Quando l'uomo rientrò a
casa trovò la moglie in camera da letto. La donna si stava sfilando le scarpe,
scalciandole lontano da sé. Emise un sospiro di sollievo, sollevata da quella
costrizione.
L'uomo si era fermato
sulla soglia della stanza. Aveva appoggiato le chiavi sul comò.
"Ciao, sei
arrivata tardi" disse.
Lei lo guardò.
"Oh, i soliti
problemi. Anche tu hai fatto tardi" disse.
Lui non rispose.
Continuò a osservare la moglie, che ora si stava spogliando. Si tolse la
camicetta, poi lasciò cadere a terra la gonna. Constatò che era ancora una
bella donna, nonostante fossero trascorsi quasi dieci anni da quando l'aveva
sposata. Non si trattava di una bellezza appariscente, come quella delle
modelle che si vedevano in televisione o sulle riviste; lei aveva un fisico
minuto, ma con tutte le curve al punto giusto, e dalla sua persona si sprigionava
una potente sensualità. Una carnalità che, da sempre, aveva alimentato la sua
gelosia.
L'uomo era stato preda
di quel malevolo e oscuro sentimento fin da quando l'aveva conosciuta. Per
tanto tempo era riuscito a reprimerlo, a confinarlo nei più profondi recessi
del suo animo, a far sì che non trasparisse, che non fosse evidente. Negli
ultimi tempi tutto ciò non gli era più riuscito. La gelosia lo corrodeva e lo corrompeva
sempre di più. La diffidenza e il sospetto alimentavano tutti i suoi pensieri,
li dilatavano, guidavano e sporcavano le sue azioni.
L'uomo era convinto che
la moglie lo tradisse. Da qualche tempo, infaticabilmente, si era messo alla
ricerca di prove che confermassero quella che, da pura sensazione, si era
trasformata in certezza.
Aveva iniziato a
controllare il suo cellulare, alla ricerca di chiamate o messaggi
compromettenti. Quando erano in casa, origliava le sue conversazioni
telefoniche. Frugava nelle tasche dei suoi abiti e nella sua borsetta. Era
attento riguardo tutti i suoi spostamenti. Cercava sul suo corpo, sulla sua
pelle, tracce olfattive di lozioni da barba sconosciute. Alla fine la sua
ricerca era stata premiata: aveva trovato uno scontrino di un bar, sul quale
era indicata la consumazione di due caffè. L'ora corrispondeva all'orario di
uscita dal lavoro della moglie. Nemmeno per un istante pensò che l'altra
persona potesse essere un'amica o una collega di ufficio della donna. No, si
trattava di sicuro di un uomo, del suo amante. Tuttavia riteneva quella prova
non ancora sufficiente. Per smascherare la traditrice aveva bisogna di
coglierla sul fatto, in modo che lei non avesse nessuna possibilità di negare.
Aveva cominciato a seguirla. Di pomeriggio si appostava di fronte alla sua sede
di lavoro, la guardava uscire, sempre da sola, e incamminarsi verso casa. Lui
le andava dietro, stando bene attento a non farsi scorgere. Lei non faceva mai
soste, non incontrava mai nessuno. Era furba, e molto accorta. Quel giorno
invece le cose erano andate in maniera differente, e i suoi dubbi residui erano
stati finalmente dispersi. Lei era uscita dall'ufficio al solito orario, ma
stavolta non si era diretta verso casa, si era incamminata nella direzione
opposta. Era vestita in maniera elegante, il trucco appena rifatto. Si era
fatta bella per incontrare il suo amante. L'uomo aveva avuto come un
mancamento, un piccolo capogiro che lo aveva distratto. L'aveva persa di vista.
Affannato, con rivoli di sudore freddo che gli scorrevano lungo la schiena,
aveva cercato di ritrovarla in mezzo alla folla del centro. Dopo pochi minuti
c'era riuscito, e lei non era più sola. A fianco aveva un uomo alto, un
bell'uomo per la verità. Lui si era bloccato, con la vista annebbiata. Mai
avrebbe creduto che l'avverarsi dei suoi sospetti potesse ridurlo a un tale stato
di prostrazione. E di rabbia. Si era diretto verso il primo bar e aveva
continuato a bere per quasi un'ora. Poi era tornato a casa, ubriaco e
distrutto.
E adesso lei era lì
davanti a lui, con un lieve sorriso sul volto. Un risolino beffardo,
insopportabile. La donna indossò una logora tuta, l'uomo decise di lasciare da
parte ogni cautela.
"Oggi ti ho visto con un uomo. Un uomo alto" disse semplicemente-
Lei trasalì.
"Che cosa?" rispose,
attonita.
"Sei una
puttana" aggiunse lui, calmo, anche se l'intero suo corpo ribolliva.
"Cosa stai
dicendo? Sei impazzito?"
"Non negare, ti ho
visto".
"Mi hai
seguita?"
"Traditrice".
Lei esplose.
"Basta!"
urlò. "Non ne posso più della tua gelosia! Tu sei malato" Ti devi far
curare!"
"Troia" fu
tutto ciò che l'uomo aggiunse. Aveva la bocca sempre più impastata. Era
pallido.
Lei, sempre più
indignata, non disse più nulla. Aprì l'armadio, estrasse un grosso borsone e
cominciò a riempirlo alla rinfusa di abiti e biancheria.
"Che cosa stai
facendo?" domandò l'uomo, anche se aveva già capito. Lei se ne stava
andando. Stava andando a raggiungere il suo amante.
Lei, con gesti sempre
più nervosi, chiuse la borsa, lo oltrepassò senza degnarlo di uno sguardo e
uscì di casa. Lui non la seguì.
Quando la donna
richiuse dietro di sé la porta di ingresso, si fermò per un attimo sul
pianerottolo. Respirò profondamente un paio di volte. Finalmente ce l'aveva
fatta. Aveva trovato il coraggio di lasciare quell'uomo opprimente e ossessivo,
che con i suoi continui sospetti e assilli le aveva reso la vita un autentico
inferno. E pensò che non avrebbe mai finito di ringraziare quell'uomo
sconosciuto, alto e distinto, con il quale aveva scambiato un fuggevole sguardo
di simpatia, che per pochi metri, per puro caso, l'aveva affiancata mentre
camminava diretta verso un negozio di cravatte. Aveva intenzione di comprarne
una da regalare al marito.
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