Nessuno ormai ha
memoria di quando fu fatta la scelta, e di quella decisione non esiste alcuna
traccia scritta. Noi non lasciamo nessun segno, nessun segno che possa
rimanere. Quel che è sicuro è che, all'epoca, la discussione fu lunga e la
risoluzione finale sofferta. Non tutte le comunità esistenti erano d'accordo,
talune protestarono con forza, difesero le loro idee, alla fine si piegarono a
malincuore a quanto stabilito dalla maggioranza. Da allora la scelta non fu più
messa in discussione.
Si decise di non
sviluppare la scienza e la tecnologia. Eppure ne avremmo avuto così bisogno!
Allora, come adesso, molti di noi muoiono in giovane età, non c'è alcuna
possibilità di curare la gran parte delle malattie. La mancanza di ingegnosità
pesa di meno. Avremmo potuto costruire macchine di ogni tipo, per spostarci,
per alleviare le nostre fatiche, ma non lo abbiamo fatto. Ci piace pensare che,
se ci fossimo applicati, saremmo stati in grado di farlo. Qualcuno, tuttavia,
lo mette in dubbio. Chissà se ha ragione oppure no.
La scelta comportò,
inevitabilmente, l'adozione di una misura che può apparire crudele. Tutto
sarebbe stato inutile senza un rigido controllo delle nascite. È stato messo in
pratica, ha funzionato. Il totale degli individui presenti sul pianeta non
supera mai i due milioni di unità. Non si può andare oltre, sarebbe pericoloso.
Abbiamo rinunciato a
scienza e tecnologia, ma non ad ampliare il pensiero, non ad accrescere lo
studio delle arti. Non si può rinunciare alla bellezza. Si è sviluppata, in
particolare, quella che viene chiamata creatività effimera. Pittori, scultori,
letterati e musicisti producono opere che hanno durata transitoria. Dopo poco
tempo sculture e dipinti svaniscono, la musica è diffusa soltanto nell'aria, le
opere letterarie tramandate oralmente. Della nostra civiltà non deve rimanere
alcuna traccia, perché prima o dopo spariremo, tutto ha un inizio e una fine.
A volte, la sera attorno
al fuoco, i ragazzi rivolgono qualche domanda audace. Chiedono che cosa sarebbe
accaduto se non fosse stata fatta la scelta. Nessuno lo sa, tuttavia i più
anziani azzardano qualche risposta, per cercare di soddisfare l'innata
curiosità degli individui più giovani, che sono pochi e preziosi.
Forse la Terra sarebbe
un Paradiso, dicono, con miliardi di persone a popolarla. Ci sarebbero grandi
insediamenti umani ovunque, la tecnologia e la scienza permetterebbero di fare
qualsiasi cosa, viaggiare a grande velocità, addirittura in cielo e nei mari,
comunicare a distanza, diventare immortali o quasi, essere onnipotenti.
Oppure la Terra sarebbe
un Inferno, aggiungono, i troppi individui esaurirebbero in breve tempo le
riserve del pianeta, lo inquinerebbero fino a renderlo invivibile, finirebbero
con il farsi la guerra, a uccidersi, a distruggere tutto.
Di fronte a queste
ultime parole i giovani spalancano la bocca, increduli, spaventati. Non sanno
cos'è l'inquinamento, che cos'è la violenza, come non lo sa nessuno di noi, ma
ne hanno paura, tutti ne abbiamo terrore. Sono percorso da brividi, mi stringo
nella pelliccia d'orso e mi avvicino al fuoco.
Dio benedica una volta
di più gli uomini saggi che diedero vita alla scelta.
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