L’enorme trattore bianco procede lento,
quasi a passo d’uomo, sul campo assolato. Alla guida c’è un
contadino di circa quarant’anni. È a torso nudo, e la sua pelle è molto scura,
bruciata dal sole. Un copricapo di paglia gli ripara la testa dai raggi
infuocati. Il suo naso, spellato sulla punta, è piuttosto pronunciato. L’ombra
della barba vela le sue guance scavate. Ha lo sguardo assorto, concentrato sul
compito che sta assolvendo. Dietro al trattore è attaccata una strana macchina,
collegata a un lungo rimorchio. L’attrezzo, lentamente, sputa sul pianale balle
di fieno compatte e dalla forma regolare. In equilibrio precario sul traino ci
sono due bambini. Anch’essi indossano soltanto un paio di sgualciti
pantaloncini e un cappello dalle larghe falde. Aiutandosi a vicenda, sistemano
in modo ordinato i fagotti di fieno profumato sul cassone. Lo sforzo e la
fatica sono evidenti. I loro giovani corpi sono sudati e impolverati. L’uomo,
ogni tanto, si volta nella loro direzione e ne approva il lavoro con
impercettibili cenni del capo. E i ragazzini, compiaciuti, riprendono la loro
attività con rinnovata lena. Con entusiasmo. Il contadino adesso scruta il
cielo. Le sue narici fremono. Sente qualcosa nell’aria. In lontananza vede
grosse nubi nere che si stanno addensando. Capisce che bisogna fare in fretta
perché sta per arrivare un temporale. La pioggia potrebbe, in modo brutale,
rendere vano l’impegno degli ultimi giorni. Allora accelera leggermente, e
dallo scappamento del potente mezzo fuoriesce un soffio di fumo caliginoso.
Dietro al trattore cammina una donna. Impugna a
due mani, con energia, un lungo rastrello di legno. Raccoglie il fieno che
l’attrezzo agricolo non riesce a incorporare e ne fa piccoli mucchi. Indossa un
leggero vestito di cotone stampato, sbracciato. La donna ha lunghi capelli
castani, raccolti in modo approssimativo sulla nuca. Il suo viso, dai tratti
delicati, è arrossato per il caldo e per la fatica. Anche lei si accorge
dell’acquazzone in arrivo, e i suoi movimenti si fanno più veloci, quasi
frenetici. L’afa aumenta d’intensità. A un tratto, la donna si immobilizza.
Comincia a sbottonarsi il vestito. Lo toglie e rimane in sottoveste.
L’indumento, di colore rosa, è di tessuto molto sottile, trasparente. Sotto, si
intravede l’ombra scura della biancheria. Raccoglie da terra l’attrezzo e
ricomincia il lavoro. Il seno, non più trattenuto dallo stretto abito, oscilla morbido
e sembra volersi liberare e uscire. Le robuste cosce, scottate dal sole, nella
parte superiore sono invece candide, lattee e incontaminate. Il corpo della donna
sprigiona non solo vigore e vitalità, ma anche un’inebriante sensualità.
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