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giovedì 18 aprile 2013

LUGLIO



L’enorme trattore bianco procede lento, quasi a passo d’uomo, sul campo assolato. Alla guida c’è un contadino di circa quarant’anni. È a torso nudo, e la sua pelle è molto scura, bruciata dal sole. Un copricapo di paglia gli ripara la testa dai raggi infuocati. Il suo naso, spellato sulla punta, è piuttosto pronunciato. L’ombra della barba vela le sue guance scavate. Ha lo sguardo assorto, concentrato sul compito che sta assolvendo. Dietro al trattore è attaccata una strana macchina, collegata a un lungo rimorchio. L’attrezzo, lentamente, sputa sul pianale balle di fieno compatte e dalla forma regolare. In equilibrio precario sul traino ci sono due bambini. Anch’essi indossano soltanto un paio di sgualciti pantaloncini e un cappello dalle larghe falde. Aiutandosi a vicenda, sistemano in modo ordinato i fagotti di fieno profumato sul cassone. Lo sforzo e la fatica sono evidenti. I loro giovani corpi sono sudati e impolverati. L’uomo, ogni tanto, si volta nella loro direzione e ne approva il lavoro con impercettibili cenni del capo. E i ragazzini, compiaciuti, riprendono la loro attività con rinnovata lena. Con entusiasmo. Il contadino adesso scruta il cielo. Le sue narici fremono. Sente qualcosa nell’aria. In lontananza vede grosse nubi nere che si stanno addensando. Capisce che bisogna fare in fretta perché sta per arrivare un temporale. La pioggia potrebbe, in modo brutale, rendere vano l’impegno degli ultimi giorni. Allora accelera leggermente, e dallo scappamento del potente mezzo fuoriesce un soffio di fumo caliginoso.
Dietro al trattore cammina una donna. Impugna a due mani, con energia, un lungo rastrello di legno. Raccoglie il fieno che l’attrezzo agricolo non riesce a incorporare e ne fa piccoli mucchi. Indossa un leggero vestito di cotone stampato, sbracciato. La donna ha lunghi capelli castani, raccolti in modo approssimativo sulla nuca. Il suo viso, dai tratti delicati, è arrossato per il caldo e per la fatica. Anche lei si accorge dell’acquazzone in arrivo, e i suoi movimenti si fanno più veloci, quasi frenetici. L’afa aumenta d’intensità. A un tratto, la donna si immobilizza. Comincia a sbottonarsi il vestito. Lo toglie e rimane in sottoveste. L’indumento, di colore rosa, è di tessuto molto sottile, trasparente. Sotto, si intravede l’ombra scura della biancheria. Raccoglie da terra l’attrezzo e ricomincia il lavoro. Il seno, non più trattenuto dallo stretto abito, oscilla morbido e sembra volersi liberare e uscire. Le robuste cosce, scottate dal sole, nella parte superiore sono invece candide, lattee e incontaminate. Il corpo della donna sprigiona non solo vigore e vitalità, ma anche un’inebriante sensualità.  

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