La
questione del tempo, invece, mi assilla. Mi tormenta fino a farmi stare male.
Mi sforzo di capire ma non ci riesco. Eppure, si dice, il tempo è la cosa più
semplice che esista. Ricordo quando si attendeva, con ansia, con trepidazione,
che qualcosa accadesse. Che un avvenimento trovasse finalmente compimento. Ma
quando arriva Natale? Ma quando arrivano le vacanze? Ma quando arriva il mio
compleanno? Adesso vorrei che non
accadesse mai nulla. Vorrei che le giornate fossero ininfluenti ma che, allo
stesso tempo, trascorressero lentamente. Che non ci fosse nulla da ricordare,
nessuna memoria da aggiungere al peso di quelle già esistenti. Un fatuo e lento
fluire. Se la concatenazione di fatti
che accompagna le giornate non esistesse il tempo sarebbe beffato. Nel vuoto,
nel nulla, il tempo non ha ragione di essere, di pesare. Invece tutto accade in
fretta, in maniera quasi frenetica. Si annaspa, ma non è possibile aggrapparsi
a nulla. Non rimane neppure il tempo di guardarsi indietro. Si deve per forza
sempre guardare avanti, ma non c'è più niente a cui guardare.
Me
stesso e il tempo, i miei due nemici. Chi dei due riuscirà a prevalere? Chi
scriverà per primo la parola fine?
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