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sabato 16 luglio 2011

LA DURA LEGGE DEL MERCATO



La maxi-manovra economica (quella che non era necessaria) è stata appena approvata. Si parla di 70, 80 o 90 miliardi di euro spalmati nei prossimi tre anni, in realtà l’effettivo impatto quantitativo nessuno è ancora riuscito a determinarlo con certezza. Quel che invece è sicuro è che l’insieme delle misure – approvate in tutta fretta dal Parlamento in nome di una pelosa coesione nazionale, ma in sostanza dettate dall’estrema emergenza – colpiranno in maniera devastante soprattutto i ceti medi, rendendoli più deboli, e i ceti meno abbienti, rimpolpando in misura consistente la fascia dei nuovi poveri. Avremo così la reintroduzione di pesanti ticket sanitari, la rimodulazione dell’IVA, la rettifica verso il basso di tutte le detrazioni, quelle per lavoro dipendente, per i figli a carico e per gli studi degli stessi e per le loro attività sportive, quelle sui mutui. Diminuiranno le deduzioni per le opere di ristrutturazione e sugli interventi per il risparmio energetico. Tutto ciò provocherà un inevitabile aumento dell’IRPEF, che si abbatterà come un macigno sulle famiglie. La prima immediata conseguenza sarà un’ulteriore riduzione dei consumi, già in fase di contrazione da anni, con l’effetto di rallentare ancor più  - o addirittura di bloccare del tutto – la crescita. Meno consumi, bassa o nulla crescita, nessun investimento.
Naturalmente i costi della politica rimarranno invece gli stessi. E gli sprechi, quelli veri, rimarranno immutati. La casta prosegue l’opera di autoprotezione.
Tutto questo è stato fatto per fronteggiare la speculazione che, come aveva già fatto con paesi come Irlanda, Spagna, Portogallo e soprattutto Grecia, stava minacciando il nostro Paese.
Che cosa si intende esattamente per speculazione? Al di là di fantasiose e irreali raffigurazioni – ciniche e oscure persone in bombetta che manovrano e decidono il destino del mondo – la speculazione non è altro che una delle possibili, automatiche, incontrollabili azioni di quell’entità definita come mercato. Nessuno, quindi, stabilisce a priori l’obiettivo da colpire, la nazione da aggredire, bensì è lo stesso intero mercato che, intuendo attraverso complessi meccanismi di carattere economico-finanaziario e non solo, le difficoltà di questo o quel paese, vi si avventa con il proposito di nutrirsene. Una semplice legge di natura, dalla quale ci si può proteggere attraverso l’istituzione e il consolidamento di una serie di regole condivise (attualmente assai labili) e perseguendo la maggiore stabilità politica possibile, associata alla credibilità e alla autorevolezza della classe di governo.
Riguardo a quest’ultimo aspetto, è opportuno ricordare che il nostro paese era rappresentato, dai politici con responsabilità di governo, non più di alcune settimane fa, come una spensierata barca da diporto veleggiante in un mare calmo e tranquillo. Adesso, all’improvviso, è diventato il Titanic sull’orlo del naufragio. Nel mezzo, tra l’una e l’altra immagine, nessuna spiegazione, e specialmente nessuna ammissione di responsabilità ma soltanto un rassicurante (di nuovo?) “l’Italia è salva!” Può essere, ma per quanto tempo? Sei mesi? Un anno? Due?
È difficile rispondere a questa domanda, soprattutto nel momento in cui al cupo pessimismo degli ultimi tempi pare subentrare un altrettanto fosco senso di rassegnazione.
Sì, forse abbiamo finalmente aperto gli occhi, ma è comunque troppo tardi.
Buon disastro a tutti.

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