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giovedì 28 luglio 2011

PARADISO



Sono morto. È così, ne sono sicuro. Non ho mai creduto in una vita oltre la vita, ho sempre pensato che con la fine dell’esistenza tutto terminasse, invece non è vero. Sono morto, eppure continuo a vivere. Certo, le sensazioni sono diverse. Ad esempio, non chiedetemi se sono giovane o vecchio, perché non saprei rispondere. Né in che luogo mi trovo, dal momento che non lo saprei descrivere. È difficile rappresentare il nulla. Esisto, e basta. Cammino, anzi, mi sposto in questo spazio indefinito, ma attorno a me non c’è niente e nessuno. Mi trovo forse in Paradiso? E chi lo sa com’è veramente il Paradiso? Qualcuno di voi l’ha forse visto? In ogni caso mi sento bene, avvolto da una condizione di pace e beatitudine. Me la godo, per adesso, la assaporo, visto che non ho la più pallida idea di ciò che mi aspetta. In fondo, non sarebbe affatto male continuare così. Se davvero si tratta del Paradiso, vi garantisco che non è per niente male.
A un tratto, però, qualcuno mi sbarra la strada, se di strada si può parlare, naturalmente. Vedendolo di fronte a me sorrido, poiché si tratta di una creatura che ben conosco, che non temo, che non mi spaventa. Piuttosto mi sorprendo quando mi rivolge la parola.
“Sono qui per darti il benvenuto” dice, con gentilezza.
“Dove sono?” domando, d’impulso, perché è questa la mia vera curiosità.
“Non lo sai?”
“No, non lo so. So di essere morto, nient’altro.”
“Hai perfettamente ragione, ma tu non devi chiederti dove sei, bensì come ti senti, allora avrai la risposta.”
“Non mi sono mai sentito così bene. Sono forse in Paradiso?”
Lui ride, una risata gutturale, profonda.
“Visto?” dice, hai indovinato.
“E tu chi sei, allora? Il guardiano?” ribatto, curioso.
“No, assolutamente. Qui non c’è bisogno di guardiani.”
“Un aiutante o qualcosa del genere?” azzardo.
Altra risata. Simpatico, il tipo.
“No, io sono io. Sono tutto. Sono l’unico” dice, misterioso.
Sarà perché mi trovo in Paradiso, o chissà per quale altro motivo, comunque la mia mente si apre all’improvviso e allora comprendo tutto.
“Tu sei Dio!” esclamo.
Stavolta lui non ride, per fortuna, ma si limita ad annuire, solenne.
“Lo sapevo che c’era la fregatura!” dico. “Dunque, devo ancora essere giudicato, e tu stai per farlo, esatto?”
“No, ti sbagli. Tu sei già stato giudicato, tutto è già stato deciso. Tu starai qui con noi, per sempre.”
“Con noi?”
“Certo, dopo vedrai tutti gli altri.”
“Sono stato ritenuto idoneo?”
“Avevi dei dubbi, forse? A tuo riguardo, io non ne ho mai avuti. La tua esistenza è stata positiva.”
“Ho commesso degli sbagli…” accenno, titubante.
“Chi non ne commette? Non temere, si tratta di piccole mancanze, tipiche degli esseri della tua specie.”
Non capisco.
“La mia specie, hai detto? Vuoi dire che qui incontrerò creature di tutte le specie?”
Mi guarda, divertito.
“Ti stupisci? Non lo sai che per me tutte le creature sono uguali?”
“Certo, certo” mi affretto a dire. Non vorrei mai che cambiasse idea nei miei confronti.
Dio scuote il capo, paziente.
“Non mi chiedi nulla?” domanda.
“Eh?”
“Il mio aspetto, non ti sorprende?”
Decido di essere sincero. D’altra parte, lo sono stato per tutta la precedente vita.
“Si, mi stupisce molto. Tuttavia, non osavo domandarlo” dico. “Queste sono le tue sembianze normali? Tu sei un…”
“Sì, lo sono” risponde.
Rifletto.
“Ho sempre pensato che gli esseri umani fossero stati creati a tua immagine e somiglianza” dico.
“Esseri umani? Che cosa c’entrano gli esseri umani? Per me voi siete soltanto alcune delle creature che ho plasmato. E tra loro ci sono pure, come hai detto tu, quelle forgiate a mia immagine e somiglianza.”
“Vuoi forse dire che…”
“Conosci forse creature più perfette? Che danno amore senza chiedere nulla in cambio? Così disinteressate, leali, buone e generose?”
Fingo di pensare un attimo, ma in realtà conosco bene la risposta.
“No, non ne conosco altre” dico infine.
“Esatto. Vedi, io utilizzo quelle creature, quelle simili a me, per mettere alla prova le altre, ma in particolare il genere umano. Chi rispetta e ama la diretta emanazione di Dio, cioè quegli esseri, si guadagna il Paradiso. Tu lo hai sempre fatto, nel corso di tutta la tua esistenza, dando prova di grande bontà, e per tale ragione adesso ti trovi qui. In fondo, è semplice, no?”
Non ho parole. Chi l’avrebbe mai detto? Però mi rendo conto che Dio ha ragione. Dopotutto, come potrebbe non averla?
Lo guardo, dall’alto in basso. Sono commosso, e orgoglioso di me stesso. Seppure in modo inconsapevole, ho superato la prova, e d’ora in poi vivrò sempre tra le delizie del Paradiso.
“Rinnovo il benvenuto e ti saluto” dice Dio. “Mi auguro che ti troverai bene in questo luogo di pace eterna.”
Subito dopo mi porge una zampa, che io stringo, ancora scosso e intenerito.
Poi Dio si allontana agitando la coda.


   

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