Don
Giovanni è scomparso. Da ieri nessuno lo ha più visto. Questa mattina, quando
io e le mie amiche siamo entrate in chiesa per la messa delle sette, era tutto
buio. Perché non ha avvisato? Abbiamo suonato il campanello della canonica ma
non c'è stata risposta. Sempre più allarmate, siamo andate, quasi in
processione, dal ragionier Airoldi, il responsabile parrocchiale. Siamo state
ricevute dalla moglie, che era ancora in vestaglia anche se erano già le sette
e mezza. Airoldi stava facendo colazione. È stato gentile, ci ha assicurato che
si sarebbe occupato lui della questione. Avrebbe fatto alcune indagini e, se
necessario, sentito la Curia. Ce ne siamo andate, orfane della messa, e siamo tornate
alle nostre case vuote, a sbrigare le solite noiose faccende da zitelle.
Don
Giovanni è con noi da qualche anno. È un bravo prete, abbastanza giovane e
dinamico. Per la nostra parrocchia si è dato molto da fare, anche se non tutti
apprezzano il suo operato. Innanzitutto non ha voluto la perpetua. Mi aiuterete
voi, a turno, ha detto rivolto a me e alle mie amiche. E noi siamo state ben
felici di farlo. Poi ha chiuso l'oratorio. È meglio se i giovani stanno a casa
loro, a dare una mano ai genitori, ha detto. Molti parrocchiani non erano
d'accordo. A me, invece, è sembrata un'ottima decisione. I giovani che si
raccoglievano nelle sale dell'oratorio facevano soltanto chiasso, si
spintonavano, qualcuno di loro addirittura bestemmiava, preso dalla foga durante
i giochi più violenti. Meglio così, adesso le salette sono sempre ordinate e
pulite. Don Giovanni ne ha trasformata una, quella grande, in sala cinema. Ogni
settimana proietta un film, e dopo c'è un dibattito. Tutti film su drogati e
donne maltrattate, che non riesco mai a capire bene. Ma non importa.
Don
Giovanni, fisicamente, è un tipo ordinario. Non è molto alto, ed è di
corporatura normale. Di capelli ne ha pochi, quelli rimasti sono disposti sui
lati del capo. Il viso è tondo, il naso ha una piccola gobba. Porta sempre gli
occhiali da sole, sia di giorno che di notte. Don Giovanni ha un debole per le
donne. E, nonostante il suo aspetto comune, alle donne lui piace molto. Io e le
mie amiche ci siamo subito innamorate di lui. È vero, lui è un poco più giovane
di noi tutte, ma io credo che quando si tratta di sentimenti l'età non conti
nulla. Lo ammetto, tra noi amiche si è sviluppata un po' di competizione per
godere dei favori del parroco. Un confronto che si è svolto con estrema lealtà.
Siamo tutte nella stessa condizione: sole, desiderose di un uomo, mai state
sposate, mai avuta una relazione importante. Vinca la migliore, abbiamo sempre
detto. Poi si è messa di mezzo la vedova Lenzi, quella maledetta. Si è
intromessa e ha subito giocato sporco. Ha approfittato della sua esperienza, di
qualche anno di meno, di un aspetto da tutti (non da me) ritenuto grazioso. E
poi i belletti, i capelli sempre freschi di parrucchiere (il povero marito era
benestante), le sottane un po' troppo corte. Don Giovanni, che in fin dei conti
è un uomo, è caduto nella trappola. Ma io e le mie amiche abbiamo continuato a
sperare. Tutte noi abbiamo qualcosa che la vedova Lenzi non avrà mai: siamo
donne pie, non delle puttane come lei.
Don
Giovanni aveva affidato a me un incarico importante: mantenere l'altare sempre
lucido, per valorizzare le venature del prezioso marmo. Poi, poco tempo fa,
sono entrata in chiesa e l'altare non c'era più. Don Giovanni ha intuito il mio
smarrimento. Mi ha presa sottobraccio e mi ha accompagnata a un banco, quelli
c'erano ancora. Entra acqua in chiesa, mi ha sussurrato il prete. Ho pensato di
vendere l'altare e di fare aggiustare il tetto. Non possiamo permettere che
piova nella Casa del Signore, aveva aggiunto suadente. Ho approvato la sua
scelta. Certo, le spese per la copertura della chiesa dovevano essere davvero
notevoli se Don Giovanni aveva poi dovuto vendere anche gli antichi paramenti
sacri e tutti gli ori della Madonna. Pochi giorni dopo Don Giovanni si era
comprato un'auto nuova. Il paese è composto di tante borgate, tutte distanti
tra loro, mi aveva detto. Un territorio enorme, aveva aggiunto. Come faccio ad
andare da un parrocchiano, in caso di bisogno, se non ho una vettura
affidabile? Aveva ragione. La chiesa poteva aspettare, le persone no. Se non
che quella automobile fiammante era stata vista una sera tardi, nel parcheggio
del cimitero, da un contadino di nome Becchi. La macchina si muoveva avanti e
indietro, eppure aveva il motore spento, aveva riferito il buon uomo. Lui non
ci aveva capito nulla, ma tutti gli altri sì. L'importante era che a bordo con
Don Giovanni non ci fosse quella sciagurata della vedova Lenzi, avevamo subito pensato
io e le mie amiche.
Assorta nei miei pensieri, quasi non sento lo squillo del telefono. Mi asciugo le mani nel grembiule e corro a rispondere. È il ragionier Airoldi, finalmente! Ha chiamato la Curia e ha avuto notizie di Don Giovanni. Dapprima non volevano parlare poi, dopo le insistenze del ragioniere, che in Arcivescovato ha molte conoscenze, si sono sbottonati. Don Giovanni non tornerà più, hanno detto. Pare che il prete sia deciso ad abbandonare l'abito talare. Tutto a causa di una donna, hanno precisato, con la quale il nostro parroco ha intenzione di andare a vivere. Sebbene triste e addolorata, auguro a Don Giovanni tutto il bene possibile, a patto che la signora in questione non sia quella dannata della vedova Lenzi. Se così fosse, per me possono andare entrambi all'Inferno.
Nessun commento:
Posta un commento