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venerdì 9 febbraio 2024

TUTTO BENE, O QUASI (Prima parte)

Il mio è un giornale di merda. Lo penso ma non lo posso dire perché io al giornale ci lavoro. E in redazione sono pure l’ultimo arrivato.

Nascosto dietro lo schermo del computer scorro l’edizione on-line del quotidiano. Fuori dalla crisi? Le solite bugie del governo. Questo è il titolo principale, e ti pareva. Subito dopo uno si aspetterebbe, che so, un articolo sulle guerre in Libia, Siria, Yemen, Ucraina. Oppure qualcosa sulla distensione tra Stati Uniti e Cuba, sui disperati che muoiono affogati attraversando il canale di Sicilia.

E invece no. Alice Scalzi: lato b da urlo! Chi cazzo è Alice Scalzi? L’articolo, cinque righe in tutto e non firmato, è accompagnato da una nutrita serie di immagini, tutte alquanto esplicite. Le scorro pigramente mentre apprendo che la suddetta annovera quale suo unico merito quello di avere partecipato di recente a un reality show in televisione.

"Fortini! Ti vuole il direttore".

Sussulto, alzo appena lo sguardo e intravedo un paio di robuste cosce. Sono quelle della signorina Tozzi, la segretaria del direttore.

La stronza sbircia lo schermo: "Tutti uguali voi uomini. Dei veri porci, sempre a guardare i siti porno".

"Guarda che..." tento di replicare, paonazzo in viso.

"Sbrigati! Alza le chiappe che a quello non piace aspettare".

Senza guardarla in faccia mi alzo, infilo la giacca e vado dal direttore. Busso e, senza aspettare risposta, entro.

Orazi emette un grugnito e poi mi fa cenno di accomodarmi. Il direttore del giornale è un tipo pelato, segaligno, con grosse labbra sempre umide e la erre moscia. Da giovane è stato nei parà: una specie di fascista che ha fatto carriera nella carta stampata grazie a leccate, spinte e calci in culo.

"Hai visto il giornale di oggi?" dice, senza neppure salutare.

"Ho dato un’occhiata all’edizione on-line. Niente da dire, un gran bel culo".

Il rospo strabuzza gli occhi. "Eh? Che stai dicendo".

Credo di avere toppato, allora borbotto qualcosa di incomprensibile.

"L’economia, Fortini. L’economia".

"Certo, direttore. L’economia".

"Bene. Come al solito sono stati diffusi dati falsi. Tutto sta andando di nuovo bene, dicono. E invece sono tutte menzogne! Pura propaganda. Avrai letto l’articolo di Banfoni, che sputtana alla grande quegli spudorati mentitori. Ottimo lavoro, ma non mi basta. Bisogna stare sul pezzo, e domani ho intenzione di rincarare la dose. Bisogna insistere, soltanto ripetendo la gente si ficca in testa i concetti. Dire, ribadire, reiterare, come dice il Grande Capo. E stavolta l’articolo lo scriverai tu".

"Io?"

"Sei laureato in economia, no? Vuoi fare il giornalista, vero?"

"Affermativo a tutte e due le domande" rispondo, sempre più perplesso. È la prima volta che mi si chiede di scrivere qualcosa, finora ho unicamente corretto bozze.

"Bene, e allora qual è il problema?" mi domanda Orazi, che si sta incazzando.

"E Banfoni? Che cosa dirà Banfoni? È lui il giornalista economico".

"Banfoni è già impegnato. Adesso alza il culo, voglio l’articolo per oggi pomeriggio".

"Va bene, direttore. Come vuoi tu".

"Adesso fila che ho da fare". Sempre gentile, il coglione.

Ritorno nel salone. C’è un capannello attorno a Banfoni, proprio lui, che sta intrattenendo i colleghi: "La crisi? Di nuovo sulla crisi? gli ho detto. Ne ho le palle piene della tua crisi! Questa volta l’articolo lo fai scrivere a qualcun altro. E lui ci è rimasto di merda. Era tutto verde, peggio di Hulk. E poi me ne sono andato sbattendo la porta. Basta con queste menate".

Banfoni è scatenato. E tutti lo stanno ad ascoltare e gli danno pacche sulle spalle. La Tozzi ha lo sguardo languido. Adora quel demente mentre lui non la considera neppure di striscio. Ben le sta.

Orazi si è rivolto a me affinché faccia da tappabuchi. Un semplice ripiego. Ma non importa, gli dimostrerò che sono un vero giornalista.

Torno alla mia scrivania ma non mi siedo, afferro un blocco per appunti ed esco, senza che nessuno se ne accorga. Non ho alcuna intenzione di scrivere il pezzo seduto in poltrona, scopiazzando qua e là, facendo copia e incolla. No, io andrò sul campo, come si faceva una volta.

Se vuoi capire davvero che cosa pensa la gente vai al mercato, mi diceva il mio vecchio mèntore Collinelli. Ed è proprio quello che farò.    (SEGUE)

 

 

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