L’uomo in bicicletta avanza lentamente.
Finalmente non piove più, e adesso è arrivato il momento di darsi da fare. Di
rimediare ai danni del maltempo. Si tratta di un uomo ormai anziano, dal fisico
minuto e in apparenza gracile. In quel corpo però è racchiusa ancora molta
forza. E grande volontà. Indossa una mantella di lana nera e pesanti pantaloni
grigi. E un berretto. Ai piedi porta dei pesanti scarponi. Avanza tenendo il
manubrio con una sola mano. L’altra impugna un badile dal manico molto lungo,
che tiene appoggiato sulla spalla. A un tratto, dietro di sé, sente il rumore
di un motore. Un’auto si sta avvicinando. La strada è stretta, allora l’uomo si
ferma, poggia un piede a terra e si accosta al bordo. Aspetta, paziente. La
pazienza è la formidabile risorsa di quell’omino. La macchina sopraggiunge, ma
non rallenta. Le sue ruote piombano a gran velocità su un’enorme pozza. L’uomo
cerca di sottrarsi ma è comunque investito dagli schizzi di acqua sporca, fangosa.
L’auto si allontana rapidamente. Allora, lo stradino cala la bicicletta nel
fosso che costeggia la carreggiata. Esamina i pantaloni bagnati. Scuote la
testa. Poi afferra il badile a due mani e si dirige con decisione verso la
sponda erbosa del piccolo canale. Conficca l’utensile con energia, aiutandosi
con il piede, in una grossa zolla. Dapprima la ferisce, quindi incunea
l’attrezzo in profondità e la estrae. Fa due passi e poi la getta rivoltata sulla
pozzanghera. Riprende fiato per alcuni istanti e quindi ricomincia il lavoro.
Appiattisce la zolla con la pala, poi vi sale sopra e batte e schiaccia con i
piedi, finché la superficie non appare liscia e compatta. Fa ancora freddo, ma
l’anziano cantoniere sta sudando. Si passa la mano callosa sulla fronte, sollevando
un po’ il berretto. Osserva con aria critica la sua opera e alla fine decide
che è soddisfacente e soprattutto funzionale. Infine, l’uomo recupera la sua
bicicletta, rimette in spalla il badile e prosegue lungo la strada.
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