Così come lo scultore asporta con pazienza
piccole parti di marmo o di legno per fare emergere una figura, così come il
pittore elimina, poco alla volta, gli spazi bianchi dalla tela e li riempie di
colori, anche lui pensò di dover rinunciare a minute porzioni di se stesso, per
fare affiorare la sua vera e intima essenza di essere umano.
Il processo di privazione fu molto lento e
infinitamente lungo. Decise di iniziare dalle cose più insignificanti, in
apparenza prive di valore. Minuscoli oggetti, dei quali imparò ben presto a
fare a meno.
Da tanti anni portava, appesa al collo,
una catenina d’oro. L’aveva indossata la prima volta quando era ancora un
bambino. La sfilò, e non la mise mai più. Poi fu la volta degli anelli. Le dita
non hanno bisogno di ornamenti, possono esprimere la loro nobiltà anche stando
nude. Per una ragione che, sul momento, non seppe spiegare, tenne soltanto un
impalpabile braccialetto di corda, umile e unico addobbo a circondare il suo
polso sottile.
Chiuse in un cassetto il suo prezioso
orologio, e subito si sentì più leggero. Non per il sollievo dovuto al minore
peso, ma perché provò conforto nell'anima. Non avrebbe più lottato contro il tempo,
entità crudele, temibile avversario in una interminabile battaglia che da
sempre aveva saputo essere persa.
Si concentrò sui suoi gesti, sui suoi
movimenti. Imparò a muoversi in assoluta economia, quasi scivolando, senza
dissipare le energie, distribuendo al meglio le forze. Eliminò quasi tutto. Non
si spostava, semplicemente si materializzava da un luogo all'altro. Almeno,
questa era la sua impressione. E quella degli altri, che dopo un po’ non si
meravigliarono più per tale inusuale capacità.
Alla fine si dedicò alle parole. Da sempre
aveva considerato quanto le parole fossero importanti ma, allo stesso tempo,
pensava anche che fossero sempre troppe. Un impiego eccessivo, un consumo
immotivato, che aveva svuotato le parole del loro contenuto, del loro vero
significato. Erano diventate leggere, senza spessore. Imparò, sebbene con
fatica, ad utilizzarne poche, ma tutte pesanti. Parlava soltanto quando aveva
qualcosa da dire di davvero importante, di significativo. Si rese conto che
poteva stare anche per interi giorni senza aprire bocca. Piuttosto che
pronunciare parole vuote preferiva ascoltare. In tal modo apprese molto. Scartò
il superfluo, ciò che non era necessario, e si accorse che rimaneva ancora
molto.
Togliere, aveva deciso di togliere. E
l’aveva fatto.
Che cosa era rimasto di lui? In verità non
lo sapeva, però era certo, a quel punto, di essere pronto.
Era ormai pronto per qualsiasi cosa.
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