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mercoledì 5 luglio 2017

FIATO CORTO


Ansima, Matteo Renzi. L'ex Presidente del Consiglio è in difficoltà, sembra quasi aver perso la bussola. La riconquista della segreteria del partito, dopo la batosta del referendum istituzionale, è stata un gioco da ragazzi. Subito dopo però sono ricominciati i problemi. Renzi sperava di essersi sbarazzato per sempre dei suoi più ostili oppositori interni, i Bersani e i D'Alema, che invece sono ricomparsi a fianco di Pisapia, interessati al progetto politico dell'ex sindaco di Milano, e futuri e nuovamente minacciosi interlocutori per una eventuale alleanza a sinistra. Sta andando tutto male per Renzi, pure se lui ben dissimula le avversità. La veloce rioccupazione dello scranno più alto di Palazzo Chigi si sta rivelando un'autentica chimera. Le elezioni politiche anticipate non ci saranno, e chissà se sarà approvata una nuova legge elettorale. La traversata nel deserto di Renzi richiederà molti altri mesi, da trascorrere svolgendo compiti che proprio non gli piacciono, che lo rendono insofferente. Renzi non è un politico da partito, è un animale da governo. Le alchimie di segreteria lo annoiano. Nel frattempo le elezioni amministrative sono andate male, e in prospettiva nazionale l'unica alleanza che potrebbe riportarlo a Palazzo Chigi è quella con Forza Italia, panorama che provoca dolorosi mal di pancia alla maggior parte degli elettori del Partito Democratico. L'ex sindaco di Firenze potrebbe già essere giunto al termine della sua carriera politica.
Ansima, Silvio Berlusconi. L'ex Cavaliere ha vinto le elezioni amministrative ma non festeggia. A lui proprio non va giù il progetto sovranista e vagamente razzista di Matteo Salvini, e soprattutto non intende essere subordinato al leader leghista. A Berlusconi starebbe ben più a cuore un'alleanza con Renzi, il miglior modo, a suo parere, per poter continuare a tutelare i propri interessi. E poi questo non è il momento più adatto per Berlusconi per lasciarsi andare a derive lepeniste, proprio adesso che è tornato a sfoggiare grandi e finti sorrisi in Europa. Un'Europa che dà a intendere di avere scordato il passato dell'ex Cavaliere, fatto di processi, condanne, servizi sociali, ma che in realtà non ha dimenticato affatto. E poi c'è l'attesa per la sentenza del tribunale di Strasburgo, una pronuncia che gli potrebbe restituire l'agognata piena agibilità politica, ma che fatalmente arriverà troppo tardi. E infine tra poco le primavere saranno ottanta, e questo non gioca a suo favore.
Ansima, Beppe Grillo. L'ex comico non ha ancora deciso se intende governare oppure no. Probabilmente tale decisione è stata presa, ma non può essere esternata. Ed è quella di continuare a fare opposizione, per sempre. Grillo ha ormai compreso che governare non è semplice. Occorre competenza, occorre una classe dirigente all'altezza, occorre assunzione di responsabilità. Tutte caratteristiche che mancano al suo partito. Le esperienze in merito nei governi locali sono state disastrose. Federico Pizzarotti, primo sindaco Cinque Stelle di una grande città, si è rivelato un buon amministratore ed è stato rieletto, ma da tempo e senza alcuna ragione è stato espulso dal partito Cinque Stelle. Le sindache di Roma e Torino, elette trionfalmente soltanto un anno fa, sono entrambe gravate da avviso di garanzia, per motivi diversi, ma ciò che le accomuna è l'inerzia delle loro giunte, l'inesperienza evidente, l'incapacità di affrontare un'attività complessa com'è quella di governare una grande città, la totale assenza di progetti, di una visione.
Ansima, l'Italia. Un paese che ha il fiato corto.

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