Il saloon era molto
affollato. Era arrivato in città un nutrito gruppo di vaqueros al seguito di una grande mandria, provenienti dal nord.
Assetati, i cowboy si erano installati nel locale e non si erano più mossi.
Alcuni di loro, già completamente sbronzi, erano scivolati sotto i tavoli. In
qualche modo mi feci strada e raggiunsi il bancone. Attirai l'attenzione del
barista.
"Un
espresso!" ordinai.
"Normale o
macchiato?" domandò il vecchio Sam. Poi, sghignazzando, mi servì un
bicchiere di whisky colmo fino all'orlo.
"Che cosa sarebbe
l'espresso?" mi chiese un uomo. Non l'avevo notato, ma era proprio accanto
a me. Era tutto vestito di nero, compreso il cappello. Non ebbi dubbi, si
trattava di un fuorilegge. D'altra parte il confine con il Messico non era
lontano.
"È un tipo di preparazione
del caffè" spiegai.
"Come quello che
mi faccio quando mi accampo?"
"Non proprio.
L'espresso si fa con una macchina, una macchina a vapore".
"E in questo
schifo di saloon questa macchina non c'è" concluse l'uomo.
"Esatto. Si può
trovare solo all'est, a Boston, Baltimora o Filadelfia per esempio".
"E allora perché
l'hai chiesto?" domandò il fuorilegge, avvicinando la mano alla pistola.
Temeva lo stessi prendendo in giro. I banditi sono sempre un po' troppo
permalosi.
"È un gioco che
facciamo io e Sam" dissi.
All'improvviso
l'attenzione del malfattore fu attirata da qualcosa che stava accadendo
all'esterno del saloon. Alcuni cowboy erano appena arrivati e stavano legando i
loro cavalli. Un vecchio indiano stava chiedendo loro dei soldi in cambio della
custodia dei quadrupedi. Un cowboy diede al pellerossa un gran calcio nel
didietro e lo spedì a mangiare la polvere. Un altro gli buttò un paio di centesimi
sulla schiena.
"Porca
puttana!" sbraitò il fuorilegge. "Un parcheggiatore abusivo! Se non
gli dai qualche moneta quelli sono capaci di rovinarti il cavallo! Adesso lo
sistemo io!" Poi uscì di corsa dal saloon. Dopo qualche istante si udirono
due colpi di pistola. L'uomo in nero rientrò, con calma.
"Bastardo di un
muso rosso, mi ha fatto sprecare una pallottola". Poi comandò da bere.
Dopo aver scolato tre
bicchieri di whisky, uno dietro l'altro, il fuorilegge rivolse la sua
attenzione ai mandriani. E in particolare a uno di loro, l'unico negro.
"Ehi! Faccia di
carbone! Si può sapere da dove arrivi?"
"Noi arriviamo dal
Montana, ma io sono nato in Alabama" rispose il ragazzo.
"E voi vi siete
portati dietro questo muso nero per centinaia di miglia?" domandò il
fuorilegge ai vaqueros. Nessuno di
loro rispose. Tutti finsero di non conoscere il negro.
"Allora, da dove
arrivi? Guarda che è l'ultima volta che te lo chiedo".
"L'ho detto.
Arrivo dal Montana, ma sono nato nel sud".
Il fuorilegge lo
squadrò per bene, poi sputò a terra.
"Secondo me arrivi
dall'Africa" disse.
"I miei antenati
arrivarono dall'Africa" disse il ragazzo, a bassa voce.
"In che
modo?" lo incalzò il fuorilegge.
"Sulla nave"
rispose l'altro.
"Lo sapevo! Sono
arrivati con i barconi! E tu sei come loro, uno sporco clandestino!"
"Io non sono clandestino!"
gridò il giovane negro.
"Dov'è il permesso
di soggiorno?"
"Eh? Quale permesso
di soggiorno?"
"Eh, tu!"
disse il fuorilegge, rivolgendosi a un uomo grande e grosso, il maniscalco del
paese, che stava giocando a carte.
"Aiutami a
impiccare questo sacco di merda!"
Il maniscalco,
riluttante, si alzò dal tavolo. Aveva in mano un tris d'assi e rischiava di non
poterlo sfruttare. Dannata sfiga!
Il bandito e il
ferracavalli trascinarono fuori il negro, che sembrava non avere nessuna voglia
di finire appeso. Nemmeno uno dei presenti mosse un dito. Quell'uomo vestito di
nero era piuttosto cattivo e di sicuro pure veloce di mano.
Tutto si risolse in
poco più di dieci minuti. Poi il fuorilegge riprese a bere e il maniscalco
continuò la sua partita a carte. Il tris d'assi tuttavia era andato.
All'improvviso gli
sguardi di tutti furono attirati da una giovane donna che si era affacciata
alla balaustra in cima alle scale che portavano al piano superiore del saloon,
dove c'erano le stanze. La donna, piuttosto graziosa anche se un po' troppo
imbellettata, fissava i bevitori e sorrideva.
"Chi è
quella?" mi domandò il fuorilegge.
"È la nuova
puttana" risposi. "Non male, vero?"
"Costa due dollari"
disse un vecchio.
"Due dollari? Cos'è?
Ce l'ha d'oro?" Poi il bandito imboccò di corsa le scale, raggiunse la
donna e cominciò a prenderla a schiaffoni. Quindi ridiscese. La poveretta aveva
entrambi gli occhi neri, e non per il trucco, e perdeva sangue dal naso.
"Così la prossima
volta non riderai più. E adesso sparisci altrimenti ritorno e ti concio davvero
per le feste!" La donna, piangente, scappò nella sua stanza.
"Due dollari!
Puah!" Il fuorilegge sputò e lo scaracchio atterrò proprio sulla punta
dello stivale di Johnny Ford, il becchino.
"Ci sarebbe davvero
bisogno di un tipo energico come te" disse il buon Johnny, facendo finta
di nulla. "Perché non fai lo sceriffo?" aggiunse.
"Paparino, se non
lo hai ancora capito io sto sull'altra sponda" disse il fuorilegge, e
proprio mentre lo stava dicendo entrò lo sceriffo. Stava imprecando.
"Ma porca puttana!
Quante volte ve lo devo dire di non lasciare i cadaveri per strada? Chi è che
ha fatto secco quell'indiano? Vada subito a pulire! È inutile che vi lamentiate
sempre che la città è sporca se poi non collaborate! Ma porca zozza!"
"Calma, sceriffo.
Il muso rosso l'ho seccato io. Stava taglieggiando degli onesti cowboy. Adesso
provvedo". Il fuorilegge fece un cenno al maniscalco che, sbuffando, si
alzò dal tavolo. Aveva in mano una scala reale ma sarebbe andata persa. Non era
proprio giornata.
"Vai a seppellire
il pellerossa. Già che ci sei butta nella fossa pure il negro" ordinò il
fuorilegge.
"Quale
negro?" domandò lo sceriffo, stupito.
"Quello appeso
alla trave del granaio" spiegò il bandito.
"Merda! Non l'ho
visto. Sto proprio invecchiando. La prossima volta non mi presento alle
elezioni".
Estrassi l'orologio dal
taschino. La mia pausa-caffè, come amavo chiamarla, era finita. Mi toccava
ritornare al lavoro, all'ufficio postale. Un lavoro noioso, come noioso era
tutto il resto. Altro che selvaggio west, in questo postaccio non accadeva mai
nulla.
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