Mario mi invita a salire sulla sua
vecchia auto. Mi piace andare in macchina, allora accolgo con gioia il suo
invito e balzo sul sedile anteriore e mi siedo. Partiamo, e lui non dice una
sola parola. È teso, concentrato sulla guida. Fa molto caldo, per fortuna i
finestrini sono abbassati e all’interno dell’abitacolo penetra un po’ d’aria
fresca. Percorriamo una strada che non conosco. Dopo un po’ imbocchiamo una via
grande, a più carreggiate, che prima d’ora non avevo mai visto. Ci sono tante
altre auto, molti camion, e Mario guida veloce. All’inizio ho paura, il vento
mi sferza il naso, ma poi mi rilasso. Dopo più di mezz’ora l’autovettura
rallenta e poi si arresta in un ampio spiazzo. Intorno a noi c’è molta
confusione, anche se da un piccolo edificio che sembra molto affollato proviene
un buon odore di cibo, misto però a vapori di benzina. Per me è tutto nuovo,
non sono mai stato prima in questo posto. Mario scende lasciando la portiera
aperta e, quando vedo che si accende una sigaretta, esco anch’io. So di avere
almeno cinque minuti di tempo, conosco molto bene le sue abitudini, e allora
inizio a gironzolare un po’. Mi domando ancora una volta dove siamo diretti, ma
poi non ci penso più e mi concentro su ciò che mi circonda. L’ambiente è
interessante, tuttavia ho molto caldo, e soprattutto tanta sete, quindi dopo un
paio di minuti decido di tornare verso l’auto. La macchina, però, non c’è più.
Disorientato, attonito, spaventato, guardo verso la strada trafficata, e
intravedo la sua, la nostra, automobile che si sta allontanando. Vorrei
correre, come so fare molto bene, e inseguirla, farmi sentire, ma non ci
riesco. I miei muscoli sono come di pietra, una sensazione di freddo invade il
mio corpo. Non mi muovo, disperato. Poi una mano mi tocca e mi fa sussultare.
Una ragazza, dai lunghi capelli neri, che ha assistito a tutta la scena, mi
incita a salire sulla sua auto. Subito oppongo resistenza, cerco di stare
incollato a terra, mi rifiuto con tutte le mie forze. Poi cedo all’improvviso,
rassegnato. Sono confuso, privo di energia e di volontà. Cedo. Non mi è mai
accaduta prima d’ora una cosa del genere, non sono mai stato solo, e non so
come affrontare una tale tremenda situazione. La ragazza si avvia nella stessa
direzione di Mario. All’interno della macchina c’è un odore nuovo per me,
diverso dal solito, dolce ma gradevole. Non so che cosa fare, non so come
comportarmi, non riesco a controllare il tremito di paura che mi sta assalendo.
Chiudo gli occhi, e li riapro soltanto quando ci fermiamo. Con mia grande meraviglia,
vedo che siamo nel cortile di casa mia. In fondo c’è Mario, che sta trafficando
con la porta del garage. La ragazza scende, con piglio deciso, e va verso di
lui. Sembra molto arrabbiata, lo capisco dall’odore penetrante del suo sudore.
Il mio sesto senso mi dice che non devo uscire, anche perché vedo negli occhi
di Mario una luce strana, insolita, che mi fa paura. Mentre discute in maniera
animata con la ragazza, i suoi lineamenti sono stravolti, accompagna le sue
parole con gesti vivaci, ma a me non sfugge il pallore del suo volto. Riesco a
carpire alcuni frammenti di conversazione. La ragazza lo accusa di qualcosa, ne
sono certo. Immobile, punta il dito indice contro di lui e pronuncia parole
come bastardo, vergognati, delinquente. Non so quale sia esattamente il loro
significato, ma di sicuro sono termini brutti. Lui scuote il capo, in un
atteggiamento difensivo che non riconosco e continua a ripetere: “Si sbaglia,
non è mio. Non è mio! Se ne vada!” Non sembra più lui, è come se si fosse
trasformato in un’altra persona. Non l’avevo mai visto così. Oppure, rifletto,
qualcosa mi ha sempre impedito di vederlo? Il mio amore per lui, ad esempio? In
ogni caso, io non scendo.
Le mie amare considerazioni sono
interrotte di colpo. La ragazza sta tornando. Prima di salire in macchina, si
volta ancora una volta in direzione di Mario.
“Grazie per il dono!” grida. Lui abbassa
il capo.
Lei, ancora furiosa, mette in moto e
riparte sgommando. Dopo un po’ si volta verso di me. Non sembra più adirata.
Sorride, stacca una mano dal volante e comincia ad accarezzarmi. Io la guardo.
Comprendo che per me sta per cambiare tutto e che dovrò abituarmi a tante cose
nuove. Soltanto una cosa rimarrà uguale: continuerò a dispensare amore,
affetto, attaccamento e riconoscenza. Non posso farne a meno.
Adesso non ho più paura.
Appoggio il muso sulla sua coscia e
memorizzo bene il suo odore.
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