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domenica 21 aprile 2013

RESTAURAZIONE



La riconferma di Giorgio Napolitano al Quirinale ha rappresentato la fine di uno psicodramma collettivo che è durato per tre interi giorni. Se, da un lato, tale evento ha dimostrato ancora una volta il grande spirito di servizio e di sacrificio che anima l’anziano Presidente, dall’altro ha sancito la disastrosa disfatta di quello che era l’unico vero partito presente nel nostro Paese, il Partito Democratico. Il suicidio politico di una intera classe dirigente, e del suo segretario. Tutti esponenti dell’unica forza politica non contaminata da spinte populiste, la speranza di chi ancora nutriva qualche illusione riguardo al cambiamento. In tutto ciò prevale, in ogni caso, una nota stonata. L’essere stati costretti, in ultimo, a ricorrere ancora a Napolitano per porre termine a una situazione che stava assumendo toni drammatici, sancisce la morte della politica, mette fine alle aspettative di rinnovamento e conduce in una direzione tutt’altro che auspicata ma divenuta ormai obbligata.
Continuiamo a ritenere che Pierluigi Bersani sarebbe stato un ottimo Presidente del Consiglio. L’uomo è onesto e capace, tenace e ostinato. Se avesse vinto ampiamente le elezioni, se fosse stato sostenuto da una maggioranza omogenea e coesa, se non fosse stato tradito dai suoi… Tutto questo però non si è verificato, e il segretario è entrato suo malgrado in una zona buia. Sono emerse con crudezza le sue scarse attitudini politiche, i suoi errori sono stati clamorosi, uno dietro l’altro, uno più grave dell’altro. La catastrofe è stata così inevitabile, le sue dimissioni un atto di correttezza, la sua fine politica definitiva. Sono rimaste soltanto le macerie, le rovine dell’Italia.
Silvio Berlusconi, dal canto suo, ha invece trionfato su tutti i fronti. È riuscito a stoppare l’elezione al Colle di Romano Prodi, che sarebbe risultata per lui alquanto indigesta. Parteciperà, pur essendo stato sconfitto alle elezioni politiche, al nuovo governo, e ne detterà in gran parte la linea. Quando si tornerà al voto (tra un anno?) di sicuro vincerà e riuscirà a imporre il nuovo Presidente della Repubblica (lui stesso?) dal momento che il nuovo mandato di Napolitano sarà di sicuro a termine. In grande difficoltà, Berlusconi è stato in pratica resuscitato dai suoi stessi avversari, che hanno perseguito con tenacia e successo il solito incomprensibile autolesionismo.
Anche il Movimento Cinque Stelle risulta alla fine sconfitto. Per un attimo ha vagheggiato di poter imporre il proprio orientamento a tutti gli altri attraverso la proposta e il fermo sostegno della candidatura di Stefano Rodotà (personalità di indiscusso prestigio) ma dimostrando poi l’abituale dilettantismo e l’usuale scarsa elasticità di strategia quando non ha compreso che l’opzione Prodi poteva risultare decisiva e vincente. Grillo comunque sarà ugualmente soddisfatto. I suoi soldatini staranno all’opposizione (vanificando così il voto di milioni di italiani che credevano nel cambiamento) e potranno diligentemente dilettarsi nell’opera di pignoli guardiani. Il fatto è che i controllori, pur diligenti, non contano nulla e non decidono nulla. Tutto ciò lascia ancora più sconcertati.
Siamo di nuovo precipitati nell’incubo. Un brutto sogno che sempre di più corrisponde alla realtà.

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