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domenica 28 aprile 2013

GATTOPARDI



Com’era facilmente prevedibile è nato il governo Letta. O meglio, l’esecutivo Letta-Alfano. Anzi, per dirla tutta ha preso avvio il quinto governo Berlusconi. Insomma, tutto è avvenuto all’insegna dell’inciucio. Che brutta parola, questa! Usata ed abusata negli ultimi tempi. Eppure, nella sua povertà estetica, tale termine indica con chiarezza un pasticcio, un imbroglio, un vero e proprio inganno. Sì, perché si tratta di un vero e proprio raggiro perpetrato nei confronti degli elettori. Sia verso gli elettori del Centro-destra, i quali hanno però dimostrato in passato di essere in grado di digerire qualsiasi cosa - l’importante è che il dettato provenga direttamente dal Capo – ma, soprattutto, nei confronti di chi ha votato per il Centrosinistra. È proprio in questo ultimo ambito che la situazione si presenta come assai delicata. Il Partito Democratico, con le sue sciagurate scelte, prima in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, e dopo con l’accordo sul nuovo esecutivo, rischia di pagare un prezzo molto alto. Esiste un concreto pericolo di spaccatura del partito, di scissione dello stesso in più tronconi, anche se i conti saranno regolati per davvero al momento del prossimo e ormai imminente congresso. Il passaggio parlamentare per la concessione della fiducia al governo Letta non costituirà più di tanto terreno di scontro. Al di là della manifestazione di qualche dissenso e di qualche mugugno (Civati in primis) la maggior parte dei coltelli rimarranno nel fodero, in attesa di essere estratti e impugnati al momento opportuno.
Quale giudizio può essere espresso sul nuovo governo? Innanzitutto, la composizione. Tralasciando il fatto che la consistenza numerica appare eccessiva (quando saranno nominati vice-ministri e sottosegretari si arriverà a quasi cento persone) in tempi nei quali sarebbe opportuno dimostrare maggiore sobrietà e snellezza, occorre dire che alcuni nomi sono di sicuro prestigio (Bonino, Saccomanni, Carrozza), altri rappresentano una novità assoluta (Idem, Kyenge), altri ancora non sono altro che la lunga mano di Berlusconi sul governo (Alfano, Lupi, Quagliariello), altri imposti sempre da lui al di là delle loro capacità e competenze (che c’entrano Lorenzin e Di Girolamo con Salute e Politiche Agricole?) mentre invece la compagine del Partito Democratico appare di basso profilo e comunque formata da elementi che possono essere definiti più che altro post-democristiani.
Il vero problema tuttavia non è tanto la composizione del governo, che potenzialmente potrebbe anche fare bene, quanto la maggioranza che lo sostiene. Quella dell’inciucio, appunto. Un qualcosa di improponibile, di impresentabile, contro natura. Una formula che suscita molta amarezza, che intristisce, che annienta tutte le speranze e tutte le illusioni. Che seppellisce in maniera definitiva il sogno del vero cambiamento. Già, il cambiamento. Un’autentica utopia, nel Paese dei Gattopardi.

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