupato le nostre abitazioni ormai vuote, e le hanno adattate a loro misura. Tanto per fare un esempio, nel mio palazzo vivono diverse famiglie, più o meno numerose, di pastori tedeschi e scozzesi, di alani e bassotti, oltre a un doberman single e a una anziana coppia di boxer.
Come ho sostenuto, sono a questo punto possibili le comunicazioni tra quasi tutte le specie, e nuovi gruppi stanno emergendo, come i gatti, tanto per citarne uno, anche se nessuno di loro ha finora dimostrato l’equilibrio e la lungimiranza possedute dai cani. Il mondo è loro.
Sono felice di essere vissuto così a lungo e di aver potuto assistere a tutti questi mutamenti. La mia esistenza si avvicina alla fine, tuttavia domani avrò la soddisfazione di partecipare alla Festa del Ricambio, una cerimonia solenne durante la quale il governo del pianeta sarà ceduto esclusivamente ai cani.
Era inevitabile che finisse in questo modo, d’altra parte si sono dimostrati superiori agli esseri umani, basti pensare che negli ultimi cinquant’anni non ci sono più state guerre. È fuor di dubbio, sono loro le migliori creature viventi, e noi superstiti, in fondo, ne siamo contenti.  

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