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sabato 27 luglio 2013

RIPIEGO


Mentre tutto sta procedendo per il meglio arriva quella telefonata. In realtà sei tu che hai provocato la chiamata, ma questo è un particolare del tutto irrilevante, ciò che davvero importa sono le conseguenze.
Prima c’è stato un rincorrersi, durato una intera mattinata, senza che mai sia avvenuto l’incontro. Se tale evento si fosse verificato, chissà, tutto il resto avrebbe imboccato una diversa direzione. Ma così non è stato e adesso è inutile recriminare. I rimpianti non consentono di costruire nulla, al più causano distruzione.
Il tono, dall’altra parte, è gioviale, quasi scanzonato così come spensierata e disinvolta è sempre quella persona. Tu ci sei ormai abituato, stai al gioco, ma dopo qualche parola leggera scambiata con noncuranza avviene un’incrinatura. La fenditura, con il trascorrere dei secondi, perché soltanto di brevi frazioni di tempo in fondo si tratta, si allarga sempre di più. Si trasforma in una voragine.
È inutile, quella proposta è proprio inaccettabile. Te la prendi con te stesso, non puoi non farlo, perché per un istante pensi di dire di sì. Un attimo in più di riflessione, invece, per tua buona sorte, ti induce a rispondere di no. Ecco, in questo momento si origina la crisi, perché è vano negarlo, si tratta di vero scompenso, di uno squilibrio che non potrà non avere effetti sul futuro.
D’accordo, l’altra persona ora appare, attraverso la sua voce che all’improvviso perde baldanza, annichilita, poiché si rende conto dei suoi limiti e, non da ultimo, della sua propensione a reiterare gli errori. Quel tipo di sbagli che più feriscono l’animo umano.
E tu, a questo punto, cerchi di non infierire. No, non è proprio il caso di farlo, perché ciò non fa parte della tua indole, sempre attenta a non scalfire la sensibilità altrui.
Tuttavia, sebbene in maniera del tutto inconsapevole, quella parola ti sfugge. Ovviamente ti penti subito, ma tale rammarico appare comunque tardivo: in casi del genere non è mai possibile porre rimedio al danno fatto.
E quando tutto è ormai concluso, quando quel piccolo dramma è andato a compimento, ancora ti ronza per la testa quella parola, quella che hai utilizzato per difenderti e, al contempo, per attaccare: ripiego. Per lei inteso come un rimedio, una soluzione per ovviare a un fastidioso contrattempo, per riempire in qualche modo quello spazio e quel tempo che sono venuti meno. Per te, al contrario, una dolorosa umiliazione, attenuata soltanto dalla considerazione che è possibile, in questo mondo, perdere qualsiasi cosa, rimanere privi di tutto ma non della dignità.


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