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domenica 2 luglio 2017

IL PANE QUOTIDIANO - 1° PARTE


L'uomo appoggiò la caffettiera sul fornello e accese il fuoco.
"Un altro?" domandò Pedro.
"L'ultimo" rispose Carlos. "Me lo voglio proprio gustare".
"Tra mezz'ora si smonta" disse l'altro.
"Appunto. Ascolta, tieni d'occhio la caffettiera mentre esco un attimo".
"D'accordo, vai pure".
Carlos aprì la porta della baracca e subito fu investito da una vampata di calore. Indietreggiò, infastidito. Si guardò attorno, afferrò un cappello dalle larghe tese e se lo calcò in testa, poi uscì. Lentamente, l'uomo si accese un sigaro e si inoltrò nell'ampio cortile, dove non c'era la minima traccia di ombra. Carlos iniziò a sudare copiosamente. Si passò una mano sulla fronte, poi sul lungo naso, per asciugarsi. Con un movimento inconsapevole si lisciò i folti baffi neri. Giunse in prossimità di una massiccia struttura posta proprio nel centro dello spiazzo. La osservò dal basso: una grande pedana di legno, rialzata, alla quale era possibile accedere attraverso una ripida scaletta. Sopra, due travi verticali, affiancate e unite alla sommità da una barra trasversale dalla quale pendeva una corda con un cappio. L'uomo sputò a terra, quindi aspirò un'ultima voluttuosa boccata, poi gettò il sigaro. Guardò verso gli uffici che circondavano il cortile: il tribunale, la stazione di polizia. Da una finestra, lasciata aperta, provenivano voci e grida soffocate. Gemiti e lamenti. Tornò indietro, verso la baracca, e vi rientrò.
"Cristo! Che caldo infernale. È pronto il caffè?"
Una tazzina sbeccata e la caffettiera erano già sul tavolo.
"E tu? Niente?" domandò Carlos.
"No. Non so proprio come diavolo riesci a buttare giù roba calda. Preferisco bere qualcos'altro". E si servì una robusta dose di tequila.
"Diciamo che ognuno si scalda a modo suo" disse Carlos, poi sogghignò.
Pedro tracannò il liquido ardente tutto di un fiato. In un attimo la pelle del suo viso da bruna si fece paonazza. L'uomo schioccò più volte la lingua, soddisfatto. Anche lui, come il collega, portava i baffi, i quali tuttavia non spiccavano a sufficienza, quasi persi in quel tondo faccione che sembrava ancora più ampio per via di un accentuato doppio mento. Gli occhi erano piccoli e scuri, e troppo distanti l'uno dall'altro. Pedro risistemò sulla sedia il suo corpo pingue, alla ricerca di una posizione più confortevole. Nello stesso tempo Carlos, sempre stando in piedi, terminò di sorseggiare il caffè. Poi, finalmente, andò a occupare l'altra sedia, al tavolo. Oltre a quel misero tavolino e alle traballanti a scombinate seggiole, nella baracca non c'era molto di più: un lavello di pietra sorretto da due staffe di ferro, una piccola stufa che non veniva accesa neppure in inverno, il fornello, un armadietto privo di un battente e uno schedario colmo di carte. Il pavimento e le pareti della casupola erano di legno.
"Carlos..."
Nessuna risposta.
"Ehi, Carlos!"
L'altro sobbalzò. Stordito dal caldo, si era per un attimo assopito.
"Eh? Che cosa c'è?" disse, tornando improvvisamente alla realtà.
"Scusami, Carlos. Non intendevo svegliarti" disse Pedro. "Volevo soltanto dirti di mio figlio".
Carlos si era svegliato male.
"Figlio? Quale figlio? Cazzo! Ti ricordo che di figli ne hai cinque!"
"Sì, hai ragione. Scusa. Scusami tanto. Mi riferivo a Ricardito".
"Ricardito? Quel buono a nulla? Che cosa diavolo ha di nuovo combinato?"
Pedro era imbarazzato.
"Nulla, non ha combinato nulla. Lo sai che adesso sta rigando dritto. Ha avuto qualche problema, ma ora è tutto sistemato. In fondo è un bravo ragazzo".
"Guarda che Ricardito non è del tutto finito..." riprese in tono aggressivo Carlos.
"No, amico. Ti dico che ti sbagli. È un giovane molto volenteroso, con lui bisogna soltanto avere un po' di pazienza. È vero, è un po' lento di testa, ma poi alla fine ci arriva. Però qualcuno gli deve dare una possibilità. Mi chiedevo se tu potresti parlare con il capitano Gallego".
"Sei pazzo? Vuoi farlo entrare in polizia?"
"È lui che lo vuole! Le divise gli sono sempre piaciute. E poi predilige obbedire agli ordini".
"Già, ma gli ordini occorre anche comprenderli" brontolò Carlos a bassa voce.
"Come dici?"
"Niente, niente. Vedremo se si può fare qualcosa. In effetti tuo figlio una qualità la possiede: è grande e grosso e Gallego ha di sicuro necessità di qualcuno che sappia pestare come si deve. Non è così Pedro?"
L'altro sorrise nervosamente.
"Grazie Carlos, mi piacerebbe se Ricardito si sistemasse come ha fatto il tuo Mario".
"Che cazzo dici? Mario ha studiato. Ha frequentato la scuola per sottufficiali. Infatti adesso è in città e non in questa merda di paese!"
"Sì, è vero. Hai ragione. Intendevo soltanto dire che..."
"Lascia stare, Pedro. Ho capito. Vedremo che cosa si può fare per quel testone. Te lo prometto".
"Grazie Carlos".
"Cristo, Pedro! Mi hai già ringraziato! Non c'è bisogno di strisciare come un verme quando si domanda un favore a qualcuno. D'accordo, sono il tuo superiore ma ci conosciamo da tanto tempo e si può dire che siamo amici. Quindi, per favore, falla finita".
(continua)

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