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venerdì 15 luglio 2011

SPECULATORI



La strana creatura era seduta dietro a una grande scrivania e aveva gli occhi incollati allo schermo del computer, sul quale scorrevano in maniera incessante cifre e grafici. Indossava una marsina nera, un po’ logora sui gomiti, e un alto cappello a cilindro. Il suo volto era irsuto; dai lati del naso, color rosa chiaro, partivano lunghi e impalpabili baffetti. Le labbra, sottili, lasciavano intravedere grossi denti gialli. Visto da lontano, pareva un grosso ratto.
“Bene, bene. Ci siamo” mormorò tra sé, con evidente soddisfazione. Subito dopo azionò un campanello.
Dopo alcuni secondi si materializzò nelle stanza un altro individuo. Rispetto al primo era più basso di statura, e anche più magro, con il volto affilato. Aveva uno sguardo astuto e pure lui indossava un abito scuro e l’immancabile cilindro calcato sul capo, che a stento nascondeva le enormi orecchie.
“Sai bene perché ti ho convocato. Inutile negarlo, il massimo esperto riguardo allo Stato che stiamo attualmente monitorando sei tu. Lo hai seguito con attenzione negli ultimi vent’anni, giorno dopo giorno, e sarai di sicuro in grado di rispondere alle mie domande. Naturalmente ho già esaminato la tua relazione, ampia, precisa ed esaustiva, tuttavia vorrei poter chiarire direttamente con te gli ultimi dubbi che ancora mi assillano.”
L’altro non disse nulla. Si limitò ad annuire e ad abbozzare un rispettoso inchino.
“Partiamo, come sempre, dalla situazione economica e finanziaria.”
“Disastrosa, capo.”
“Come?”
“Ho detto che è senza speranza. Il debito pubblico di questo disgraziato Stato corrisponde al venticinque per cento dell’intero indebitamento europeo. Inoltre, non c’è crescita, il PIL ristagna. Tutto è fermo, il sistema industriale, per prima cosa, ma pure tutte le altre attività, dal commercio agli altri servizi, all’agricoltura.”
“Agricoltura? Mi raccomando, risparmiami la barzelletta sulle quote latte. Ormai è vecchia.”
“D’accordo, capo. In effetti la stavo proprio per raccontare, mi ha fermato appena in tempo. E che dire poi della disoccupazione? Sta aumentando a un ritmo entusiasmante. Cinquantenni che perdono il posto lavoro e che non lo ritroveranno mai più, il trenta per cento dei giovani che non ha mai svolto alcuna attività, il numero dei precari, in tutti i settori, in deciso ed eccitante aumento.”
“Ottimo, ottimo.”
“Interi territori della nazione sono controllati dalla criminalità organizzata, che fattura miliardi  e riesce, tramite infiltrazioni, a condizionare le scelte politiche soprattutto a livello locale.”
“Benissimo. Tuttavia quella manovra finanziaria che è stata approvata ci ha reso un po’ inquieti. Si tratta di una cosa seria?”
“Assolutamente no, capo. Possiamo stare tranquilli.”
“È iniqua al punto giusto?”
“Certamente! Colpisce con precisione chirurgica le fasce più deboli, e le impoverisce sempre di più. Tra poco milioni di cittadini potranno essere considerati indigenti. E la cosa più importante, fondamentale direi, è che si tratta di un intervento perfettamente inutile! Tra breve tempo occorrerà intervenire di nuovo. O forse non sarà più necessario…”
“Sono stati abbattuti i costi della politica? Sai, negli ultimi tempi ne hanno parlato molto e noi ci siamo un po’ preoccupati.”
“Appunto, capo. Quando si parla troppo di qualcosa poi non si fa nulla.”
“Perfetto. Come ben sai, operazioni del genere, cioè la riduzione di sprechi, posseggono un alto valore simbolico. I cittadini, di solito, ne rimangono favorevolmente impressionati.”
“Non c’è pericolo, capo.” Il secondo individuo sogghignò, compiaciuto. “I cittadini di cui lei parla sono completamente narcotizzati, incapaci di reagire. Se mi permette, oserei dire che sono dei veri citrulli.”
“Buon per noi. Passiamo ora a valutare il livello di stabilità e di credibilità politica. Sai quanto sia importante questo aspetto; è ciò che ci spinge, in ultima analisi, ad agire oppure a rinunciare. Allora, che cosa mi puoi riferire a tale riguardo?”
L’altro, a queste parole, appoggiò le mani sul ventre, poi cominciò a sussultare sempre di più, si buttò a terra e iniziò a rotolarsi da una parte all’altra dell’ufficio. Infine non riuscì più a trattenere la fragorosa e liberatoria risata.
“Insomma! Un po’ di contegno!”
“Scusi, capo, ma la sua domanda è troppo divertente! Proprio non riesco a resistere…”
E riprese a sghignazzare ancora più forte, senza alzarsi da terra.
“Il Presidente del Consiglio….”
“No! No, per favore no! Non lo nomini o finirò con il farmela addosso dalle risate!”
“Neppure il ministro dell’Economia…”
“Capo, per favore! La smetta o morirò dal ridere!”
“D’accordo, credo di aver capito. Il quadro è piuttosto chiaro però adesso per favore smettila e riacquista la posizione eretta.”
“Chiedo scusa, capo.”
“Scuse accettate.”
“Che facciamo, allora?”
Il primo individuo rifletté un breve istante. Poi annuì.
“Vado?”
“Sì, puoi scatenare l’orda.”
“Non rimarrà più nulla di quello stupido paese.”
“No, non rimarrà più nulla. Finirà spolpato a dovere.”
“Evviva!”



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