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lunedì 23 dicembre 2019

INVASIONE



Li vedeva in strada, sui marciapiedi, sotto i portici. Dapprima isolati, poi a gruppi di due o tre. A volte invece erano ancora più numerosi e spesso tutti allineati, come in formazione militare. Da subito ne ebbe paura. Temeva soprattutto quelli isolati, quelli che intralciavano il suo cammino, quelli che la costringevano, suo malgrado, a cedere il passo. Eppure lei abitava in città da oltre mezzo secolo, mentre loro erano arrivati da poco. Erano arrivati all'improvviso, chissà da dove e in quale modo. In ogni caso qualcuno doveva averli aiutati, qualcuno di sicuro aveva favorito il loro arrivo. Trafficanti, si diceva, mentre altri addirittura sussurravano che la colpa era del sindaco, che non aveva fatto nulla per fermarli. Anzi, aveva fatto di tutto per averli in città. Loro sembravano tutti uguali, ma non era così. Lei li vedeva in quel modo, ma in realtà c'erano delle differenze. Minime, ma c'erano. Qualcuno di loro era più alto, altri erano più tozzi, e pure i loro colori erano diversi. All'inizio alcuni cittadini davano loro dei soldi. Poi smisero, perché la cosa non aveva più alcun senso. Li temeva soprattutto di notte, quando la città era deserta. Quelle sagome sottili che si trovavano dappertutto suscitavano inquietudine e timore, perché ormai erano in troppi, e in ogni caso la gente, quando faceva buio, preferiva rimanere chiusa in casa. La mattina, tuttavia, quando usciva per recarsi al lavoro, erano loro a darle un tetro benvenuto non appena metteva i piedi fuori dall'androne. E se fossero entrati nel palazzo? Sapeva che prima o dopo sarebbe accaduto. Occorreva fare qualcosa, bisognava mandarli via, finché si era ancora in tempo. Ancora poco e sarebbe stato troppo tardi. Quell'invasione, perché si trattava ormai di una autentica invasione, doveva essere fronteggiata in qualche modo. Lei si chiedeva quando tutti avrebbero finalmente reagito, quando tutti si fossero resi conto del grave pericolo che stavano correndo. Il rischio, per lei e per tutti gli altri cittadini, un azzardo ormai prossimo, ben concreto, era quello di non potere più essere padroni nella loro città, nelle loro case, e di soccombere agli invasori, quegli invasori sempre più temibili: i monopattini elettrici.

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