Carlos e Pedro
annuirono. Poi diedero un'occhiata al giudice, che sembrava piuttosto
impaziente, e iniziarono i preparativi. Il prigioniero, annientato dalla
tensione nervosa e dalle botte ricevute, sembrava sul punto di perdere i sensi
da un momento all'altro. Ramirez dovette sorreggerlo.
"Pedro, vai a
prendere il cappuccio!" ordinò Carlos.
Il compare si diresse
rapido alla baracca, saltellando sulle gambe corte e tozze. Tornò dopo pochi
istanti con quanto gli era stato richiesto. Nel frattempo il gruppo si era
avvicinato alla struttura posta al centro del cortile. Pedro li raggiunse,
ansimando per lo sforzo e per il troppo liquore ingurgitato. Si accostò al
prigioniero, che ormai sembrava del tutto rassegnato, e gli infilò sulla testa
un pesante cappuccio nero di tela grezza. Il giudice Mendoza non riuscì a
trattenere una risata.
"In che epoca
strana viviamo!" esclamò, sempre sorridendo. "Un volta era il boia a
indossare il cappuccio, e non il condannato!"
"Le mode
cambiano" disse il capitano Gallego, sperando di compiacerlo.
"Zitto! Non si
scherza su queste cose!" lo rimproverò aspramente il giudice. "Abbia
un po' di rispetto!"
Gallego avrebbe voluto
scomparire.
In quel momento Pedro
stava salendo la scalinata che conduceva al patibolo, sospingendo dinnanzi a sé
il remissivo condannato. I due giunsero sulla pedana e si fermarono.
"Signor giudice,
dovete dire qualcosa?" domandò Carlos.
"Procedete. E fate
presto" disse Mendoza osservando l'orologio da taschino.
Pedro, ricevuto un
cenno dal collega e superiore, avvicinò la testa incappucciata del condannato
al cappio già predisposto. Ve la infilò e iniziò a stringere il nodo scorsoio.
Le sue mani tremavano. Adesso il prigioniero ansimava pesantemente. La stoffa
del cappuccio, nel punto in corrispondenza della sua bocca, dapprima si alzava
e subito dopo era come risucchiata. Dopo aver svolto il suo compito, Pedro
scese dall'alta pedana e si sistemò su un lato, in prossimità di una leva. La
impugnò e attese. Il giudice Mendoza squadrò i presenti, quindi si voltò in
direzione del patibolo.
"Che si esegua la
sentenza, in nome del popolo e della legge!"
Quasi nello stesso
momento, Pedro abbassò la leva. La terra, o per meglio dire il legno, venne a
mancare all'improvviso da sotto i piedi del condannato. Una botola si era
aperta e lo sventurato penzolava nel vuoto. Da lui provenivano gemiti e rantoli
disperati, da fare accapponare la pelle, e che non accennavano ad avere fine.
Carlos decise di intervenire.
"Pedro, accidenti!
Il nodo, non hai stretto bene il nodo! Il collo non si è spezzato e questo
bastardo sta morendo soffocato. Sbrigati, fai qualcosa!"
Tutti gli occhi degli
astanti si posarono sul povero Pedro, il quale non indugiò neppure un attimo.
Balzò di nuovo sulla pedana, muovendosi in maniera incredibilmente agile. Si
avvicinò alla botola e si sporse nel vuoto. Riuscì in qualche modo ad afferrare
il condannato per i piedi e diede un violento strattone verso il basso. Si udì
un rumore secco, il rumore della vertebra che si spezza. Adesso era davvero
tutto finito.
"Dobbiamo aspettare
il vecchio Ortega?" domandò Carlos al capitano Gallego.
"No, è già andato
via. Verrà domani mattina" rispose l'altro con indifferenza.
"Domani mattina?
Lo seppellirà domani mattina? E nel frattempo dove lo mettiamo?"
Intervenne il giudice,
accennando al cadavere ancora penzolante.
"Toglietelo da lì
e sistematelo da qualche parte".
"Dove, signor
giudice?"
"Laggiù"
rispose Mendoza indicando il capanno degli attrezzi in fondo al cortile.
"Ma... con questo
caldo..." disse Carlos, perplesso.
"Lasciate la porta
aperta, tanto non scappa" aggiunse il giudice, sorridendo per la facezia.
E se ne andò senza salutare, seguito dal capitano Gallego e dal giovane
Ramirez, pallido in volto.
"Pedro! Hai
sentito?" ruggì Carlos. "Diamoci da fare".
I due richiusero la
botola del patibolo e, con fatica, staccarono il corpo senza vita dal cappio e
lo adagiarono a terra.
"Tolgo il
cappuccio?" domandò Pedro, sperando ardentemente in un diniego.
"Lo farà Ortega
domani. Piuttosto, vai a prendere la carriola".
Pedro ubbidì e dopo un
po' fu di ritorno portando una vecchia carriola arrugginita. Aiutato da Carlos,
vi sistemò il cadavere incappucciato e, lentamente, si diresse verso il capanno
degli attrezzi.
"Lascialo sopra!
Domani ci penserà Ortega" gridò Carlos al collega, poi tornò di fretta
nella baracca. Afferrò il cappello e si apprestò a tornare finalmente a casa.
Vide Pedro che stava arrivando.
"Pedro, ricordati
di timbrare lo straordinario, altrimenti ci fottono i soldi!" disse.
"Grazie per
avermelo ricordato, Carlos" rispose l'altro. "Sei un vero
amico".
(fine)
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