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martedì 4 giugno 2013

DAL MACELLAIO


“A chi tocca?” domanda il macellaio con la sua voce vellutata.
È sabato mattino e il negozio è colmo di clienti. Si fa avanti una giovane donna bionda e graziosa.
“Alfredo, ci sono io!” dice.
“Che cosa le servo oggi di buono, madamìn?
“Un bel pezzo di bollito. Però mi raccomando, non come quello dell’altra volta che era tutto nervi.”
“Non si preoccupi” risponde il macellaio, incurante dell’appunto. “Una signora così bella deve essere servita bene!”
La moglie, seduta alla cassa, gli lancia un’occhiata torva.
“Allora, a me che sono vecchia e grassa, mi serve male?” lo rimbecca una donna anziana, risentita.
“Stia tranquilla, signora Rosina, lo sa che lei era già la cliente prediletta di mio padre?”
“Suo padre? Ma suo padre buonanima è mancato vent’anni fa! Allora è proprio vero che sono vecchia!” ribatte la donna e poi scoppia in una risata grassa.
A un tratto, proveniente dall’esterno, si sente un rumore. Che diventa sempre più forte. Tutti i clienti si voltano verso la vetrina. E lo vedono. Un trattore, un vecchio e decrepito trattore che si sta avvicinando. Il motore scoppietta e dal tubo di scappamento si sprigiona un fumo denso e nero. Il mezzo agricolo percorre ancora un breve tratto, sul marciapiede, e poi si arresta a un metro dall’ingresso della macelleria.
Il guidatore scende. È un giovane contadino di non più di trent’anni. Alto e grosso. Indossa un pesante giaccone di pelle, sbottonato, dal quale sporge un’enorme pancia. I pantaloni, dal colore indefinito, sono sporchi e allacciati in vita con una corda. Ai piedi, calza degli stivali di gomma incrostati di letame. La testa leonina è incorniciata da lunghi capelli, sui quali galleggia un piccolo cappello di paglia, e da una barba fluente e incolta. Le sue movenze appaiono rallentate, quasi senili.
Lo strano personaggio entra in macelleria. Non saluta. Pare non accorgersi degli altri clienti che, ammutoliti, si scostano al suo passaggio. Punta dritto verso il grande bancone di marmo. Alfredo, il macellaio, lo accoglie con un sorriso nervoso.
“Piersandro! Tutto bene? Hai visto che bravi?” dice strizzando l’occhio ai clienti. “ Ti lasciano passare. Lo sanno che tu hai sempre fretta e sempre tanto da fare!”
L’uomo guarda stupito il macellaio. Non capisce.
“Dammi del filetto” ordina.
“Pronti!” risponde Alfredo, sempre più teso. Si volta, afferra un grosso pezzo di carne e lo appoggia sul piano di marmo. Poi impugna un lungo e affilato coltello.
“Allora, quante fettine ne vuoi? Te le faccio spesse o più sottili?” chiede il negoziante.
Piersandro riflette per un interminabile attimo.
“Prendo tutto. Taglialo in due.”
“Tutto? In due?” farfuglia Alfredo. “Va bene, subito. Faccio subito.”
Il macellaio esegue e incarta la carne. Porge l’involto allo strano individuo che si dirige verso la cassa. Ma sua moglie è sparita. È scappata nel retro. Anche alcune clienti, nel frattempo, sono uscite. Piersandro si blocca di colpo e rimane immobile al centro del negozio.
“Paga pure a me” dice il macellaio.
Il gigante comincia a frugare, prima nel giaccone e poi nei pantaloni. Alla fine, estrae un rotolo di banconote. I soldi sono lerci. Li butta sul bancone.
“Prendi cosa ti serve, io non ho pazienza a contare” dice.
Il macellaio, schifato, comincia a conteggiare il denaro. Nello stesso tempo, pensa che anche questa volta è andata bene. E allora osa.
“Piersandro, era un po’ che non ti vedevo. Da prima di Natale. E l’anno nuovo, l’hai cominciato bene l’anno nuovo?” domanda.
Gli occhi del contadino si accendono. Adesso l’espressione è furba.
“L’ho cominciato stando nel letto!” risponde.
“Ma come? Un ragazzo giovane come te che passa Capodanno stando nel letto?”
Adesso Piersandro sembra finalmente accorgersi delle altre persone, che lo stanno guardando. E si volta.
“L’ho passato nel letto, ma non nel mio!” ed esplode in una raggelante risata.



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