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venerdì 2 febbraio 2024

MA LE GAMBE...


 

Arnoldo era un maniaco. Uno di quelli con una sola fissazione, un'unica ossessione: le donne. 

L'uomo, tuttavia, era un paranoico, per così dire, specializzato. Mi spiego meglio: le persone di sesso maschile che manifestano una smania per le persone di sesso femminile sono una moltitudine, palese o nascosta che sia tale fisima. Quasi sempre, però, la voglia si presenta in maniera generica, vale a dire che è rivolta praticamente a tutte le donne, esistenti o immaginarie che siano. Nondimeno, la mania può essere più specifica. La donna può essere fatta a pezzi, in senso figurato, naturalmente. Abbiamo dunque gli ossessi qualificati, i quali osservano, prediligono, studiano, bramano una sola parte del corpo femminile. C'è l'appassionato del seno, il fanatico dei glutei, il patito delle gambe, e così via. Nulla di nobile in tutto ciò, ma una mania è una mania, affezione che è comunque annoverata tra i disturbi mentali.

Arnaldo era un maniaco delle gambe delle donne. Fin qui, nulla di speciale. Si trattava dunque di uno dei tanti ossessi con fissazione specialistica. Ma la fissazione di Arnaldo andava oltre, la sua era una ulteriore specializzazione: l'uomo, il poveretto, prediligeva esclusivamente le gambe della donne in movimento. Qualsiasi movimento? Assolutamente no.

L'ubbia di Arnaldo era nata in gioventù poi, con il trascorrere degli anni (l'uomo ne aveva più di cinquanta) era stata affinata e di continuo perfezionata. L'idea, se così si può chiamare una fisima così immonda, gli era stata fornita da quello che allora era il suo scrittore preferito, Charles Bukowski, noto scrittore dissoluto e maledetto.

"Una delle più grandi opere d'arte del mondo è una donna con belle gambe che esce dalla macchina". Questa era la frase incriminata dello scrittore americano. Quelle erano le parole che, quasi dall'oggi al domani, avevano contribuito in Arnoldo alla nascita della sporca consapevolezza, alla venuta al mondo della mania che avrebbe condizionato la sua vita, in parte allietandola, in parte rendendola assai dolorosa.

Da quel momento, per tutto il corso della sua esistenza, Arnaldo aveva cercato di mettere a punto delle tecniche che gli consentissero, senza essere scoperto, di osservare ciò che più anelava: un paio di gambe di donna, più o meno belle, più o meno snelle, che uscivano da un'automobile.

Arnaldo, come tanti, trascorreva la maggior parte del suo tempo al lavoro. Otto interminabili ore in ufficio, cinque giorni su sette. E nell'ambiente di lavoro le donne erano davvero tante, mentre di automobili non c'era neppure l'ombra, dunque lo sventurato, per appagare i suoi malsani sensi, doveva attendere il tempo libero.

Con gli anni era giunto alla risoluzione che i luoghi migliori dove appostarsi erano i parcheggi, e in particolare i parcheggi dei supermercati, che erano frequentati soprattutto da donne. Le ore migliori erano quelle mattutine, quando purtroppo lui era al lavoro. Arnaldo tentava di rimediare a questo spiacevole contrattempo trascorrendo tutto il sabato e anche parte della domenica su enormi piazzali di cemento, a volte sotto un sole cocente, altre soffrendo il freddo. Anche tutti i giorni di ferie erano dedicati a soddisfare la sua ossessione. Spesso, nei parcheggi, veniva avvicinato da loschi individui, parcheggiatori abusivi, che lo guardavano in malo modo o lo minacciavano, credendolo un concorrente. Per questo motivo, e anche per non insospettire troppo chi era oggetto delle sue osservazioni, cambiava di continuo i supermercati, spingendosi anche in altre cittadine. A mano a mano che il tempo era trascorso, la fissazione di Arnaldo non era affatto diminuita. Anzi, era addirittura aumentata. L'uomo si era ormai reso conto che avrebbe passato il resto della sua vita cercando di alimentare sempre di più quella sua tremenda fissazione, perché non c'era nella sua vita nulla di meglio di un paio di gambe di donna, belle o brutte, tornite o tozze, che lentamente si scostavano e appoggiavano le estremità sul terreno. Una vera opera d'arte.

 

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