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mercoledì 25 dicembre 2019

LA CAVERNA



Il giorno prima era venuto un grosso camion e aveva scaricato il mucchio di sabbia proprio in mezzo al cortile. Il bambino lo guardava, estasiato.
"Ci posso giocare?" domandò al padre, anche lui intento ad ammirare il cumulo.
L'uomo alzò le spalle.
"Finché c'è" rispose, poi si allontanò. Era un tipo di poche parole.
La sabbia era ancora umida, e quindi modellabile. Il bambino progettò di costruire un castello, come aveva visto fare in televisione, ma si rese conto di non esserne capace. E poi quella sabbia era grigia, scura, non dorata come quella delle spiagge, come quella del mare, che lui non aveva mai visto.
Pensò allora di tracciare una strada. E lo fece, tutto attorno all'accumulo, usando un'assicella. Era una strada di montagna, stretta e tortuosa, e la fece percorrere più volte, su e giù, dal suo camioncino di plastica. Dopo un po' si stufò. Spianò ciò che aveva fatto e disegnò sulla sabbia una pista per le bilie. Le piccole sfere di vetro però scorrevano con difficoltà, si bloccavano. Quel gioco non era affatto divertente. Rinunciò. Utilizzando la mano come fosse una pala meccanica scavò una profonda caverna nella sabbia. Un'autentica grotta, dove avrebbe potuto riporre un tesoro. Con un po' di fatica riuscì a slacciare il minuscolo braccialetto d'oro che portava al polso e lo posò all'interno della caverna di sabbia. Sarebbe stato al sicuro? Oppure qualcuno avrebbe potuto rubarlo?
"È ora di cenare! Sbrigati!" La voce impetuosa e imperiosa di sua madre. Non potendo più indugiare, il bambino afferrò un minuscolo soldatino di plastica e lo sistemò all'imboccatura della caverna.
"Mi raccomando, fai buona guardia" disse il bambino, poi se ne andò, di corsa.
Al soldatino quella missione non piaceva per nulla. Gli ricordava troppo quella del suo sergente, avvenuta da poco. Il disgraziato era stato messa di guardia sopra un davanzale esterno, proprio da quello stesso bambino. Durante la notte il vento l'aveva scaraventato nel cortile. La sua presenza non era sfuggita al grosso cane, che lo aveva catturato e masticato orrendamente. Il giorno dopo avevano visto tutti il corpo, o almeno quel che ne restava, del povero sergente, abbandonato tra la ghiaia. Il bambino non aveva battuto ciglio. E adesso toccava a lui, anche se quello non era di sicuro un lavoro per un ufficiale. Fare la guardia a una caverna di sabbia era compito di un soldato semplice, ma quel bambino ignorava del tutto la gerarchia militare. Per lui ogni soldatino era uguale all'altro. Il tenente si sistemò meglio il fucile in spalla e si preparò per la notte.
Il mattino dopo il  bambino non si ricordò più né del braccialetto né del soldatino. Trascorse tutta la giornata scorrazzando in bicicletta e giocando a guardie e ladri con un amichetto. L'implacabile sole estivo asciugò la sabbia e la caverna crollò, seppellendo per sempre il povero tenente. Qualche tempo dopo il padre del bambino, dovendo costruire un muretto, iniziò a smantellare il mucchio di sabbia e trovò il braccialetto d'oro. Il corpo del soldatino, invece, non fu mai più ritrovato. Ancora oggi, forse, si trova dentro il muretto.


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