“Gentili signore e
signori, buongiorno.” La voce calda e appassionata di Adriano De Zan proviene
dall’apparecchio televisivo posto su un alto trespolo. A quel richiamo gli
avventori del bar, fino a qualche istante prima moltitudine scomposta e
vociante, si ammutoliscono come d’incanto.
“Venite! Inizia!” grida
qualcuno. E tutti si dirigono verso il televisore, sintonizzato sul Primo Programma
della RAI. Soltanto un giovane, indifferente al trambusto che lo circonda, non
accorre. Si avvicina al juke-box, infila un gettone e seleziona un brano. Le
note veloci di “Samarcanda”, di
Roberto Vecchioni, si diffondono nel locale.
“Spegni quella roba!
Cristo! Non si sente niente!” sbraita Pino, il camionista.
“Non posso ascoltare la
musica?” domanda il ragazzo, con finta ingenuità. “Che cosa c’è di così
importante alla tele?”
Faustino, il
proprietario del bar, allo scopo di prevenire spiacevoli incidenti, si accosta
al giovane e gli bisbiglia qualcosa all’orecchio. Poi smorza il volume del
juke-box fino a che la musica diventa quasi impercettibile. Con gli occhi, si
scusa con il cliente che dapprima si indispone e quindi se ne va, sbattendo la
porta.
Adesso gli avventori
sono ammassati in una piccola sala, quella che contiene il televisore. Tutti
fumano e l’aria è pesante, quasi irrespirabile ma nessuno sembra rendersene
conto. Gli sguardi sono puntati sullo schermo. I commenti si incrociano.
“Guarda i nostri! Sono
quasi tutti davanti!”
“Chi è quello? Il
giovane, dico.”
“È Beppe Saronni. Tira
come un dannato.”
“Non ne ha più,
guardate com’è bianco in faccia. Però ha fatto un buon lavoro, di belgi e di
olandesi ne ha scoppiati parecchi.”
“Speriamo che non
succeda come l’anno scorso.”
“Dov’è Bitossi?”
“Madonna come piove
adesso!”
“Ahi… ahi…”
“Che c’è?”
“È partito, quello con
la maglia bianca!”
“Mi sembra un tedesco.”
“Uno dei nostri gli è
andato dietro!”
“È Moser! Dai Checco!”
“Come ha detto che si
chiama l’altro?”
“Thurau.”
“È forte?”
“Altroché! Quello è
bravo in volata. Fa le Sei Giorni.”
“Francesco, dagli la
purga al crucco!”
“Quei bastardi di
tedeschi rompono le palle dappertutto!”
“Ludovico, non fare il
razzista!”
“Nazista?”
“Badòla! Ho detto
razzista!”
“E cosa c’entra il
razzismo? Me lo vuoi spiegare?”
“Zitti! Quanto manca?”
“Meno di due giri.”
“Ci avete fatto caso?
Non c’è un metro di pianura. Tutta salita e discesa. Che razza di percorso!”
“È durissimo!”
“È per gente con le
palle!”
“Dai Moser! Non
mollare!”
“Robe da matti! C’è di
nuovo il sole!”
“Guardate che asfalto
brutto, è pieno di gobbe.”
“Lì ti rompi il culo!”
“È peggio della Rubé."
“Il vigliacco non
tira.”
“Forse è cotto.”
“Quelli? I tedeschi?
Quelli sono furbi…”
“Merda, l’ultimo giro!
E Moser non riesce a toglierselo dai coglioni!”
“Vedrai che finirà in
volata.”
“Nooo!”
“Ma avete visto ai
bordi della strada? Sembra che ci sia la giungla!”
“Eh! Sono in
Venezuela!”
“Cazzo c’entra? Se
fanno il campionato del mondo sarà ben un paese civile, no?”
“Perché? Se c’è la
giungla non può essere un paese civile?”
“Non lo so. Però era
meglio se lo facevano dalle nostre parti.”
“Sì, ma non in Puglia!
Ti ricordi l’anno passato? Ha portato una sfiga nera!”
“Che avete contro la
Puglia?”
“Ti sta cìtu, nàpuli!”
“Che succede adesso?”
“Moser ha mollato!”
“Merda!”
“Cristo! Ha bucato! E
l’altro non se n’è neppure accorto! Quel mangiapatate è proprio un coglione!”
“Dov’è l’ammiraglia? E
Martini?”
“Quanto manca?”
“Mi sembra meno di
cinque chilometri.”
“Arriva! Arriva!”
“Gli hanno cambiato la
bici!”
“Però! Che velocità!”
“Vai Francesco!”
“L’ha quasi ripreso!”
“Uno sforzo così poi lo
paghi…”
“Guarda che quell’altro
non ne ha più, si è fatto prendere!”
“Sì, e poi lo ciula alla fine!”
“Moser non deve stare
davanti!”
“Mica può fermarsi!”
“È partito!”
“Porca puttana!”
“Vaaai!”
“Non ce la fa a reggere
una volata così lunga…”
“Quello è tosto! È un
montanaro!”
“Ce la fa! Ce la fa!”
“Ha vinto!”
“Campione!”
“Guarda! Terzo
Bitossi!”
“Faustino! Da bere!
Subito! Per tutti!”
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