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sabato 14 aprile 2012

PULIZIA!



È diventata la Terrona, la Puttana.
Prima è stata processata in piazza, di fronte a una folla di militanti assetati di giustizia sommaria. Attivisti della Lega che urlavano insulti e brandivano ridicole scope, insulso simbolo di un falso lindore.
L’hanno definita la Nera, la Fattucchiera. È stata gentilmente invitata ad andarsene fuori dai coglioni.
Dopo è stata giudicata dal Consiglio Federale del proprio partito, riunito nel casermone di via Bellerio. La sentenza era già scritta: colpevole. E così è stato, Rosi Mauro è stata espulsa. La sua colpa più grave non è da ricondursi ai loschi maneggi con i fondi del movimento, e neppure al suo ambiguo ruolo di responsabile del Sindacato Padano, un’organizzazione che non esiste, bensì alla disobbedienza. La Mauro si è rifiutata di dimettersi dall’incarico di vicepresidente del Senato. Un ordine impartito direttamente dal Capo, l’adorato Umberto Bossi, che invece il passo delle dimissioni lo aveva affrontato.
Rimarrà per tutti la Badante, il Capro Espiatorio, e non avrà più alcun futuro politico.
Intendiamoci, Rosi Mauro è un personaggio equivoco. Di minimo spessore culturale, incompetente e del tutto inadeguata all’importante incarico che ricopre. Le sue dimissioni, più che un atto di obbedienza nei confronti del partito, dovrebbero essere un atto di decenza rivolto a tutti i cittadini.
Analoga sorte, la messa al bando, è toccata all’altro protagonista delle malversazioni, il fosco tesoriere Belsito, guarda caso pure lui di origini meridionali. Pulizia etnica, innanzitutto.
E pulizia continua a invocare il sornione e doppio Maroni, buon ministro e pessimo dirigente politico, intendendo in realtà epurazioni e regolamenti di conti. Alla fine trionferà lui, e si prenderà ciò che rimane della Lega. A quel punto tutta la polvere sarà stata nascosta sotto al tappeto.
Il vecchio Bossi è finito. Ha fallito, ha perso. Il suo partito-famiglia, nonostante l’alleanza con il partito-azienda di Berlusconi, in tanti anni di governo non è riuscito a realizzare nessuno dei suoi progetti. Il federalismo non c’è, le tasse per i cittadini dell’immaginaria Padania sono aumentate sempre di più. E il suo è stato anche un fallimento personale. Si è dovuto dimettere, ha invocato assurdi complotti; ha dovuto ammettere, a sua discolpa, di essere stato raggirato da alcuni fedelissimi che lui stesso aveva selezionato. É apparso sfinito nel fisico e confuso nelle idee. Un’icona stanca e patetica, fatalmente  imbalsamata nel passato. Tenuto in vita soltanto dai ricordi dei vecchi militanti, quelli più ostinati e più fanatici. Quelli più ottusi e ignoranti. Al vecchio Bossi è stata fatta solo una concessione: quella di salvare il figlio, lo stolto giovane detto Trota, dalla vergogna della radiazione.  
E infine i dirigenti, quelli dentro e quelli fuori dal famigerato Cerchio Magico. Possibile che nessuno di loro sapesse? È credibile che i Calderoli, i Castelli, i Reguzzoni e i Bricolo non conoscessero davvero nulla?  Che non avessero nemmeno intuito qualcosa? Gli intrighi erano talmente tanti e vistosi da rendere inverosimile tale ipotesi. Se invece così fosse, ci troveremmo di fronte non a esponenti politici di primo piano (alcuni di loro addirittura ex-ministri) ma a stupidi patentati.
E il famoso Popolo del Nord? Ingannato, preso a schiaffi, ridicolizzato da una banda di delinquenti con il culto degli agi e del denaro, e non del dio Po. 

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