Il fucile è sotto il
cuscino. Giulio dorme, ma il suo sonno è quello, molto leggero, di tutti i
bambini la notte di Natale. Infatti un lieve rumore in salone subito lo
sveglia. Giulio si stropiccia gli occhi e guarda l'ora: le undici e quaranta.
Possibile che sia in anticipo? Il bambino si alza e imbraccia il fuciletto ad
aria compressa, quello che gli ha prestato il suo amico Filippo. Di soppiatto,
a piedi scalzi, si avvicina alla porta del salone, che è di poco scostata. Giulio
sbircia attraverso la fessura e vede suo padre. L'uomo indossa una buffa
vestaglia e in mano ha un piccolo pacco. Si guarda attorno, un po' disorientato
per la poca luce, quindi si china e lo appoggia ai piedi dell'albero di Natale.
Delle due l'una, riflette il bambino: o il genitore sta posando un dono per la mamma
oppure, proprio come il suo amico Filippo, non crede all'esistenza di Babbo
Natale e quel regalo è per il suo figliolo. Dopo avere eseguito il suo compito
il padre, sempre muovendosi al buio, si dirige in cucina e beve un bicchiere
d'acqua. Quindi esce dal salone. Giulio, quasi di corsa, ritorna nella sua
cameretta prima di essere sorpreso. Si rimette a letto, ma il sonno non arriva
più. Ormai è quasi mezzanotte, lui potrebbe arrivare da un momento all'altro. E
infatti dopo pochi minuti il bambino sente di nuovo un lieve rumore. Si alza,
imbracciando l'arma che non ha più posato, e torna in salone. Questa volta,
meno prudente di prima, entra. Per prima cosa nota che l'ambiente non è più in
penombra. C'è luce, ma una luce particolare, che lui fino a quel momento non ha
mai visto. I mobili, gli oggetti, tutto risplende come se fosse ricoperto da
una polvere d'oro. Giulio sposta lo sguardo verso il camino, e i suoi occhi si
spalancano per la sorpresa. Vede dapprima spuntare due gambe poi, poco alla
volta, un intero corpo. Babbo Natale si guarda intorno, un po' smarrito, si
spolvera la giubba, si raddrizza il berretto, posa a terra un grosso sacco, quindi
ritrova la sua antica padronanza. Ed è proprio in quell'istante che scorge il
bambino, e il fucile puntato contro la sua pancia.
"Mani in
alto" sussurra Giulio. "Un solo gesto e sei morto".
Babbo Natale, colto
alla sprovvista, ubbidisce.
"Ehi! Ma tu chi
sei? E che cosa vuoi fare? Mi vuoi sparare?" domanda.
"No, non ti voglio
sparare, mi servi vivo. Ma dovrai fare ciò che ti dico" dice Giulio.
"Guarda che quel
fucile lo riconosco" dice Babbo Natale.
"Eh?"
"Certo. L'ho portato
in dono lo scorso Natale a un bambino che abita qui vicino".
"È il mio amico
Filippo".
"Oh, me lo ricordo
bene quel bambino. Sai, io sono contrario a regalare armi ai bambini, perché è
diseducativo, ma devo ammettere che quel tuo amico mi aveva messo davvero in
difficoltà" spiega Babbo Natale, sempre tenendo d'occhio il fucile.
"Cioè?"
"Nella sua lettera
esprimeva un solo desiderio".
"O il fucile o
niente?" dice Giulio.
Babbo Natale ridacchia.
"Esatto. Vedo che
lo conosci bene il tuo amico".
"Filippo è un gran
testone".
"Alla fine, seppure
a malincuore, ho deciso di accontentarlo. Sai, non è possibile che un bambino
non riceva doni a Natale. Tuttavia quest'anno ci sono rimasto male quando da
Filippo non ho ricevuto alcuna lettera. Che cosa è accaduto?"
"Semplice. È
successo che Filippo non crede più a Babbo Natale" dice Giulio.
Sul volto del vecchio
si disegna un'espressione triste.
"Oh, mi
dispiace" dice.
Giulio scruta con
maggiore attenzione l'imponente figura che gli sta di fronte, sotto il tiro del
suo fucile. Nota che la giubba e pantaloni del vecchio sono spiegazzati e
consumati, il loro colore è rosso smorto. Poi osserva il suo viso. Un volto
completamente diverso da quello dei tanti Babbi Natale finti che ha visto per
strada o al centro commerciale nei giorni precedenti. Il bambino non sa spiegarsi
in cosa consista esattamente tale differenza, semplicemente percepisce in lui
una sembianza... vera.
"Scusami"
dice Babbo Natale, cercando di approfittare dell'attimo di smarrimento del
bambino. "Adesso devo proprio andare".
Giulio scuote il capo.
"Non se ne
parla" risponde il bambino. "Devo portare a termine la mia
missione".
Babbo Natale sospira,
rassegnato.
"E in cosa
consiste la tua missione?" domanda.
"Devo dimostrare a
Filippo che si sbaglia".
"E cosa vorresti
fare?"
"Ti devo
trattenere in ostaggio. Dovrò legarti a una sedia e domattina ti mostrerò a
Giulio. A quel punto sarà costretto a credere".
Babbo Natale sospira di
nuovo, poi abbassa le mani e inizia a frugare nel sacco.
"Fermo o
sparo!"
"Non ti
preoccupare, voglio soltanto consegnarti il tuo regalo. Nonostante tutto te lo
meriti".
Il vecchio posa un
grande pacco proprio ai piedi del bambino.
"Grazie" dice
Giulio, emozionato.
"Su, adesso abbassa
il fucile e lasciami andare" dice Babbo Natale.
"Non posso"
dice Giulio, con voce incerta.
"Il mio giro è
ancora molto lungo. Vuoi forse che molti bambini rimangano senza il loro dono?
I bambini poveri, quelli più sfortunati, quelli che durante tutto l'anno non
ricevono mai alcun regalo?"
Giulio scuote il capo
poi, lentamente, abbassa il fucile.
"Sei veramente un
bravo figliolo" dice Babbo Natale, che poi si issa in spalla il sacco.
Ed è in quel momento che
a Giulio viene il lampo di genio. All'improvviso, come sovente capita ai
bambini. Posa a terra il fucile, rovista nella tasca del pigiama ed estrae il
cellulare, regalo di Babbo Natale dell'anno precedente. Con un balzo si
affianca al vecchio, si mette in posa e scatta un selfie. Babbo Natale,
sbigottito da quella fulminea iniziativa, è immortalato in una comica
espressione. La stessa che il giorno di Natale Giulio mostrerà al suo amico
Filippo, quel testone.
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