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domenica 16 luglio 2017

BUFFETTO

Osservo il ragazzo nero appostato accanto all'uscita della tabaccheria. In mano tiene un cappello rovesciato. Quando transita un passante frettoloso lui si esibisce in un piccolo inchino, sporge il berretto e farfuglia qualche incomprensibile parola. Quasi sempre viene ignorato, qualcuno scuote il capo e affretta il passo. Il ragazzo non è solo. Numerosi colleghi di sventura sono sistemati agli angoli delle vie del centro, presso negozi, bar o edicole. Sembrano tutti uguali.
"Voi colonnelli o generali mi sembrate tutti uguali, non riesco a distinguere uno dall'altro" diceva un comandante dell'esercito sudvietnamita a un ufficiale americano suo alleato.
Ecco, per noi è quasi la stessa cosa. Tutti questi ragazzi neri che chiedono l'elemosina, tutti vestiti con un'anonima maglietta e un comune paio di pantaloni, tutti con il cappello in mano e pronti al saluto ossequioso e umiliante per strappare qualche spicciolo, tutti ci sembrano uguali. La loro individualità, che pure esiste, eccome se esiste, è annullata.
E poi, i pensieri di molti passanti, che facilmente riusciamo a immaginare: "Alla tua età, così giovane e così robusto, ma perché non vai a lavorare invece di domandare la questua?"
Il fatto è che di lavoro c'è n'è poco, e non c'è n'è affatto per chi probabilmente non ha neppure il permesso di soggiorno eppure deve, in qualche modo, provvedere alle più elementari necessità di sopravvivenza.
Torno a osservare il ragazzo vicino alla tabaccheria. Si deterge la fronte con la mano, evidentemente è sudato. Pare incredibile sudare mentre, immobili, si chiede la carità. Eppure è così. Il sole estivo picchia forte, e il carico emotivo dovuto alla avvilente condizione contribuisce non poco a surriscaldare il corpo.
A un tratto una giovane donna esce dalla tabaccheria. È alta e robusta, vestita con cura, con una gran criniera di capelli biondi. Si ferma di fronte al ragazzo nero e mette mano al borsellino. Lui si inchina di fronte a lei, come da copione, lei prende alcune monete e le lascia cadere nel cappello. Lui bofonchia qualche parola di ringraziamento, lei gli si avvicina di più e gli accarezza la guancia. Lui strabuzza gli occhi e rimane a bocca aperta, mentre lei già si allontana, scuotendo i fianchi poderosi, diretta forse al lavoro.
Proseguo il mio cammino.

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