Mentre tutto sta
procedendo per il meglio arriva quella telefonata. In realtà sei tu che hai
provocato la chiamata, ma questo è un particolare del tutto irrilevante, ciò
che davvero importa sono le conseguenze.
Prima c’è stato un
rincorrersi, durato una intera mattinata, senza che mai sia avvenuto l’incontro.
Se tale evento si fosse verificato, chissà, tutto il resto avrebbe imboccato
una diversa direzione. Ma così non è stato e adesso è inutile recriminare. I
rimpianti non consentono di costruire nulla, al più causano distruzione.
Il tono, dall’altra
parte, è gioviale, quasi scanzonato così come spensierata e disinvolta è sempre
quella persona. Tu ci sei ormai abituato, stai al gioco, ma dopo qualche parola
leggera scambiata con noncuranza avviene un’incrinatura. La fenditura, con il
trascorrere dei secondi, perché soltanto di brevi frazioni di tempo in fondo si
tratta, si allarga sempre di più. Si trasforma in una voragine.
È inutile, quella
proposta è proprio inaccettabile. Te la prendi con te stesso, non puoi non
farlo, perché per un istante pensi di dire di sì. Un attimo in più di
riflessione, invece, per tua buona sorte, ti induce a rispondere di no. Ecco, in
questo momento si origina la crisi, perché è vano negarlo, si tratta di vero
scompenso, di uno squilibrio che non potrà non avere effetti sul futuro.
D’accordo, l’altra
persona ora appare, attraverso la sua voce che all’improvviso perde baldanza,
annichilita, poiché si rende conto dei suoi limiti e, non da ultimo, della sua
propensione a reiterare gli errori. Quel tipo di sbagli che più feriscono l’animo
umano.
E tu, a questo punto,
cerchi di non infierire. No, non è proprio il caso di farlo, perché ciò non fa
parte della tua indole, sempre attenta a non scalfire la sensibilità altrui.
Tuttavia, sebbene in
maniera del tutto inconsapevole, quella parola ti sfugge. Ovviamente ti penti
subito, ma tale rammarico appare comunque tardivo: in casi del genere non è mai
possibile porre rimedio al danno fatto.
E quando tutto è ormai
concluso, quando quel piccolo dramma è andato a compimento, ancora ti ronza per
la testa quella parola, quella che hai utilizzato per difenderti e, al
contempo, per attaccare: ripiego. Per lei inteso come un rimedio, una soluzione
per ovviare a un fastidioso contrattempo, per riempire in qualche modo quello
spazio e quel tempo che sono venuti meno. Per te, al contrario, una dolorosa
umiliazione, attenuata soltanto dalla considerazione che è possibile, in questo
mondo, perdere qualsiasi cosa, rimanere privi di tutto ma non della dignità.
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