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venerdì 16 febbraio 2024

IL BRIVIDO DELLA SALITA


Mi è sempre piaciuto guidare l'automobile, ma non tra gli ingorghi della città o sulle veloci autostrade, bensì sulle tortuose e tranquille strade di montagna.

Anche oggi percorro questa serpeggiante via alpestre, che dopo più di otto chilometri di curve mi condurrà dapprima a un ameno rifugio e subito dopo alla diga che sbarra la vallata, con il consueto grande piacere.

Ecco, proprio in questo momento inizia la teoria interminabile di ripidi tornanti. La carrozzabile è stretta, ma il fondo stradale è in buone condizioni. Mentre affronto la prima curva percepisco in me una strana inquietudine, che mi allarma. Il mio cuore avverte questa inspiegabile ansia e accelera i battiti.

Rallento. Non è che la strada è troppo stretta? Ma no, ragiono, è sempre la stessa, quella che ho percorso tante volte. Se sopraggiungerà un veicolo dalla direzione contraria, ridurrò la velocità e non avrò problemi a incrociarlo. Affronto l'ennesimo tornante, lentamente, più del solito. Modero la velocità perché ho paura di perdere il controllo della vettura. Attenzione, però. Non devo rallentare troppo, oppure correrò il rischio che l'automobile non riesca ad affrontare la pendenza. Si fermerà, proprio nel mezzo della curva, e inizierà a retrocedere verso il vuoto. È prudente slacciare la cintura di sicurezza, per avere il tempo necessario a balzare fuori? Cerco di ritrovare un po' di lucidità. Se ciò accadesse (e in passato non è mai accaduto!) sarebbe sufficiente premere il pedale del freno, e azionare il dispositivo di stazionamento, e l'auto si bloccherebbe. Certo, a patto che i freni siano in ordine, che funzionino, dice una voce maligna nella mia testa. Di colpo mi accorgo che ampi tratti della strada sono privi di barriere di protezione. Addirittura in prossimità di qualche curva! Possibile che sia stato così anche in passato e non me ne sia mai accorto? Non ci abbia mai fatto caso? La mia fronte si imperla di sudore freddo. Mi sposto il più possibile al centro della carreggiata, perché temo che il vuoto ai miei lati mi possa attirare verso sé. Nei tornanti che virano a sinistra quasi mi appoggio contro la parete di roccia, nell'altro caso invado completamente l'altro senso di marcia. La mia vettura, di cui andavo orgoglioso fino a pochi minuti fa, mi sembra piccola, fragile e sempre più delicata. Con angoscia crescente cerco di percepire il ronzio del motore. A volte mi sembra di non sentirlo, e il panico aumenta a dismisura. Non mi tradire, imploro la macchina con una preghiera silenziosa. Ma l'automobile funziona, continua a fare il proprio dovere. Il guasto è dentro di me. Qualcosa si è rotto, e so che non potrà essere aggiustato da un meccanico. Ancora un tornate, la cui pendenza mi pare impossibile. Una decisione improvvisa, disperata. Freno e striscio contro la parete rocciosa, finché la vettura vi si incastra e si blocca. Slaccio la cintura e spalanco la portiera. Mi catapulto fuori. E scappo.

 

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