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martedì 4 luglio 2017

IL PANE QUOTIDIANO - 3° e ULTIMA PARTE


Carlos e Pedro annuirono. Poi diedero un'occhiata al giudice, che sembrava piuttosto impaziente, e iniziarono i preparativi. Il prigioniero, annientato dalla tensione nervosa e dalle botte ricevute, sembrava sul punto di perdere i sensi da un momento all'altro. Ramirez dovette sorreggerlo.
"Pedro, vai a prendere il cappuccio!" ordinò Carlos.
Il compare si diresse rapido alla baracca, saltellando sulle gambe corte e tozze. Tornò dopo pochi istanti con quanto gli era stato richiesto. Nel frattempo il gruppo si era avvicinato alla struttura posta al centro del cortile. Pedro li raggiunse, ansimando per lo sforzo e per il troppo liquore ingurgitato. Si accostò al prigioniero, che ormai sembrava del tutto rassegnato, e gli infilò sulla testa un pesante cappuccio nero di tela grezza. Il giudice Mendoza non riuscì a trattenere una risata.
"In che epoca strana viviamo!" esclamò, sempre sorridendo. "Un volta era il boia a indossare il cappuccio, e non il condannato!"
"Le mode cambiano" disse il capitano Gallego, sperando di compiacerlo.
"Zitto! Non si scherza su queste cose!" lo rimproverò aspramente il giudice. "Abbia un po' di rispetto!"
Gallego avrebbe voluto scomparire.
In quel momento Pedro stava salendo la scalinata che conduceva al patibolo, sospingendo dinnanzi a sé il remissivo condannato. I due giunsero sulla pedana e si fermarono.
"Signor giudice, dovete dire qualcosa?" domandò Carlos.
"Procedete. E fate presto" disse Mendoza osservando l'orologio da taschino.
Pedro, ricevuto un cenno dal collega e superiore, avvicinò la testa incappucciata del condannato al cappio già predisposto. Ve la infilò e iniziò a stringere il nodo scorsoio. Le sue mani tremavano. Adesso il prigioniero ansimava pesantemente. La stoffa del cappuccio, nel punto in corrispondenza della sua bocca, dapprima si alzava e subito dopo era come risucchiata. Dopo aver svolto il suo compito, Pedro scese dall'alta pedana e si sistemò su un lato, in prossimità di una leva. La impugnò e attese. Il giudice Mendoza squadrò i presenti, quindi si voltò in direzione del patibolo.
"Che si esegua la sentenza, in nome del popolo e della legge!"
Quasi nello stesso momento, Pedro abbassò la leva. La terra, o per meglio dire il legno, venne a mancare all'improvviso da sotto i piedi del condannato. Una botola si era aperta e lo sventurato penzolava nel vuoto. Da lui provenivano gemiti e rantoli disperati, da fare accapponare la pelle, e che non accennavano ad avere fine.
Carlos decise di intervenire.
"Pedro, accidenti! Il nodo, non hai stretto bene il nodo! Il collo non si è spezzato e questo bastardo sta morendo soffocato. Sbrigati, fai qualcosa!"
Tutti gli occhi degli astanti si posarono sul povero Pedro, il quale non indugiò neppure un attimo. Balzò di nuovo sulla pedana, muovendosi in maniera incredibilmente agile. Si avvicinò alla botola e si sporse nel vuoto. Riuscì in qualche modo ad afferrare il condannato per i piedi e diede un violento strattone verso il basso. Si udì un rumore secco, il rumore della vertebra che si spezza. Adesso era davvero tutto finito.
"Dobbiamo aspettare il vecchio Ortega?" domandò Carlos al capitano Gallego.
"No, è già andato via. Verrà domani mattina" rispose l'altro con indifferenza.
"Domani mattina? Lo seppellirà domani mattina? E nel frattempo dove lo mettiamo?"
Intervenne il giudice, accennando al cadavere ancora penzolante.
"Toglietelo da lì e sistematelo da qualche parte".
"Dove, signor giudice?"
"Laggiù" rispose Mendoza indicando il capanno degli attrezzi in fondo al cortile.
"Ma... con questo caldo..." disse Carlos, perplesso.
"Lasciate la porta aperta, tanto non scappa" aggiunse il giudice, sorridendo per la facezia. E se ne andò senza salutare, seguito dal capitano Gallego e dal giovane Ramirez, pallido in volto.
"Pedro! Hai sentito?" ruggì Carlos. "Diamoci da fare".
I due richiusero la botola del patibolo e, con fatica, staccarono il corpo senza vita dal cappio e lo adagiarono a terra.
"Tolgo il cappuccio?" domandò Pedro, sperando ardentemente in un diniego.
"Lo farà Ortega domani. Piuttosto, vai a prendere la carriola".
Pedro ubbidì e dopo un po' fu di ritorno portando una vecchia carriola arrugginita. Aiutato da Carlos, vi sistemò il cadavere incappucciato e, lentamente, si diresse verso il capanno degli attrezzi.
"Lascialo sopra! Domani ci penserà Ortega" gridò Carlos al collega, poi tornò di fretta nella baracca. Afferrò il cappello e si apprestò a tornare finalmente a casa. Vide Pedro che stava arrivando.
"Pedro, ricordati di timbrare lo straordinario, altrimenti ci fottono i soldi!" disse.
"Grazie per avermelo ricordato, Carlos" rispose l'altro. "Sei un vero amico".

(fine)

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